L’isola d’Ischia e la tradizione dei Piennoli di pomodoro

L isola d'Ischia e la tradizione dei Piennoli di pomodoro

L’isola d’Ischia si distingue nel mondo per le diversità morfologiche, culturali, storiche e gastronomiche che la contraddistinguono, confluendo in un territorio senza tempo.

Gastronomia, tradizione e storia dell’isola d’Ischia

Famosi sono i cosiddetti “Piennoli di pomodoro”, realizzati sin dai tempi antichi, secondo tecniche particolari e suggestive, tramandate da una generazione all’altra. Sull’isola d’Ischia, il pomodorino del Piennolo è famoso e in qualsiasi ristorante o abitazione si vada a mangiare, si potrà assaporare il gusto antico di tale alimento, in un mix di storia e bontà.
Per quanto riguarda i “Piennoli” c’è però da fare una distinzione di natura etimologica, infatti, essendo un termine dialettale, c’è chi lo chiama “Piennolo” e chi invece lo definisce “Piennulo”.
Il periodo di realizzazione è solitamente l’estate, quando fa caldo e quindi si hanno a disposizione pomodorini rossi e ben maturi.
Gli abitanti di Ischia rivelano che ad essere utilizzate sono le cosiddette “schiocche”, ossia i primi grappoli di pomodorini. Ciò perché la possibilità di un improvviso temporale sarebbe inevitabilmente dannosa e potrebbe compromettere la raccolta, rendendo vana la maturazione dei Piennoli che, ricordiamo, permettono di avere i frutti, quantomeno nell’accezione più scientifica del termine, a disposizione durante i mesi freddi.

La gastronomia di Ischia si differenzia proprio per la ricchezza e la varietà di elementi a disposizione; tutto ciò che un tempo rappresentava fonte di sostentamento per le famiglie dell’isola, oggi è un vanto per quanti conservano tali tradizioni.
Nel corso del tempo, essendo il territorio dell’isola molto fertile, gli abbondanti raccolti di pomodori richiedevano una tecnica di conservazione che ne preservasse l’integrità nel tempo. Si pensò a diverse soluzioni, tra le quali le conserve, la preservazione in bottiglia, essiccati o in barattolo (le cosiddette bottiglie di pomodoro) ed infine la scelta ricadde sul rinomato e tutt’oggi apprezzatissimo Piennolo.
Passeggiando lungo le strade interne di Ischia, è impossibile non notare dei pergolati in legno, tettoie o semplicemente pareti in tufo verde, tipico dell’isola, dai quali come una cascata scendono enormi “grappoli” di pomodori, intrecciati l’uno con l’altro.

Come realizzare “U Piennolo” 

Dopo aver raccolto le prime “schiocche” di pomodori ben maturi, ovviamente coltivati secondo tecniche biologiche, senza prodotti chimici, esse vengono posizionate su un filo di canapa, legato a cerchio; in questo modo verrà fuori un grande grappolo, il cui peso varia in base alla grandezza dei pomodori, appeso poi alle pareti o alle tettoie di cui prima facevamo menzione, in luoghi ben asciutti, protetti dalla pioggia e ventilati.
Tale metodo permetterà di conservare a lungo i pomodorini e soprattutto è un’ottima soluzione per garantire quel sapore dolce e al tempo stesso lievemente acidulo che caratterizza “U Piennolo”

Una curiosità circa la realizzazione del Piennolo riguarda lo spago o la corda utilizzati per crearlo; ad Ischia, infatti, si usano anche i rami di ginestra. Questa scelta permetterà di avere un duplice vantaggio: con la ginestra basta un unico avvolgimento perché i pomodori aderiscano perfettamente al ramo. Il secondo vantaggio è che i pomodorini sono abbastanza distanziati tra loro e ciò crea una maggiore distribuzione e dunque un periodo di conservazione più lungo.

Gli abitanti di Ischia, soprattutto quanti hanno più esperienza, contadini d’un tempo che (fortunatamente) sembra non avere fine, rivelano che la ginestra utilizzata dev’essere rigorosamente giovane, per assicurare una certa elasticità.

La cucina e l’agricoltura sono due componenti estremamente importanti ad Ischia; un tempo gli abitanti dell’isola vivevano grazie alla coltivazione dei propri possedimenti e grazie alla pesca, in relazione alle zone “alte” o “basse” di Ischia. Passeggiando lungo i cortili privati dei vari comuni dell’isola si può scorgere la bellezza delle “pareti rosse”, sulle quali sono adagiati i Piennoli e sarà facile lasciarsi ammaliare da essi. Nel comune di Barano d’Ischia, ad esempio, nella zona conosciuta come “Buttavento”, vi è una antica famiglia, molto numerosa, “I Portone”, i cui componenti, da generazioni, tra abitazioni, cantine, vecchi cellai sono ancora soliti realizzare i famosi e rinomati Piennoli.

Il Signor Antonio, ma anche la Signora Anna, abitanti della zona, ne realizzano a decine, ogni anno, seguendo le antiche tecniche di intreccio che portano poi ad ottenere la tipica figura a grappolo. Ogni pomodorino, posizionato uno accanto all’altro, è un pezzettino di storia, l’identità di un luogo, di una comunità dove si conoscono tutti e che accoglie con amore e con tante leccornie i turisti che ogni anno giungono sull’isola.

Tradizione e storia si fondono, diventando il fulcro di ciò che l’isola ancora oggi rappresenta. Quel carattere antico, l’identità culturale e territoriale sono sempre vive e non smettono di stupire… in questo caso anche il palato.

 

Immagine in evidenza: http://agricoltura.regione.campania.it/tipici/piennolo.html

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One Comment on “L’isola d’Ischia e la tradizione dei Piennoli di pomodoro”

  1. Preg.ma Gerardina Di massa,
    in primis lieto di conoscerla anche se via mail.
    Ho letto e molto apprezzato il suo articolo pubblicato su EROICA FENICE 26 gennaio c.a.…breve, preciso e conciso.
    Mi consenta solo una precisazione, in qualità di Presidente del Comitato Promotore che nel dicembre 2009 ha portato la D.O.P. alle falde del Vesuvio.
    Ai sensi del Reg. CE 510/2006, sostituito dal Reg. UE 1151/2012 e dal D.Lgs. 297/2004, e del Disciplinare di Produzione UE, la denominazione Pomodorino del Piennolo del Vesuvio può riferirsi solo ed esclusivamente al prodotto certificato DOP da Agroqualità e coltivato nei 13 comuni del Parco Nazionale del Vesuvio più i 4 comuni contigui.
    Ragion per cui, se non è DOP bisogna chiamarlo in altro modo (es. Pomodorino di Antonio, di Ischia e non del Piennolo o del Vesuvio).

    Per l’utilizzo improprio della denominazione, oltre al reato di frode agroalimentare, sono previste sanzioni fino a € 16.500,00 ed in caso di recidiva, il sequestro dell’attività.

    Sperando di aver fatto cosa gradita, ai fini di una corretta informazione per il Consumatore, inviamo Cordiali Saluti

    Pasquale Imperato

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