Wena si racconta: aspettando il nuovo album | Intervista

Wena si racconta: aspettando il nuovo album | Intervista

In attesa del suo nuovo album dal titolo Back to you, l’artista napoletana Wena ci racconta quali tematiche tratta questo album e come si è sviluppato il percorso che l’ha portata alla creazione di questo nuovo lavoro, ricordando tutte le esperienze passate e visualizzando gli obbiettivi futuri.

Intervista a Wena

Salve Wena! Il 27 marzo è stato pubblicato il suo singolo Back to You che anticipa l’omonimo album in uscita il 12 aprile. Possiamo dire che questo lavoro segna un vero e proprio ritorno alle scene dopo il primo album pubblicato nel 2013: cosa è cambiato in questi anni di transizione nella sua arte, in termini di approccio al creare musica in studio?

Ciao, grazie per l’ospitalità. Torno dopo tanto tempo e devo dire che mi sembra di aver vissuto mille vite! In questi anni la mia vita è cambiata molto e questo necessariamente ha portato ad un’evoluzione nel modo di ascoltare e produrre, soprattutto in termini di approccio alla mia musica: anni fa sarebbe stato impossibile scrivere questo disco, non ero affatto pronta a questo sound e ce n’è voluta di esperienza musicale per arrivare ad un lavoro del genere. Sono felicissima di quello che abbiamo creato, non ho mai sentito qualcosa che musicalmente potesse rappresentarmi meglio nonostante sia così distante e differente dal mio percorso artistico. Inoltre, con il passare degli anni, sono diventata una perfezionista e, quasi in maniera maniacale, ho badato ad ogni minimo dettaglio durante la lavorazione di questo album.

Nel corso della sua carriera, Wena ha avuto l’opportunità di maturare un’importante esperienza da corista con Ghemon, e vanti ulteriori collaborazioni con nomi del calibro di Almamegretta, Frankie Hi-nrg, Nicolò Fabi o Clementino: quanto incide positivamente sulla formazione di un’artista che sta tracciando il suo percorso in questo ambiente collaborare con artisti così affermati nel panorama musicale italiano?

Incide tantissimo, con alcuni ho avuto la fortuna di creare un’amicizia fraterna che ho coltivato negli anni, con altri sporadici intrecci musicali che però hanno dato il via alla mia carriera, come nel caso di Frankie Hi-nrg. Nel 2013 ho aperto un concerto di Frankie e, successivamente, lui ed il suo dj (Ferdinando dj Pandai) di ritorno a Milano parlarono di me a Ghemon che cercava una corista: da lì è nata la mia collaborazione con Gianluca, durata poi fino al 2020. Con Gianluca sono stati anni formativi in cui ho imparato il mestiere anche da un punto di vista pragmatico e tecnico, imparando a comunicare ad esempio con le etichette discografiche o a leggere dettagliatamente un contratto. Ho anche appreso come stare sul palco, parlare alle persone e come guardarle negli occhi senza aver paura mai di lasciar trapelare le mie emozioni, imparando dunque a rischiare. Con Raiz e Fausto Mesolella, storico chitarrista della Piccola Orchestra Avion Travel, era come andare a scuola poiché potevo soltanto restare inerme ad ascoltare la magia che ogni volta in studio pian piano prendeva forma: Fausto mi ha portato al concerto del 1° maggio a Roma dove ho cantato davanti a 50 mila persone e provato emozioni impossibili da descrivere!

Il nuovo singolo sembra raccontare uno stato quasi di saggezza che deriva dalla capacità di trasformare una sofferenza amorosa in consapevolezza per ritornare sui propri passi e continuare a vivere: secondo Wena è vero che il dolore aiuta nel maturare come artisti ma anche come persone? Cosa cerca di far arrivare all’ascoltatore attraverso le sonorità ed il testo di questa canzone?

Il brano Back to you è stato scritto in un momento difficile, ero nel bel mezzo di una crisi esistenziale e di coppia, il mondo mi stava crollando addosso perché mi ero resa conto di aver messo la mia vita nelle mani di qualcuno che non riusciva a prendersi cura di sé stesso e di conseguenza di me. La storia si stava sgretolando e il non saper lasciare andare è stata la parte più dolorosa. Da sempre scrivo canzoni o pensieri su ciò che mi accade, è un modo per vedere tutto dall’esterno, ho sempre cantato il mio dolore e farlo mi ha salvato la vita diverse volte. La sofferenza ti lacera l’anima ma ti dà anche la forza per ripartire; dunque, senza quel sentimento provato non sarei la persona che sono oggi, e negli anni ho imparato ad accettarlo e ad accudirlo, trasformandolo in vibrazioni positive quando riesco e non facendomi sovrastare da esso. È proprio questo che vorrei far arrivare all’ascoltatore, suggerendogli attraverso la mia musica come ci si può prendere cura del proprio dolore.

Wena presenterà dunque l’album live al Biko Club di Milano il 13 aprile: può raccontarci qualche esclusiva sul percorso creativo di questo lavoro e darci qualche anticipazione sugli altri singoli o su eventuali featuring nel disco?

Che meraviglia! Questa è la parte che mi diverte di più poiché prediligo il palco rispetto alla dimensione dello studio e, durante i live, mi diverto tantissimo. Lo spettacolo è stato creato nel tempo ma seguendo delle idee ben precise come si fa con un racconto, la scaletta è stata variata diverse volte poiché sono maniacale su questi aspetti ed è fondamentale che chi viene ad ascoltarci si senta immerso e coinvolto in questa storia, trovando il modo di immedesimarsi e sentendosi appagato e soddisfatto alla fine del live. Sul palco con me ci saranno gli amici di sempre ma anche qualche new entry con cui collaboro per la prima volta. Non ci saranno altri singoli, ma usciremo direttamente con l’album il 12 aprile. Nel disco c’è un feat pazzesco con una rapper di New York, Dante Lennon, conosciuta ad un evento l’anno scorso qui a Milano: abbiamo legato molto in quell’occasione ed è nata questa collaborazione su You don’t know my name, la quarta traccia del disco. Lei è stata incredibile e dopo vari ragionamenti e opzioni suggerite dall’etichetta discografica abbiamo deciso che nei live utilizzeremo la sua strofa originale, non facendola ricantare da nessuno. Posso aggiungere infine che il 13 aprile ci sarà una sorpresa che però non voglio svelare; dunque, vi conviene venire per scoprire di cosa si tratta!

Quanto è durata la gestazione di questo album? Da un punto di vista tecnico, è stato un percorso tortuoso che ha richiesto diversi mesi impiegati nel ricercare le idee musicali su come strutturare l’album oppure si è creata una sinergia fin dal principio tra Wena e chi ha collaborato alla creazione del disco ed è stato un processo creativo fluido?

Come anticipavo, questo disco è molto lontano da tutto ciò che ho fatto in precedenza, sia da un punto di vista musicale che da uno anagrafico, siccome anche io in primis come persona mi sono evoluta in questi anni. Ora mi sento per la prima volta davvero me stessa: sono cresciuta emotivamente e questo ha influito molto nella percezione che ho della mia artisticità. Sono pronta a non essere ciò che vorrebbero gli altri e a voler sperimentare (come si vedrà anche nel live), ma per intraprendere questo percorso e raggiungere questo modo di vedere le cose è servito tanto tempo, così come ne è servito per arrivare alla persona che ha prodotto artisticamente con me il disco, ovvero Fabio Visocchi. Tempo per fidarmi e tempo per capire che quello che stava per consegnarmi musicalmente parlando era cucito perfettamente su di me: è stato un percorso tortuoso e a tratti doloroso ma quando si è giunti insieme al traguardo posso dire di non essermi mai sentita così a mio agio e che è stato meraviglioso in tutto e per tutto.

Fonte immagine in evidenza: archivio dell’entourage di Wena.

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