March. pubblica il suo album d’esordio: Intervista

March.
March. (nome d’arte di Marcello Mereu) esordisce con Safe & Unsound, un album di 14 brani interamente cantati in inglese (a parte Un’estate fredda) in cui rabbia, nostalgia ed energia positiva escono dalla sua voce profonda.

Eroica Fenice ha intervistato il cantante… la parola a March.

Ciao Marcello, partiamo dal tuo nome d’arte: March. è semplicemente un diminutivo del tuo nome o cela qualcos’altro?
​Ciao a tutti! March. è in effetti un diminutivo del mio nome, tra l’altro ho diversi amici che mi hanno sempre chiamato March. L’altra ragione è che sono nato il 4 marzo, quindi è un mese a cui sono particolarmente affezionato. Lo so, è anche la data di nascita di grandi cantautori come Lucio Dalla e Umberto Tozzi… È un onore per me!   
Vivi lontano dalla tua patria da tantissimo tempo. Cosa ti manca di più? Pensi che in futuro potresti ritornare a vivere in Italia?
​Sono attaccatissimo all’Italia e ci torno spessissimo per lavoro e per trovare la mia famiglia in Sardegna. Ho passato quasi due terzi della mia vita all’estero, ma mi mancano tantissime cose dell’Italia. Alcune forse un po’ banali come il caffè; senza un buon caffè non vivo. Altre più profonde come il senso dell’umorismo e di auto-ironia che trovo spesso anche fuori (l’avevo ritrovato tantissimo in Inghilterra quando ci abitavo), ma non con altrettanta costanza. E poi mi manca troppo il mare, soprattutto in inverno e in primavera.   
La tua formazione culturale e gli studi di psicologia influenzano in qualche modo la tua musica o corrono su due binari completamente diversi? 
​Sono contento che mi faccia questa domanda, grazie. Per me corrono su binari assolutamente paralleli e a volte proprio sullo stesso binario! Per me i testi di una canzone sono sempre stati importantissimi. Fra i miei autori e cantanti preferiti ci sono Fiona Apple, Depeche Mode e Alanis Morissette che hanno scritto davvero delle opere d’arte dal punto di vista dei testi, combinando la possibilità di parlare di temi profondi con delle melodie e musicalità accattivanti e orecchiabili. Io sono un po’ all’antica da questo punto di vista. Mi piace ascoltare musica leggendo i testi e riflettendo a tute le emozioni che un brano mi può trasmettere. Capire o cercare di capire la psiche umana sarà per me sempre un interesse enorme e una ricerca continua. Riuscire a esprimere anche solo una frazione di questa anche parziale comprensione o ricerca tramite la musica è un vero privilegio.  
Safe & Unsound è il tuo album d’esordio pubblicato con l’etichetta discografica indipendente Cello Label. Il fatto che si tratti di una realtà di origini italiane è stato d’aiuto per la collaborazione?
​Assolutamente. Benché l’album sia interamente in inglese (fatta eccezione per Un’estate Fredda, bonus track e versione italiana del mio prossimo singolo Long Cold Summer), lavorare con tanti italiani ha creato una vera immediatezza nella comunicazione. Non avrei potuto sperare di meglio dal punto di vista umano.  
Nel 2016 c’è stato un caso di omicidio di un nostro connazionale in territorio egiziano che ha avuto un’eco mediatica sorprendente e ha smosso la coscienza e i sentimenti di tutti, e al quale tu hai dedicato una canzone del tuo album:  Hands. La tua scelta deriva da un moto di rabbia e dispiacere per quello che è successo o c’è qualcosa di più?
Le vicende di Giulio mi hanno toccato profondamente. La rabbia e il dispiacere sono state emozioni presenti, soprattutto nei primi mesi che hanno seguito la sua morte. Ho sentito una vicinanza a Giulio Regeni fin dall’inizio: abbiamo entrambi frequentato uno dei Collegi del Mondo Unito (United World Colleges), io a Duino, vicino a Trieste, e lui negli Stati Uniti. La filosofia di queste scuole è l’intesa fra i popoli, la ricerca della pace e della comprensione reciproca in questo pianeta. Sono questi sentimenti che mi hanno motivato e che mi hanno spinto prima a scrivere la canzone e poi a registrarla coi ragazzi del coro attuale del Collegio. Per me la ricerca della verità, che è stato il motore,  che ha spinto e che continua a spingere la  campagna di Amnesty International a riguardo, è ovviamente centrale, come lo è la ricerca della giustizia. In accordo con questa campagna, per me l’odio e la sofferenza non si combattono con le stesse armi, “war breeds war” dice la canzone, la guerra porta guerra. Solo l’impegno quotidiano, il lavoro di tutte le “Mani” umane ci aiuteranno a migliorare le relazioni fra i popoli. Hands è un inno alla pace e alla ricerca continua, instancabile e pacifica della verità; un invito per tutti gli esseri umani ad agire responsabilmente e rispettosamente. Hands è dedicata a Giulio, ma anche a tutte le altre persone che quotidianamente subiscono la tortura da parte di altre persone. Altre persone che hanno perso quest’umanità che ci dovrebbe contraddistinguere… 
Better than you. La musa ispiratrice di questo brano esiste nella realtà o è il frutto di diverse esperienze, non necessariamente personali?
​Esiste, esiste… e respira! Naturalmente non ne rivelerei mai il nome! Tutti i brani sono almeno parzialmente autobiografici. Questo lo è nella sua totalità. Better than you e To be a man, benché trattino di temi molto diversi, sono certamente le canzoni più arrabbiate dell’album, ma tengo a sottolineare che scriverle è stato altamente catartico e cantarle è ogni volta liberatorio. Mi sento sempre meglio e in pace con me stesso dopo averlo fatto. È una terapia che consiglio a tutti!
Tra le canzoni del disco mi ha particolarmente emozionato The one. Qual è il tuo rapporto con questo brano? 
Grazie davvero, è un bellissimo complimento. È un rapporto strettissimo, quasi da genitore. The One è la prima canzone che abbia mai scritto. Si dice che il primo amore non si scorda mai, ma forse una delle ragioni perché è così è anche il fatto che quando finisce si soffre particolarmente. Volevo esprimere quell’amarezza profonda che scaturisce dall’essere lasciati per la prima volta. L’ho scritta col cuore in mano e le lacrime agli occhi e penso che la semplicità del testo e la drammaticità della melodia rispecchino questa tristezza assoluta che si sente quando il cuore si spezza per la prima volta.

A proposito di Claudia Esposito

Per ora ho una laurea in Filologia Moderna, un inizio di precariato nell'insegnamento e tante passioni: la lettura, la scrittura, le serie tv americane, il fitness, il mare, i gatti.

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