I Kino sono forse la band sovietica più amata dai giovani russi. Nelle strade delle città più importanti non di rado si sentono le note del gruppo capeggiato da Viktor Coj reinterpretate da musicisti di strada. Il canto della generazione della perestrojka non è una moda passeggera, legata ai cambiamenti degli anni ’80, ma un grido di libertà puro che non ha tempo.
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L’ascesa della band rock sovietica
Inizialmente la band si chiamava Garin i giperboloidy e aveva una formazione diversa. Gli artisti di San Pietroburgo (allora Leningrado) iniziarono la loro carriera suonando in uno dei luoghi simbolo del rock sovietico, il Leningradskij rok-klub. Si trattava di uno degli ambienti più progressivi della città, dove si riunivano i giovani affascinati dall’arte occidentale: il rock.
Il gruppo Kino ebbe un successo moderato con il primo album 45 (1982), limitato dallo stato di semiclandestinità in cui si trovava il genere rock nell’Unione Sovietica. Un cambio di sound arrivò con il secondo album, Načal’nik Kamčatki, grazie alle sonorità minimaliste del chitarrista Jurij Kasparian. All’album partecipò anche Boris Grebenščikov, leader degli Akvarium, altra band leggendaria.
Il successo crebbe con gli album successivi. La scrittura di Coj era caratterizzata da semplicità poetica e dal rimando alla realtà sovietica del tempo. A canzoni d’amore si alternavano temi più seri, come la guerra nel brano Gruppa krovi (Gruppo sanguigno) o la politica in Mama anarchija (Mamma anarchia). La lirica di Coj si appoggiava a un rock post-punk minimalista che arrivava diretto all’ascoltatore, diventando la colonna sonora della Perestrojka, quel periodo di grandi speranze e cambiamenti sociali.
Album essenziale | Anno e importanza |
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Noč’ (Notte) | 1986 – L’album della svolta che li consacra a livello nazionale |
Gruppa krovi (Gruppo sanguigno) | 1988 – Il capolavoro, con testi potenti e un sound maturo e iconico |
Zvezda po imeni Solnce (Una stella chiamata Sole) | 1989 – Contiene alcune delle loro canzoni più famose e amate |
La morte di Viktor Coj e l’eredità dei Kino
La morte del leader Viktor Coj nel 1990 in un incidente stradale in Lettonia segna la fine dei Kino. Molte voci gridarono al complotto, un modo per soffocare una voce così influente per i giovani dell’Unione Sovietica, ma nessuna prova ha mai supportato questa tesi. La morte di Coj fu un duro colpo per milioni di cittadini sovietici, che il 19 agosto 1990 si riunirono a piangerlo nel cimitero Bogoslovskoe di Leningrado.
Era la fine di un’era: l’Unione Sovietica si sarebbe disgregata di lì a poco. Ma anche con il nuovo sistema politico, le canzoni del gruppo rock Kino restano un grido di speranza per un futuro migliore. Non a caso la loro canzone più rappresentativa si intitola Peremen! (‘Cambiamenti!’) e il ritornello recita:
«Cambiamento, è ciò che bramano i nostri cuori,
Cambiamento, è ciò che bramano i nostri occhi,
Nelle nostre risa e nelle nostre lacrime,
E nel pulsare delle nostre vene.
Cambiamento!
Noi aspettiamo il cambiamento.»
Il muro di Coj: un simbolo che non muore
L’eredità dei Kino è ancora oggi tangibile. Ne è prova il “Muro di Coj” (Стена Цоя), situato nella celebre via Arbat a Mosca. Dopo la sua morte, i fan iniziarono a scrivere messaggi e testi delle canzoni su un muro, trasformandolo in un monumento spontaneo e luogo di pellegrinaggio. Ancora oggi, come documentato da numerose fonti tra cui l’agenzia di stampa russa TASS, il muro è un simbolo potente della memoria collettiva e della continua influenza che Viktor Coj e i Kino esercitano sulle nuove generazioni.
Fonte immagine in evidenza “Kino, la leggendaria band rock sovietica”: Pixabay
Articolo aggiornato il: 12/09/2025