Super hits per cuori infranti: tutto l’amore di Spaghetti Casanova

Spaghetti Casanova

Superhits per cuori infranti è il primo album di Spaghetti Casanova, i cui ingredienti sono voce vintage, ritmica con un cuore rockabilly, parole semplici, ironiche, iconicamente imperniate sul tema più universale che si conosce: l’amore. Un ragazzo con alle spalle live su live, esperienze vivide, musica come compagna di esistenza, che racconta in dieci canzoni il vissuto in campo amoroso, esaltando questo sentimento fino alle stelle, poi scaraventandolo negli abissi dell’umorismo dissacrante; un gradiente di emozioni che sottolinea quanto ampio sia lo spettro dell’amore, ciò che i più grandi poeti definivano motore del mondo. Un giusto bilancio tra musica e testi permette di far scorrere l’ascolto dell’album di Spaghetti Casanova molto velocemente, lasciando un retrogusto dei tempi belli in cui la musica era suonata nei club.

Abbiamo intervistato Spaghetti Casanova

Come mai hai scelto di mettere al centro del tuo disco l’amore?

Non l’ho scelto io di parlare soltanto di amore; non per sembrare un Don Giovanni, ma ho avuto le mie relazioni nel corso del tempo, quando finivano io scrivevo delle canzoni. Si sono sommate tra di loro, mi sono reso conto che avevano lo stesso mood a livello sonoro, così ho deciso di metterle insieme in un unico disco, che è Super hits per cuore infranti. È stato quindi un accumularsi di canzoni. Ora sto avendo tempo per scrivere, e per esempio, il tema ricorrente è la morte; sono canzoni, quelle nuove, più introspettive, che raccontano dell’amore per se stessi, i conflitti interiori, i demoni che abbiamo dentro: sono incentrate sulla persona piuttosto che sul sentimento.

Cosa significa per te Super Hits Per Cuori Infranti?

Sono consapevole di non fare musica del mercato attuale, ma Super Hits è un modo per dire questo sono io: questo disco è l’evoluzione naturale del lavoro con i Barabba, il gruppo con cui ho suonato. Lì c’era un condividere idee con gli altri, questo progetto invece è stato più lavoro con me stesso, in cui ho scelto io soltanto come suonasse, cosa ci fosse e cosa no. Sicuramente dei Barabba porto dentro la parte ritmica, l’ironia dei brani; di mio ho aggiunto quello che chiamo romanticismo rock ‘n roll, un romantico ma non morboso, non pesante, con ritmi incalzanti e testi contrastanti con la musica.

Cosa rappresenta la copertina del disco? Com’è nata?

Io sono ossessionato dal porpora, dal viola, ed è stato naturale fosse il colore predominante della copertina. Volevo che venisse rappresentata la discordia dell’amore per eccellenza ovvero Adamo ed Eva, e Manuel mi ha aiutato a realizzarlo, senza mai dimenticare che fosse tutto un po’ retrò.

Hai scelto di realizzare dei videoclip per le tue canzoni utilizzando stralci di film…

Parto dal fatto che l’idea prevalga sul soldo, nel senso, vorrei cercare di fare il massimo con il minimo, e proprio da qui è nata l’idea dei video, anche perché era difficile un video in questo periodo di covid. Quindi mi sono messo nella condizione di lavorare senza uscire di casa, ed ho trovato nel cinema una giusta linea con i brani, dato che i pezzi hanno un’aria vintage. Ho lavorato con Alberto Pezzuti, dietro la realizzazione dei videoclip ci sono ore ed ore di film da visionare, ma lavorare sullo stacco è stato formativo.

Come il Covid-19 ha influenzato la registrazione e l’organizzazione del tuo disco?

Io ero in studio e sono riuscito a registrare chitarra e voci, prima del lockdown, poi il lavoro è stato in stand-by due, tre mesi, quando abbiamo ripreso avevo già tutto in mente, come dovesse suonare e chi dovesse suonare, infatti in dieci giorni l’abbiamo concluso. Il disco non è tutto analogico, ma in principio tromba, sassofono e clarinetto dovevano essere in digitale, ma poi ho trovato dei musicisti che vivono la musica con amore che hanno suonato nel disco.

Come nasce una tua canzone?

Io ho fatto il disco che volevo ascoltare, mi interessava fare un disco così perché paradossalmente non c’è niente di nuovo in Italia. Scrivo prima la musica, poi  per il testo nasce sempre con parole inglesi finte, e poi io lavoro sull’italiano. Prima musica e poi parole; non è sempre così però la maggior parte delle volte.

Chi stimi tra gli artisti del panorama musicale napoletano?

Per quanto riguarda qui a Napoli, sicuramente dico Raffale Giglio e Roberto Guardi, poi la scena a Napoli, è troppo Vesuvio, pizza e mandolino, e gira sempre il folk.

Io voglio essere felice, per fare musica, voglio fare la musica che dico io.

Foto di Spaghetti Casanova

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A proposito di Alessandra Nazzaro

Nata e cresciuta a Napoli, classe 1996, sotto il segno dei Gemelli. Cantautrice, in arte Lena A., appassionata di musica, cinema e teatro. Studia Filologia Moderna all'Università Federico II di Napoli.

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