10 aprile 1970: i Beatles si sciolgono

10 aprile 1970

Il 10 aprile 1970 i Beatles dichiarano ufficialmente il loro scioglimento; Paul McCartney in particolare, fu colui che annunciò al mondo di non essere più parte della rinomata band.  La notizia sconvolse sicuramente i fan di tutto il mondo, meno che gli stessi membri: John Lennon, George Harrison e Ringo Starr.  

I Beatles: dalle origini al 10 aprile 1970  

I Beatles sono una band formata da Paul McCartney, George Harrison, John Lennon e Ringo Starr, i favolosi quattro la cui storia ha inizio a Liverpool negli anni Cinquanta, quando all’epoca si chiamavano «The Quarrymen». Nel 1960 si diressero ad Amburgo, che è stato il luogo d’origine del look, dagli abiti al taglio di capelli, che entrerà ufficialmente nella storia. Il primo album si intitola My Bonnie: in esso è già evidente come il gruppo non si dotasse di un leader indiscusso, ma semplicemente della volontà di quattro giovani di comunicare, attraverso la musica, un impellente desiderio di vivere una vita basata su regole completamente diverse rispetto al passato. È proprio questo ciò che ha segnato drasticamente la loro carriera.  

I Beatles hanno segnato la storia della musica perché si sono posti come interpreti della loro generazione, così come da innovatori della musica. Di fatti, i loro album non ebbero mai un genere predefinito: dal rock, al pop, alla canzone leggera, alla musica psichedelica, fino ad essere definiti gli inventori della musica beat, per arrivare alla visibilità che tutto questo donò ai giovani, che finalmente sentirono di poter far valere la propria voce. La carriera dei Beatles ha dell’incredibile: prima del loro scioglimento il 10 aprile 1970, sono più di duecento i brani composti , con una media di 30 singoli all’anno, di cui 50 ritenuti degli standard fondamentali per i musicisti di tutto il mondo. Il gruppo ha raggiunto sette hit in contemporanea tra i primi dieci posti delle classifiche ed è oggi giorno un fenomeno di successo talmente grande da essere studiato appositamente in molte organizzazioni ed università. Lo stesso John Lennon, nel 1966 dichiarò «I Beatles sono più famosi di Dio». Essi riuscirono letteralmente a monopolizzare la Billboard Hot 100 single chart, quando si posizionarono al suo interno con cinque brani nelle prime cinque posizioni; in più altri ben sette singoli erano presenti all’interno della classifica e altrettanti due singoli, nati come omaggi alla band, raggiunsero il n.42 con «We Love you Beatles» e n.85 con «A letter to the Beatles.» Evento clamoroso che non si ripeterà mai più.

L’unico gruppo a superare il record stabilito dai Beatles riguardante la vendita di 1 milione di copie vendute negli Stati Uniti è la band sudcoreana BTS, che nel 2020 ha venduto 1,41 milioni di copie con l’album Map of the Soul:7; inoltre quest’ultimo è il gruppo più veloce dai tempi dei Beatles, precisamente in poco più di due anni, ad avere cinque album al numero uno e due contemporaneamente in vetta alle classifiche degli USA. D’altronde è lo stesso Paul McCartney, durante l’apparizione nel podcast Smartless, che ha dichiarato di ascoltare i BTS con grande piacere; egli l’ha esplicitamente definita «la band più popolare del mondo», che sperimenta e intraprende avventure simili a quelle dei Beatles. Egli ha continuato «Lo sanno tutti, ma penso siano assolutamente incredibili. Anche se non posso cantare le loro canzoni, le adoro». L’amore è tuttavia reciproco, perché i BTS hanno reso omaggio ai Beatles durante un’esibizione al Late Show With Stephen Colbert, andando a ricreare il leggendario momento in cui gli ultimi debuttarono ufficialmente negli Stati Uniti: vestiti con abiti neri, camicia bianca e iconica batteria. 

A trent’anni dallo scioglimento del 10 aprile 1970, George Martin, produttore e compositore definito «quinto Beatle», per il suo ruolo nello sviluppo di arrangiamento orchestrale, esecuzione delle parti strumentali e in generale della sonorità del gruppo, produsse un album celebrativo radunando tutti i brani numero uno della band. Esso salì al primo posto in moltissimi Paesi e venne classificato «l’album di maggior successo del nuovo millennio». Ancora, nel 1998, dopo 38 anni dallo scioglimento del 10 aprile 1970, la rivista musicale inglese Mojo ha condotto un sondaggio sugli «Artisti più amati di tutti i tempi», e i Beatles vincono su leggende come Elvis, Frank Sinatra, i Queen ed Elton John. 
 
I Beatles: l’inizio della crisi fino al 10 aprile 1970 

L’annuncio ufficiale riguardante lo scioglimento dei Beatles arriva il 10 aprile 1970, ma esso è il risultato di un lungo periodo di transizioni e dibattiti all’interno del gruppo. È importante sottolineare, infatti, che il primo membro che provò a lasciare la band due anni prima, precisamente nel 1968, fu George Harrison; tentativo che non andò mai in porto grazie alla persuasione dei componenti del gruppo. L’autunno successivo a John Lennon toccò la stessa sorte, ma non prima di stipulare un patto di silenzio tra i quattro del gruppo al fine di permettere il rilascio dell’album Abbey Road nel 1969, così come la continuazione di altri lavori in corso, prima che il primo lasciasse il gruppo. Quest’ultimo disco, così come il White Album del 1968, sono già il risultato di quattro menti creative distanti tra loro. 

L’ultima esibizione dei Beatles fu il Rooftop Concert il 30 gennaio 1969, quando essi colsero di sorpresa la città di Londra dando vita ad un concerto improvvisato sul tetto dell’edificio della propria casa discografica, la Apple Corps. I cosiddetti Fab Four suonarono per 42 minuti nove takes di 5 canzoni prima di essere interrotti dalla polizia che arrivò sul luogo al seguito di reclami dei residenti vicini infastiditi dal rumore della folla radunata per supportarli. 
 
10 aprile 1970: lo scioglimento dei Beatles  

Si arriva così al 10 aprile 1970, con Paul McCartney che dichiara ufficialmente lo scioglimento della band, nonostante le richieste dei suoi amici riguardassero la possibilità di ritardare l’uscita del suo album da solista per evitare la sovrapposizione con il disco del gruppo Let It Be. Egli, tuttavia, rilasciò delle dichiarazioni chiare che in men che non si dica furono pubblicate sulla prima pagina del Daily Mirror di venerdì 10 aprile 1970 con il titolo: Paul lascia i Beatles. Le cause principali alla base di tale accaduto sono prima di tutto il rapporto conflittuale tra Paul e John, dovuto principalmente alla distanza artistica tra i due: uno desideroso di una maggiore sperimentazione, ravvisabile nella volontà di ritornare al sound grezzo e senza artifici tipico degli esordi, e l’altro propenso verso il pop; in secondo luogo, rientrano sicuramente il desiderio di godere di una maggiore libertà di George Harrison i cui pezzi venivano costantemente messi da parte, e l’insofferenza di Ringo, caratterialmente volto a fungere da mediatore e che fu colui che principalmente subì l’atteggiamento opprimente dei suoi membri.  

Inoltre, sono inevitabilmente da aggiungere le questioni legali che subentrarono per il gruppo dopo la morte dello storico manager del gruppo, Brian Epstein. Egli si propose in tale ruolo sin dall’inizio della formazione della band, che prima di lui non si era distinta tra le innumerevoli presenti a Liverpool. Al contrario, grazie al talento di quest’ultimo, e nonostante una mancata esperienza alle spalle, Epstein dimostrò un innato talento nel presentare e promuovere il quartetto in tutto il mondo.  L’addetto stampa del gruppo, Derek Taylor, dichiarò: «non vorrebbero dividersi, ma la spaccatura attuale sembra essere frutto della loro crescita dal momento che hanno ormai stili diversi». È così che risuona l’ultimo brano del gruppo The End, in cui ogni singolo membro ha spazio per un assolo: inizia Ringo con la batteria, segnando l’unico che abbia mai avuto durante tutta la carriera, e poi le chitarre a partire da Paul, George ed infine John. L’ultima frase del brano riassume esaustivamente tutta la vicenda «and in the end the love you take is equal to the love you make» .

La fine della più grand band di tutti i tempi nel 1970 rappresentò una delusione inspiegabile per un’intera generazione, connotando per sempre il 10 aprile; di fatti, CBS News commentò tale avvenimento con «un evento così importante che gli storici potrebbero un giorno vederlo come la pietra miliare nel declino dell’impero britannico». 

Fonte Immagine in evidenza:  Wikipedia

A proposito di Marianna Piroddi

Classe 1998, nata e cresciuta a Napoli. Da sempre amante della scrittura, sento di aver vissuto in più mondi: dalla musica, all’arte, fino ad arrivare al cinema, alle serie tv e ai libri. Tutti estremamente importanti per la realizzazione della mia persona, senza la quale non avrei potuto viaggiare e vivere più vite simultaneamente. Da poco laureata magistrale in Relazioni Internazionali presso l’Università la Sapienza di Roma.

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