Canzoni anni ’60, il viaggio verso il Paradiso di un qualsiasi Dante odierno

Ci fu un tempo in cui non esistevano i mezzi e gli effetti di cui si dispone oggi per realizzare i dischi, eppure fu un tempo che mise al mondo stelle che continuano ancora a brillare, illuminando intere generazioni. Perciò ti propongo un viaggio attraverso alcune canzoni anni ’60, all’altezza di sintetizzare l’atmosfera musicale seduttiva di allora.

Vorrei sottrarti all’Inferno per qualche minuto.

Ti porto in Paradiso.

Canzoni anni ’60: una sintesi indimenticabile

Per avere una visione d’insieme dei brani che hanno definito il decennio, ecco una tabella che riassume alcune delle canzoni più iconiche menzionate in questo viaggio musicale.

Canzone / Artista Genere / Anno
Paint It Black / The Rolling Stones Rock Psichedelico / 1966
(Sittin’ on) The Dock of the Bay / Otis Redding Soul, R&B / 1968
Whole Lotta Love / Led Zeppelin Hard Rock / 1969
Je t’aime… moi non plus / Serge Gainsbourg & Jane Birkin Pop, Chanson / 1969
The Sound of Silence / Simon & Garfunkel Folk Rock / 1964
Mi sono innamorato di te / Luigi Tenco Canzone d’autore / 1962

Sessantesima cantica della storia del Novecento (viaggio dall’Inferno per il Paradiso)

Il vecchio Caronte ci fa imbarcare sulla sua barca e, disgustato alla nostra vista, rei di aver prodotto musica orribile, ci scatarra in volto, alternando l’intonazione di una comune canzone dei giorni nostri a una bestemmia, in una sorta di contrappasso.

Nessun’intro. Sound povero e scarno. Zero assoli strumentali. Ritornello/scatarro – strofa /scatarro – ritornello /scatarro. Bestemmia. E ricomincia. Caronte non ha pietà.

Il tratto insieme a lui è una tortura, ma t’invito a mantenere la calma amico/a mio/a, perché siamo arrivati! Salutiamo e ringraziamo il nostro traghettatore, anche perché finalmente gli è passato il raffreddore e i suoi sputacchi presto diventeranno un lontano ricordo. Siamo giunti a destinazione. Li vedi questi schemi rigidi imposti dall’alto? Ti stanno facendo scaldare? La senti questa voglia di lotta? T’invade il bisogno di rivoluzione? Siamo catapultati nell’epoca degli sconvolgimenti sociali, siamo negli anni ‘60.

Tocca a me guidarti. Non immaginarmi “angelicata”, non sono spirituale, non voglio indurti al bene, né alla salvezza eterna. Ho occhi da cerbiatta, basco di lana, caschetto corto e lenti sfumate color oro rosa. Il mio sguardo è seducente.

Dimentica il tuo cane. Dimentica il tuo micio. Il tuo nuovo animale domestico sarà un maialino in terracotta che si nutre di lire, gli anni ’60 gridano al miracolo economico italiano! E, mi raccomando, contraccettivi a portata di mano, gli anni ’60 sono anni di liberalizzazione sessuale. Ehi, qui s’inizia a parlare di “sesso occasionale”, e si fa sul serio! Mettiamo su un po’di musica dell’epoca. Tu ascolta e sniffa questo profumo di libertà.

Le canzoni anni ’60 che hanno fatto la storia

Parigi, 1969. ’69… …69. Il famosissimo brano “Je t’aime… moi non plus” (1969) di Serge Gainsbourg, Arthur Greenslade e Jane Birkin viene pubblicato (udite, udite!) nel ‘69. Messaggio subliminale? Il simbolo del sommo rito sessuale che sopravvive ai giorni nostri e campeggia nei più svariati trattati di ars amatoria, è antico quanto il mondo.

La sua pratica viene in qualche modo reiterata mediante la persuasione ipnotica di questa eccezionale canzone, che ci accoglie con un amplesso culminante in sospiri suadenti. Lei afferma «Ti amo!» E lui risponde «Neanch’io», come se la donna dicesse il vero, presa semplicemente da un palpito di sensualità. Si ha l’impressione di ascoltare una conversazione tra due persone che hanno un vero rapporto sessuale.

Radio e tv bandiscono il capolavoro erotico e il Vaticano lo scomunica, ma vengono venduti ben cinque milioni di dischi. In Italia, la canzone s’intitolerà “Ti amo…ed io di più“, con testo a cura di Claudio Fontana, in arte Daiano, negando totalmente l’ambiguità concettuale dell’originale.

A proposito di 1969 e di canzoni anni ’60, non possiamo non andare incontro ai Led Zeppelin, coloro che hanno introdotto definitivamente l’hard rock nella scena rock del tempo, popolata da gruppi dalla forte contaminazione jazz e blues. Lo senti questo riff di chitarra insistente, urgente e vivo? Ebbene, il 1969 è anche l’anno di “Whole lotta love”, prima hit mondiale della band e traccia di apertura dell’album “Led Zeppelin II”, che nasce nel corso di sei mesi di tour tra Londra, New York, Vancouver e Los Angeles. L’atmosfera si surriscalda grazie alla potenza originale di questa pietra preziosa. Il brano è un concentrato energico e contiene parole di sesso esplicite. Il suo testo irriverente diventa puro inno di libertà e piacere. È aggressivo. È furioso. Ti stordisce. Impossibile sottovalutare l’unicità di questa bomba.

Viene pubblicata una delle canzoni anni’60 più belle di sempre, “(Sittin’ on) The Dock of the Bay” (1968) del re del soul di Memphis, il talento fuori dal comune Otis Redding.

La sua voce inconfondibile è capace di commuoverci oggi come allora e fa male, perché Otis è stato strappato troppo presto alla vita, lasciando un grande vuoto nel mondo della musica. Il brano nasce d’impulso, su una barca nella Baia di Frisco, in California, in un momento in cui il cantante sta cambiando. Lo si nota dall’evidente evoluzione di uno stile narrativo, sempre ribelle e sui generis, passionale e ricco di sfumature, che trasuda un fortissimo desiderio (negato) di serenità.

Inghilterra, 15 aprile 1966. Viene pubblicata “Paint It Black” dei Rolling Stones, che compare come traccia di apertura della versione USA dell’album “Aftermath”, ed è una delle più affascinanti canzoni anni’60. Un brano che nasce da un’improvvisazione di Wyman all’organo, che Charlie Watts comincia ad accompagnare alla batteria e partorita man mano dall’intera band. Una melodia dal rock’n’roll ruvido e il ritmo ossessivo, trascinato dal sitar di Brian Jones e dalla voce di Jagger al primo posto in classifica. La canzone vomita assenza di colore, rabbia, morte e depressione, con una potenza senza paragoni. Il sound psichedelico e inquietante suggerisce che il cuore nero è una condizione da accettare. La versione italiana del brano, “Tutto nero”, è stata adattata da Luciano Beretta e interpretata da Caterina Caselli.

Ma concediamoci anche un salto negli Stati Uniti. Contempliamo un cult della musica internazionale. Una poesia scritta da Paul Simon, inclusa nel suo primo album realizzato insieme ad Art Garfunkel, “Wednesday Morning 3 A.M”. Stiamo parlando di “The sound of Silence” (1964).

È una canzone che parla di parole vuote e persone che esistono senza vivere, parla di profonda, disperata, estrema solitudine, di un silenzio che consuma gli uomini lentamente e inesorabilmente. Godiamo di tre minuti di bellezza autentica che esordisce con il suo inconfondibile arpeggio ed esplode di rara dolcezza, in un mondo che fondamentalmente non è mai cambiato.

Siamo nel 1962. Concluderei il tour con quella che reputo la più bella canzone d’amore di tutti i tempi, un gioiello che spiega proprio come nasce l’amore, dal titolo “Mi sono innamorato di te“.

Mi sono innamorato di te, perché non avevo niente da fare, canta Luigi Tenco. Frase che lui stesso spiega così in un’intervista: In un paese come il nostro dove l’amore gronda convenzione in ogni sua descrizione ufficiale, l’affermazione è suonata come una bestemmia, ma se avessimo tutti un briciolo di coraggio, quanta verità scopriremmo in questa sincera dichiarazione.

L’amore nasce per caso, per un banale innato bisogno di compagnia, ci racconta il cantautore, e poi ci fa perdere il controllo. E ora che avrei mille cose da fare, io sento i miei sogni svanire, ma non so più pensare a nient’altro che a te. L’amore è dolce e bastardo, è maledettamente contradditorio. Luigi Tenco è stato una figura fondamentale della canzone italiana, un autore spietato, romantico e arrabbiato, una personalità dalla spiccata intelligenza e una grande sensibilità.

I generi musicali che hanno definito gli anni ‘60

Il decennio è stato un crocevia di stili e innovazioni. Oltre ai singoli capolavori, è importante riconoscere i movimenti musicali che hanno plasmato quest’epoca.

Beat italiano e la canzone d’autore

In Italia, il beat ha dato voce a una generazione irrequieta con artisti come l’Equipe 84 e Caterina Caselli. Parallelamente, la scuola genovese con Tenco, De André e Paoli ha elevato la canzone a forma d’arte e di denuncia sociale.

Rock, psichedelia e la British Invasion

Dall’Inghilterra, band come The Beatles e i Rolling Stones hanno conquistato il mondo. Il loro sound si è evoluto dal rock ‘n’ roll a forme più complesse e psichedeliche, influenzando tutto ciò che è venuto dopo.

Soul e R&B

Negli Stati Uniti, etichette come la Motown e la Stax hanno prodotto un suono inconfondibile. Artisti come Otis Redding, Aretha Franklin e Marvin Gaye hanno dato voce all’America nera con un’intensità e un’anima che ancora oggi toccano profondamente.

Eccolo lì. Morto. Con un colpo di pistola nella testa. In una stanza dell’Hotel Savoy di Sanremo. Non guardare amico/a, ora ti riporto a casa. No. Non è che se ne vanno sempre i migliori! Se ne vano tutti. Ma quando se ne vanno i migliori ci facciamo più caso. E noi del 2000 lo sappiamo bene, perché artisticamente parlando abbiamo vuoti incolmabili e viviamo l’Inferno.


Fonte immagine: https://pixabay.com/photo-487035/

Articolo aggiornato il: 22/05/2024

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A proposito di Chiara D'Auria

Nata e cresciuta in Basilicata, si laurea in Filologia Moderna presso l’Università Federico II di Napoli. Scrive per abbattere barriere e scoperchiare un universo sottopelle abitato da anime e microcosmi contrastanti: dal borgo lucano scavato nella roccia di una montagna avvolta nel silenzio alle viuzze partenopee strette e caotiche, dove s'intravede il mare. Scrive per respirare a pieni polmoni.

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