Divina archeologia, la mostra del MANN dedicata a Dante Alighieri

Divina archeologia

Divina archeologia, la mostra del Museo archeologico di Napoli dedicata a Dante Alighieri, il sommo poeta e padre della letteratura italiana.

Divina archeologia è la mostra del Museo archeologico nazionale di Napoli dedicata al “sommo poeta della letteratura italiana”, Dante Alighieri. Si tratta di una mostra  inaugurata il 6 dicembre dello scorso anno (il 2021 è stato l’anno dei 700 anni dalla morte di Dante) e dedicata ai personaggi storici e mitologici della Divina Commedia presenti nelle collezioni del polo culturale, sia tra i reperti esposti che quelli in precedenza nel deposito.

La mostra è stata curata da due eccellenti figure del panorama umanistico locale:  l’archeologa Valentina Cosentino si è occupata delle opere artistiche e manifatturiere da esporre, i reperti del MANN raffiguranti gli eroi mitologici, gli dei dell’Olimpo e i mostri mentre il docente universitario di Filologia italiana dell’Università degli studi di Napoli Federico II, il professore Gennaro Ferrante, ha rivolto la sua attenzione all’esposizione dei versi danteschi e delle pagine di manoscritti della Commedia, miniati da monaci medioevali, dedicati a quei personaggi della mitologia classica o della storia antica. 

Divina Archeologia: anche il Museo archeologico di Napoli celebra Dante Alighieri con la sua mostra

«Nel 2021 il Museo ha voluto partecipare alle celebrazioni dantesche in occasione del 700esimo anno dalla morte del Padre della letteratura italiana, unanimemente riconosciuto come uno dei più grandi poeti dell’umanità. La modalità scelta è quella di agganciare alla Divina Commedia i miti e le figure della classicità di cui è costellata l’opera. Un corposo gruppo di reperti preziosi, tra cui diversi inediti, che realizzano un suggestivo storytelling in cui l’antico, ancora una volta, dialoga con la comunità, con il tempo e con la letteratura, ricordandoci quanto la cultura classica, con i suoi autori e i suoi eroi, accompagni l’umanità perennemente, rivivendo nella soggettività artistica di ogni tempo in infiniti modi che suscitano emozioni sempre nuove e diverse.»

Così il direttore generale politiche culturali e turismo, Rosanna Romano, ha commentato la mostra Divina archeologia sul libretto informativo edito dalla casa editrice Naus. 

Dante Alighieri e quel passato lontano, come il mito è presente nelle pagine della Commedia

La dottoressa Cosentino, archeologa per il museo e curatrice della mostra, ha descritto il rapporto tra il sommo poeta e la ricerca del passato con le seguenti parole:

«In un’era in cui […] la velocità del cambiamento tecnologico e culturale e la percezione stessa dello scorrere del tempo erano molto più lente di quanto non accada oggi, […], l’uomo non riteneva necessario studiare o valorizzare le sopravvivenze del recente passato o interrogarsi su di esse. In pratica, molto semplicemente, ciò che era avvenuto prima non era inteso come passato. Al tempo di Dante, all’inizio del 1300, la società iniziava a considerare l’età romana con sufficiente distacco presente. Le trasformazioni culturali e sociali avevano fatto perdere la sequenza diacronica della storia. I tempi, la società, il modo di vivere erano diventati qualcosa di totalmente altro rispetto al modo di vivere romano, il passato inizia a essere inteso come qualcosa di lontano restando comunque un modello di ispirazione. […] Dante, dunque, vive in un’epoca in cui tutto ciò che è antico viene considerato un tesoro non tanto in funzione di una ricostruzione storica, ma in funzione di una tesaurizzazione. Tutti i timidi tentativi di recupero dei testi sono ben lontani dalla percezione dei manufatti come finestra di conoscenza e approfondimenti aperta sulla cultura classica così come lo erano i testi scritti. Manca, […], a Dante la possibilità di intendere il reperto e l’arte classica come fonte di conoscenza sul mondo antico, come fonte di approfondimento sul mito e sulla storia precedente. L’età di Dante, per quanto il passato inizi a configurarsi come tale, non ricerca e indaga l’antico per ricostruire la storia.»

Il docente Ferrante illustra i legami tra la Commedia dantesca e la mitologia greco-romana 

«Il rapporto con la cultura classica è uno dei temi centrali della poetica dantesca. Benchè la conoscenza che ne ha Dante non si distacchi molto da quella propriamente medievale, e anzi in certi punti, [..] il poeta da prova di una libertà e di un genio senza pari nel confrontare, giudicare ed emulare modelli e concetti tramandati dal mondo antico. Se l’evocazione di scrittori e personaggi della civiltà greca è mediato in Dante esclusivamente da testimonianza latine (Ovidio, Stazio, Cicerone, Seneca, ecc.) il confronto con i classici latini è continuamente sollecitato a garanzia dell’eccellenza della propria produzione letteraria. Essa si esprime infatti prevalentemente in lingua volgare, al suo tempo ancora percepita come letterariamente acerba rispetto al millenario affinamento della letteratura in lingua latina. Nella Vita nuova Dante aveva rivendicato la maestria, sua e di pochi altri contemporanei, nell’uso dell’ornato retorico classico citando Omero (conosciuto indirettamente), Virgilio, Lucano, Orazio e Ovidio.»

Queste le parole del professore Ferrante, coordinatore del progetto Illuminated Dante Project (IDP), un gruppo di ricerca  della Federico II. L’IDP si è occupato di creare un corpus di 277 manoscritti risalenti al XIV-XV secolo e conservati in poli museali, biblioteche e archivi. Lo scopo di tale progetto è la realizzazione di un catalogo dantesco sul portale www.dante.unina.it consultabile tramite computer o smartphone.

Come il MANN ha omaggiato il poeta fiorentino con Divina archeologia

All’ingresso della mostra lo spettatore può ammirare le statue di due personaggi del mondo classico, ossia l’imperatore romano Ottaviano Augusto (celebrato da Dante in Paradiso) e l’eroe greco Diomede (condannato all’Inferno assieme all’amico Ulisse e accusati di frode). Nella prima stanza ci sono i cinque grandi eroi  che Dante cita durante il suo viaggio nell’Aldilà: Enea (esempio di uomo pio per la pietas nonché predecessore di Dante, assieme a San Paolo, nel viaggio ultraterreno), Achille, Ercole, Teseo e Ulisse (il quale, a differenza degli altri, è il protagonista del Canto XXVI dell’Inferno).

In seguito, la sala accanto presenta i mostri mitologici descritti o incontrati nei gironi dell’Inferno dantesco (Caronte, Gerione,  Minotauro, i centauri e le arpie), le divinità citate nei cieli del Paradiso (Marte e Venere) e una sezione con busti di altri personaggi: il senatore romano Bruto (il cesaricida che Dante rappresenta in una delle bocche di Lucifero), i filosofi condannati nel Limbo (il busto dello pseudo-Seneca, Socrate, Democrito e Zenone) e due raffigurazioni di poeti greci, il leggendario Orfeo e il più noto aedo Omero.

Fonte immagine di copertina: Foto di Salvatore Iaconis per Eroica Fenice 

A proposito di Salvatore Iaconis

Laureato in Filologia moderna presso l'Università Federico II di Napoli il 23 febbraio 2024. Sono stato un lettore onnivoro fin da piccolo e un grande appassionato di libri e di letteratura, dai grandi classici letterari ai best-seller recenti, e grande ammiratore dei divulgatori Alberto e Piero Angela. Oltre ad adorare la letteratura, la storia antica e la filosofia, sono appassionato anche di cinema e di arte. Dal 26 gennaio 2021 sono iscritto all'Albo dei Giornalisti continuando a coltivare questo interesse nato negli anni liceali.

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