Coanda: il gruppo musicale pugliese | Intervista

Coanda

Coanda è il nome di un gruppo musicale pugliese nato dalla collaborazione artistica tra i musicisti baresi Marcello Colannino e Toni Dedda e il poeta napoletano, barese di adozione, Cosimo Lamanna. Il progetto Coanda è un incontro tra musica e poesia, da cui scaturisce un’inedita declinazione della tradizionale forma della canzone d’autore, in cui il verso ritrova la musica e la canzone riscopre il suo antico legame con la poesia. Lo scorso 21 marzo i Coanda hanno rilasciato il loro album d’esordio, Le Vite Altrove, un disco che è il racconto delle vite della gente che si incontra, per caso o per destino, da qualche altra parte del mondo. Perché, come i membri del gruppo spiegano, «per incontrarsi bisogna essere tutti altrove, per una comune esigenza o una straordinaria coincidenza».

Abbiamo avuto l’onore di intervistare i Coanda, che ci hanno spiegato come è nato il progetto e qual è l’idea di musica che esprimono nelle loro canzoni.

L’intervista

Il nome del vostro gruppo, Coanda, è ispirato a un effetto della fisica secondo cui i fluidi a contatto con una superficie curva tendono a seguirne il profilo. Perché questa scelta e come è nato il vostro gruppo?

In realtà, questo nome è nato per caso. Quando si crea un progetto musicale che coinvolge più artisti, sorge il problema di battezzarlo con un nome che sia rappresentativo di tutti. Coanda infatti è un acronimo formato dalle lettere iniziali, centrali e finali dei nostri cognomi (Colaninno, Lamanna, Dedda) col quale vogliamo sottolineare lo stretto legame tra ricerca musicale e attenzione alle parole, cifra che caratterizza il nostro lavoro. Ma il nome Coanda richiama anche l’effetto fisico che descrive il movimento dei fluidi a contatto con le superfici solide; in qualche modo anche la nostra musica segue le leggi della fisica, dal momento che il fluido sonoro aderisce alla sostanza delle parole, quasi naturalmente. Nelle nostre composizioni cerchiamo quindi di realizzare una sintesi inedita della tradizionale forma canzone, in cui la parola scritta indossi la veste musicale che le è più calzante.

Le vite altrove è il titolo del vostro disco d’esordio. Da dove nasce l’ispirazione per questo titolo?

Qualche estate fa, abbiamo pensato di presentare un libro di poesie di Cosimo,  unendo alla lettura dei versi un accompagnamento musicale. Eravamo in una splendida masseria della Valle d’Itria e con noi c’erano anche le poetesse Mara Venuto e Marisa Martinez Persico, che poi hanno collaborato alla stesura dei testi del disco. Ci siamo ritrovati tutti insieme, ma tutti altrove rispetto alle nostre vite abituali. Abbiamo pensato che essere altrove è la condizione fondamentale per incontrarsi, raccontare esistenze ed esperienze diverse. Le vite altrove sono il risultato di questo fortunato incontro. Dalle sonorizzazioni si sono poi sviluppate vere e proprie canzoni e dai versi di Cosimo sono nati testi concepiti per il canto oltre che per la lettura.

Come nascono le canzoni dei Coanda e che ruolo ha ognuno di voi nella loro creazione?

Solitamente, tutto parte da Cosimo che propone un’idea di testo su cui lavorare e su cui Marcello imbastisce una prima stesura armonica e melodica. All’occorrenza i testi vengono anche modificati, adattati alle esigenze del canto o della metrica, con un vero e proprio lavoro di squadra. La fase compositiva può scaturire da un’ispirazione immediata, ma può anche essere frutto di un lungo lavoro di rielaborazione. Dare veste musicale a un testo preesistente non è sempre operazione facile, ma è un percorso fatto di riflessioni, ripensamenti, a volte anche di stravolgimenti. Le modalità di composizione sono varie: a volte i musicisti propongono variazioni nel testo, a volte il paroliere suggerisce un andamento ritmico o una suggestione musicale. Il tutto però – ci teniamo a precisarlo – è costruito attorno alla forma della canzone, non è una semplice sonorizzazione di versi poetici. La canzone poi prende forma nello studio di registrazione di Toni, che cura tutti gli arrangiamenti e dà la direzione artistica al progetto.

Che legame avete con la vostra terra d’origine, la Puglia, e quanto influisce sulla musica dei Coanda?

I testi del disco sono spesso costruiti attorno a un dettaglio o una piccola suggestione: una donna che sorride (Quando ridi), le vite degli sconosciuti che rincasano di sera (Le vite altrove), una lettera a un figlio (La vita che volevi), brevi momenti di felicità (Canzone nuda), gli sbagli e i dolori che custodiamo in noi con affetto (Miele da accudire). Però, nei nostri testi trovano spazio anche dettagli della cronaca, come il dramma di Taranto e della sua gente (Immaginare un amore), o riflessioni esistenziali, come il senso di sradicamento di chi lascia la propria terra per rifiorire altrove (Talea). Forse proprio queste due canzoni risentono maggiormente dei legami con la nostra terra d’origine. Da un punto di vista musicale, però, non ci sono influenze di musica popolare o folk, anche se tutti i musicisti che ci hanno accompagnato sono validissimi professionisti della nostra terra: Paolo Romano (basso), Michele Errico (chitarre), Lele Diana (batteria), Giuseppe Todisco (tromba), Leo Gadaleta (archi) e Gaetano Partipilo (sax).

A vostro parere, che importanza riveste la musica nella vita di tutti i giorni?

Tra vita e musica c’è un legame profondo e antichissimo. La musica è un linguaggio universale, capace di comunicare con immediatezza emozioni e stati d’animo: vediamo la vita attraverso la musica, ma anche la musica attraverso la vita. Quello musicale è un linguaggio di condivisione e come tale è ancora il mezzo privilegiato della nostra comunicazione quotidiana e del mondo attuale, rapido e tecnologico: i social, da questo punto di vista, non hanno fatto altro che amplificare la presenza della musica nella vita di tutti i giorni. Oggi si parla del mondo contemporaneo come della civiltà dell’immagine, illuminata dagli schermi dei nostri smartphone, su cui girano a ritmo frenetico video di ogni tipo. Ma provate a immaginare quelle immagini senza musica. Più che una società dell’immagine, ci piace pensare che la nostra sia una società dell’immaginazione e la musica nell’immaginario comune rivestirà sempre un ruolo fondamentale nella vita degli uomini di ogni tempo e di ogni “altrove”.

Fonte immagine in evidenza: Ufficio Stampa

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