Alvin Curran al Teatro Palladium di Roma | Recensione

Alvin Curran

Il 5 giugno 2025 si è tenuto, al Teatro Palladium della Fondazione Roma Tre, il concerto-performance di Alvin Curran, dal titolo Endangered Species: un progetto solista in continuo divenire tra elettronica e suoni recuperati dalla realtà.

In occasione dell’evento Suonare la città. Dall’azione all’ecologia dell’ascolto. Giornata di studio, performance, camminata di ascolto, il Teatro Palladium di Roma ha ospitato l’artista internazionale Alvin Curran con il suo concerto-performance Endangered Species. Si tratta di un progetto iniziato nel 1988 con il titolo Electric Rags e che nel corso degli anni si è evoluto, in riferimento ai diversi luoghi e contesti in cui è stato eseguito, oltre che alle possibilità espressive offerte dai continui progressi tecnologici musicali. Il punto di partenza della performance è un repertorio di circa tremila file audio registrati nell’arco di oltre sessant’anni, poi processati da un campionatore midi e suonati con anche un pianoforte a coda.

L’intento è quello di raccontare storie “in un linguaggio inventato pensando a persone, luoghi, canzoni, cose, eventi, macchine, musiche, animali, stanze, cieli, arie e sogni…, a volte senza pensare a nulla. Ogni performance è una nuova storia raccontata in tempo reale, con gli stessi suoni essenziali, […] configurati di volta in volta e in ogni momento con la durata imprevedibile della propria energia creativa”.

Alvin Curran e la sua continua ricerca musicale

Originario del Rhode Island, Alvin Curran è un compositore che dal 1964 risiede in Italia, realizzando musica con l’uso dell’elettronica e di suoni recuperati dalla realtà. Attraverso ciò, ha portato alla nascita di un percorso musicale personalissimo, che si è ispirato alle idee dei minimalisti americani e che ha poi anche influenzato il rock sperimentale italiano. La sua ricerca musicale privilegia, soprattutto, il rapporto con l’ambiente e con i suoni della natura, ma fa anche ricorso agli oggetti comuni, usati come strumenti non convenzionali. È una sonorizzazione spaziale che si è intensificata soprattutto negli anni Ottanta, attraverso installazioni e performance site-specific, come Maritime Rites, con musicisti che si esibivano a bordo di barche (Laghetto di Villa Borghese, 1980), oppure come Conversazioni geologiche (parco dell’Etna, 2007) e Omnia Flumina Roman Dicunt (Terme di Caracalla, 2018).

Suonare la città. Dall’azione all’ecologia dell’ascolto

Il concerto-performance di Alvin Curran è stato l’evento conclusivo di una giornata all’insegna di dialoghi, esibizioni e camminate di ascolto, dal titolo Suonare la città. Dall’azione all’ecologia dell’ascolto. Si tratta di un evento, a cura di Lara Conte e Francesca Gallo, che si inserisce nell’ambito delle attività del progetto di ricerca PRIN PNRR ASE – Art Sound Environment: Towards a New Ecology of Landscape. Un progetto che analizza il rapporto tra arte, suono e paesaggio nelle ricerche artistiche italiane dagli anni Sessanta a oggi, con particolare attenzione a interventi installativi e partecipativi realizzati all’aperto o in luoghi decentrati e marginali della penisola.

Obiettivo principale è stato quello di riprendere la celebre azione di Giuseppe Chiari, Suonare la città: opera elaborata nel corso degli anni Sessanta e focalizzata sulla dimensione acustica come aspetto fondamentale dell’esperienza e della comprensione dello spazio urbano. Qui i rumori di fondo delle nostre città si univano a suoni prodotti o spontanei, predisponendo il pubblico all’ascolto collettivo ed evocando trasformazioni del paesaggio sonoro corrispondenti all’evoluzione della composizione sociale, politica e culturale delle comunità.

Fonte immagini: locandina

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