Canzoni dei Breaking Benjamin: 4 da ascoltare

Canzoni dei Breaking Benjamin: 4 da ascoltare

I Breaking Benjamin sono un Gruppo musicale statunitense ascrivibile ai generi dell’alternative Rock o dell’alternative Metal, in attività dal 1999, il gruppo ha rilasciato sette album prodotti in studio. La loro musica è nota per contenere elementi molto vicini al Nu Metal dei primi anni ed elementi provenienti dal Post-Grunge e dal Rock alternativo. Nei loro lavori sono influenzati da gruppi come i Pearl Jam, i Nirvana, ma, anche dai Korn, per via delle componenti hip hop presenti nei loro lavori. Ad oggi i membri della band sono cinque: Benjamin Jackson Burnley, come voce e chitarra ritmica, Keith Wallen, Jasen Rauch, Aaron Bruch Shaun Foist. Ma quali sono le loro canzoni dei Breaking Benjamin più famose? Andiamo a scoprirlo insieme!

Ecco le canzoni dei Breaking Benjamin più famose:

1. The Diary Of Jane

Il singolo è stata la prima pubblicazione dell’album Phobia ed è probabilmente la traccia più conosciuta ed amata tra le canzoni dei Breaking Benjamin. Pubblicata nel 2006, ad appena una settimana dalla sua pubblicazione, la canzone era già presente in svariate classifiche musicali in 100 nazioni diverse e poteva essere facilmente ascoltata in radio. La canzone ha diverse versioni, due delle quali si trovano nell’album Phobia. La prima versione, è quella ascoltabile in radio, nonché, quella utilizzata nel video musicale. La seconda versione presenta una maggior forza della parte strumentale e nel profondo urlo del cantante, caratteristiche delle sonorità della band. La terza versione è una versione acustica del brano e si trova, come traccia bonus, all’interno della prima pubblicazione dell’album Phobia.

Un’altra caratteristica tipica delle canzoni dei Breaking Benjamin è il video di questa canzone che fece la sua iniziale comparsa su Yahoo! Music ed in esso, figura una ragazza nei panni di Jane, l’attrice Sarah Mather. Nella clip Jane si sveglia di soprassalto in una vasca da bagno, ne esce e si veste, si specchia e non riesce a vedersi nel riflesso. Allora, la ragazza comincia a cercare specchi in giro per la casa, non riuscendo però a trovarne. Ad un tratto si imbatte in una stanza arredata interamente con specchi, non riuscendo, però, a specchiarsi in nessuno di loro. Il video termina con il cantante, Benjamin, che lascia una rosa all’interno di un diario (il diario di Jane), posto su una lapide, spiegando così il video: Jane si era addormentata ed era affogata nella vasca. Per quanto riguarda il significato del testo, esso può avere tre diverse spiegazioni, la prima, per l’appunto spiegata dal videoclip. Il secondo significato della canzone può essere ricercato nella storia di un ragazzo che ama una ragazza, la quale, non ricambia, mentre lui cerca ostinatamente di conquistarla. Il terzo significato, più generico, vorrebbe vedere nel testo, Jane, come un riferimento generico all’amore a cui molti aspirano senza, però, riuscire a trovare la loro collocazione in una relazione. 

2. I Will Not Bow

Questa è un’altra delle canzoni dei Breaking Benjamin rilasciata nel 2009 e fa parte dell’album Dear Agony ed ha raggiunto la quarantesima posizione, record per il gruppo, nella classifica Billboard Hot 100. Anche in questo caso la canzone è stata pubblicata in più versioni. La versione originale, lunga 3 minuti e 37 secondi, la versione radio, che, non contiene l’urlo della parola Fall, una versione acustica ed un’ultima versione di 3 minuti e 13 secondi utilizzata come colonna sonora nei crediti finali del film di Bruce Willis Il mondo dei replicanti. Il videoclip musicale fu pubblicato su MySpace e mostra parti in cui il vocalist, Benjamin, canta all’interno di un corridoio, il tutto alternato con parti in cui, invece il gruppo canta la canzone insieme e con spezzoni del sopracitato film. Il video è stato girato nel nuovo World Trade Center. Per ciò che riguarda il significato del testo, le interpretazioni possono essere molteplici, si può intendere la canzone come un inno contro le avversità, che cerca di spingere chi è in difficoltà o come un riferimento al di disordine post-traumatico da stress legato alla guerra.

3. Dear Agony

Tradotto in italiano Cara Agonia, un’altra delle canzoni dei Breaking Benjamin è presente come traccia numero 9 nell’omonimo album, pubblicato nel 2009. In un’intervista è stato chiesto a Ben Burnley se la scelta del titolo fosse da ricollegare a qualcosa attraversata in quel momento dal cantante, che, confermò di essere alle prese con un disagio da lui definito debilitante e, che, era riuscito a penetrare anche all’interno di molte tracce dell’omonimo album. Ciò, oltre che nel testo della singola canzone, si riflette nell’intero album, anche nella scelta della copertina, in cui, è raffigurata la radiografia del cervello del cantante, sede delle sue problematiche di salute. Il testo della canzone in sé ci parla di un dolore tale, che al suo posto anche la morte sarebbe preferibile e si concentra su come la vita di una persona possa essere interamente dominata dal dolore. Altro tema trattato nel brano è come, spesso, la fonte del dolore sia dentro di noi e di come sia proprio questo a peggiorare il dolore.

4. So Cold

So Cold è un’altra delle canzoni dei Breaking Benjamin pubblicata nel 2004 come singolo di riferimento per l’album We Are Not Alone. La canzone, scritta da Burnley in un hotel di Manhattan, è inspirata al film 28 giorni dopo. Il video registrato per la canzone ha luogo nel Diciannovesimo secolo e mostra inizialmente un predicatore ai confini di una palude. In una scena successiva il video si sposta su un gruppo di persone che attraversano la palude, uno di questi, è un uomo che viene punito per la sua infedeltà alla moglie, incatenato ad una pietra, che, fatica a trasportare. Verso la fine del video, il gruppo di persone arriva alla palude, dove, incontra il predicatore. Arrivato, l’uomo con la pietra annega. La canzone vanta il maggior numero di settimane consecutive nella classifica rock di Billboard, sessantadue, entrando così di diritto nella lista di canzoni dei Breaking Benjamin più amate.

Fonte immagine di copertina: Wikicommons

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