Per un Terzo Cinema al Modernissimo di Napoli | Intervista

Per un Terzo Cinema al Modernissimo | Intervista

Dal 18 marzo al 7 maggio 2025, il Multicinema Modernissimo di Napoli ospiterà una rassegna dedicata al Terzo Cinema, movimento cinematografico nato negli anni Sessanta e Settanta come risposta alle narrazioni dominanti dell’industria del cinema occidentale. Per la prima volta a Napoli, una selezione di capolavori restaurati provenienti da Africa, America Latina e Medio Oriente sarà accompagnata dagli interventi di critici, docenti ed esperti di cinema e del pensiero decoloniale. Queste opere, caratterizzate da un forte impegno politico e sociale, continuano a stimolare il dibattito su rapporti di potere globali, identità culturale e resistenza. La rassegna Manifesti per un cinema libero curata da Armando Andria e Gina Annunziata è promossa dal Comune di Napoli, Cultura Napoli e organizzata dal Multicinema Modernissimo. Realizzata con il supporto della Cineteca di Bologna e della Scuola di cinema dell’Accademia di Belle Arti di Napoli, si avvale del contributo del World Cinema Project e della collaborazione dell’Università degli Studi di Napoli L’Orientale.

Abbiamo avuto il piacere di intervistare gli organizzatori della rassegna, approfondendo il significato del Terzo Cinema e l’importanza della sua valorizzazione e diffusione.

Qual è stata l’ispirazione dietro l’organizzazione di questa retrospettiva sul Terzo Cinema?

«Esiste un grosso vuoto che riguarda la diffusione in sala di titoli come Gli ingannati, Touki Bouki o Soleil Ô. Sono film che è possibile recuperare su piattaforme o lungo i vari sentieri della rete, Rai 3 all’interno di Fuori Orario negli anni ne ha proposti alcuni, ma se parliamo di visione collettiva in sala si tratta di film la cui circuitazione è limitata a un ristretto giro festivaliero (in Italia Il Cinema Ritrovato di Bologna). Per la nostra città si tratta di fatto di prime visioni. Qualcosa di incredibile se pensiamo alla portata storica di questi film. Ecco, si può dire che siamo partiti da questa urgenza».

Quali criteri avete utilizzato per selezionare i capolavori del Terzo Cinema da restaurare e proiettare?

«Non è stato facile scegliere dal momento che ci siamo trovati davanti un “catalogo” di titoli molto ricco e vario su diversi livelli: aree geopolitiche, momenti storici, esperienze straordinarie. Abbiamo deciso di soffermarci intanto su un’opera seminale sul piano politico ed estetico come L’ora dei forni di Getino e Solanas del 1968, poi ci siamo mossi verso opere che oggi ci sembrano particolarmente in dialogo con questioni “ancora” contemporanee come il desiderio del viaggio e la migrazione, il rapporto con l’Occidente, il razzismo, una certa rappresentazione del femminile in Iran».

Come pensate che il restauro abbia contribuito a migliorare l’esperienza visiva e la comprensione di questi film da parte del pubblico moderno?

«Il progetto nasce anche da una collaborazione con la Cineteca di Bologna, che con il laboratorio L’Immagine Ritrovata rappresenta un’eccellenza nel mondo del restauro cinematografico. Cecilia Cenciarelli, che ha aperto con noi la rassegna presentando il restauro de Gli ingannati di Tewfik Saleh, ha raccontato al pubblico cosa significano queste operazioni di recupero su un piano materiale ma anche culturale e politico. Vuol dire molto spesso intraprendere un viaggio complesso che deve fare i conti con leggi, divieti, censure. Portare l’attenzione su tutto questo ci è sembrata un’occasione per rendere il pubblico ancora più consapevole dell’esperienza della visione».

Che importanza ha il Terzo Cinema nel contesto cinematografico contemporaneo, e perché è fondamentale riscoprirlo oggi?

«Molte delle questioni politiche, culturali e sociali che hanno dato origine al Terzo Cinema sono ancora in essere nello scenario geopolitico contemporaneo. La Palestina è un esempio su tutti. Ma purtroppo non solo, pensiamo alla politica di Trump anche nei confronti dell’America Latina. Crediamo che questi titoli e questi autori che portano all’attenzione un’idea di cinema diversa possano, in qualche modo, fare scuola oggi. In città ci sono molti giovani che studiano e si formano per realizzare film: conoscere queste esperienze militanti che hanno pensato e realizzato immagini in movimento con scarsi mezzi, fuori da un vero sistema produttivo, sfidando condizioni critiche, ostacoli produttivi e legislativi con un’eccezionale libertà, può attivare in loro un motore di creatività che contribuisca a leggere e interpretare il presente. In qualche modo ce lo auguriamo».

Secondo voi, quali sono gli elementi che distinguono il Terzo Cinema dagli altri movimenti cinematografici? Come lo descrivereste con le vostre parole?

«Il Terzo Cinema non è un movimento organico. L’espressione “Terzo Cinema” raccoglie esperienze anche molto diverse tra loro (come spesso accade nella storia della cultura) che in quegli anni cruciali, tra la fine dei Sessanta e la prima metà dei Settanta, si muovono con forza in aree del pianeta segnate da sottosviluppo economico, marginalizzazione, sfruttamento, violenza statuale e privata; dalle molteplici forme di colonialismo succedutesi. Nelle opere del Terzo Cinema, in forme appunto diverse, assistiamo a un’emersione del potenziale militante del cinema e dei processi di decolonizzazione in atto in quegli anni: nella coscienza politica come nel gesto artistico. In questi film lo spirito della lotta di liberazione va di pari passo con la lotta estetica, la provocazione sul piano politico è tutt’uno con l’innovazione di stile e di linguaggio».

In che modo credete che il Terzo Cinema abbia influenzato il cinema contemporaneo, se lo ha fatto?

«I riferimenti teorici e filosofici del Terzo Cinema – su tutti Frantz Fanon a cui, nel centenario della nascita, questa rassegna, attraverso il sottotitolo “I dannati della terra”, è in qualche modo dedicata e a cui hanno guardato Getino e Solanas citandolo ampiamente ne L’ora dei forni – sono oggi molto presenti nel dibattito culturale decoloniale e nella ricerca artistica. Si pensi a Mati Diop che ha vinto con Dahomey l’Orso d’Oro a Berlino nel 2024 o al cinema di Ala Eddine Slim, regista tunisino che con Agora chiuderà la rassegna il 6 maggio».

Quali reazioni vi aspettate dal pubblico di Napoli riguardo questa iniziativa?

«Napoli è una città fortemente interculturale, con tante comunità straniere radicate nel tessuto cittadino e partecipi della vita culturale, quindi naturalmente attratte dalla possibilità di fruire di film, di cinematografie che di solito non trovano spazio in sala. È anche, in generale, una città con una grande passione per il cinema, una passione che va continuamente nutrita, sostenuta. Negli ultimi anni le iniziative cinematografiche più avanzate e interessanti hanno sempre trovato una risposta significativa del pubblico, soprattutto dei giovani. Dai primi due appuntamenti della rassegna, entrambi partecipatissimi, abbiamo la conferma di questa tendenza».

Chi sono stati i principali partner o collaboratori per rendere possibile questa rassegna? Qual è stato il loro contributo?

«La rassegna è un’iniziativa di Italian International Cinema, che gestisce il Cinema Modernissimo, ed è sostenuta dal Comune di Napoli nell’ambito del progetto Cohousing Cinema Napoli. Partner fondamentale è la Cineteca di Bologna, che attraverso il laboratorio L’Immagine Ritrovata è parte del World Cinema Project, creato da Martin Scorsese nel 2007 in seno a The Film Foundation proprio per realizzare restauri di film come di Touki Bouki o Gharibeh va meh. La rassegna vanta inoltre il supporto della Scuola di cinema dell’Accademia di Belle Arti di Napoli, in particolare per quello che riguarda le due masterclass inserite in programma, quella con Cecilia Cenciarelli e con il regista tunisino Ala Eddine Slim; e infine c’è la partecipazione dell’Università L’Orientale».

Qual è stata la sfida più grande nell’organizzare un evento di questa portata al Multi cinema Modernissimo di Napoli?

«Con il Modernissimo esistono rapporti di collaborazione ormai consolidati nel tempo. Si tratta della sala di riferimento per il centro storico della città e per un pubblico che dal cinema si aspetta che assolva anche a una missione di ricerca e di scoperta, non solo di intrattenimento. Con il Modernissimo c’è quindi un dialogo aperto sulle proposte anche più coraggiose di programmazione. Se c’è una sfida, allora, è quella di far arrivare in sala questi film nel modo giusto, presentarli al pubblico in modo da ridurre la distanza e permettere a questi film, se vogliamo più fragili, o che partono da condizioni di svantaggio rispetto alle grandi produzioni contemporanee, di competere con i titoli più forti che escono in sala».

Avete in programma di estendere questa rassegna ad altre città o di includere nuove opere in futuro?

«Manifesti per un cinema libero nasce proprio con la volontà di essere un progetto che prosegue negli anni. I film del Terzo Cinema da scoprire o riscoprire sono tantissimi; la selezione che abbiamo fatto in questa occasione testimonia solo una minima parte di questo giacimento. Sarebbe bello anche costituire un osservatorio permanente sul Terzo Cinema che possa integrare le proiezioni con spazi di studio e ricerca, pubblicazioni e momenti seminariali attorno a queste cinematografie. Un filone di lavoro interessante è anche quello che guarda agli sviluppi del Terzo Cinema per cercarne le discendenze nel cinema contemporaneo, come già quest’anno cominciamo a fare presentando in chiusura di rassegna Agora, Pardo Verde al Festival di Locarno nel 2024, di Ala Eddine Slim, regista della nuova generazione del cinema tunisino».

Fonte immagine in evidenza: Locandina ufficiale, Facebook.

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A proposito di Martina Barone

Laureata in Lingue e Culture Comparate presso l'Università degli Studi di Napoli L'Orientale e attualmente studentessa magistrale in Scienze dello Spettacolo e Produzione Multimediale all'Università degli Studi di Padova. La mia passione per le arti in tutte le sue forme dal cinema alla letteratura guida il mio percorso accademico e professionale. Ogni aspetto della creatività mi affascina, e credo fermamente nel potere delle storie e delle immagini di trasformare il mondo che ci circonda!

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