12 giugno 1929: nasce Anne Frank

12 giugno 1929: nasce Anne Frank, autrice di uno dei diari più famosi e toccanti della Seconda Guerra Mondiale

Il 12 giugno 1929 nasce Anne Frank, autrice de Il Diario, uno dei testi più memorabili e rilevanti del XX secolo, nonché tra le testimonianze più genuine e toccanti circa gli orrori dell’Olocausto perpetrati durante la Seconda Guerra Mondiale.

Novantaquattro anni son trascorsi dalla sua nascita, e ancor oggi è sempre doveroso tenere accesa la fiamma del ricordo, che è la ricchezza più grande che si possieda, è il motore da cui dipendono le azioni e le idee future.

Dopo la guerra, Il Diario di Anne Frank diviene in pochissimo tempo una pietra miliare della letteratura, una testimonianza storica, intima ed affettiva, grazie alla verace capacità di un’adolescente di saper descrivere con disarmante semplicità e trasporto il periodo più oscuro che la storia umana abbia mai sperimentato.

12 giugno 1929: la storia di Anne Frank

Anne Frank nasce il 12 giugno 1929 a Francoforte, da famiglia tedesca di religione ebraica. In quegli anni la Germania comincia a sperimentare una grave crisi economica: il lavoro scarseggia e il benessere ne è minato. Intanto il cancelliere del Reich, e poi Führer, Adolf Hitler alimenta tra la popolazione tedesca sentimenti sempre più aspramente antisemiti, attirando dunque intorno a sé quello che sarebbe divenuto il Partito nazista. Hitler e i suoi seguaci attribuiscono la responsabilità della crisi economica del Paese completamente agli ebrei, accusati d’essere “parassiti” e dunque meritevoli d’essere estirpati definitivamente come erbaccia e spazzatura.

Ecco che, dopo diversi tentativi falliti di emigrare negli Stati Uniti, la famiglia Frank si trasferisce in Olanda, ad Amsterdam, dove il padre Otto fonda una società che commercia addensante per la preparazione delle marmellate. Con lo scoppio della Seconda Guerra Mondiale, innescato dall’invasione della Polonia da parte della Germania il 1° settembre 1939, e con la successiva invasione dell’Olanda, la situazione per gli ebrei precipita drasticamente. Non riuscendo ad espatriare, la famiglia Frank si trova costretta a rifugiarsi in un nascondiglio adiacente alla società di Otto, da lui stesso approntato con l’aiuto di alcuni soci, al numero 263 di Prinsengracht, per poter sperare di sfuggire ai rastrellamenti nazisti.

Anne è così costretta a lasciare i nuovi amici e la scuola olandese, proprio nel momento in cui comincia ad integrarsi. Vengono introdotte man mano delle leggi razziali atte ad umiliare gli ebrei: il divieto di frequentare parchi, cinema e negozi; il divieto di camminare sui marciapiedi; il coprifuoco e l’obbligo di cucire sugli indumenti la stella giudaica a sei punte.

La politica razziale dell’Olocausto, conosciuto anche come Shoah in ebraico, prevede poi l’estinzione delle cosiddette “razze impure”, per proclamare la predominanza della “razza ariana”, quella puramente tedesca. A tale scopo, Hitler decide di istituire dei campi di concentramento e sterminio, culminando nel progetto della “soluzione finale”, per deportarvi tutte le categorie umane ritenute “non accettabili” (ebrei, zingari, omosessuali, testimoni di Geova, malati e dissidenti politici) e sterminarle.

Poco prima della reclusione nel nascondiglio, Anne per il suo tredicesimo compleanno riceve in dono da un’amica conosciuta nella nuova scuola un diario, sul quale annoterà l’intera esperienza della clandestinità, le opinioni e il terrore d’essere scoperti ed arrestati.

L’8 luglio 1942 la famiglia Frank – composta dal padre Otto, la madre Edith, la sorella Margot più grande di tre anni ed Anna – si dirige verso il nascondiglio, spostandosi più rapidamente possibile e portando con sé pochissimi bagagli per non destare sospetti:

«Ci infagottammo tutti e quattro come se dovessimo passare la notte in una ghiacciaia, e ciò allo scopo di portare via quanto più vestiario potevamo. Nessun ebreo, nelle nostre condizioni, avrebbe osato uscir di casa con una valigia piena di abiti. Io avevo addosso due camicie, tra calzoncini, una sottoveste, una sottana, una giacchetta, una giacca da estate, due paia di calze, scarpe pesanti, un berretto, uno scialle e altro ancora; soffocavo già prima di uscire di casa, ma nessuno se ne preoccupava»

(Il Diario di Anne Frank, lettera 8 luglio 1942)

Nei giorni successivi si uniranno ai Frank in clandestinità i signori Van Pels (ne Il Diario chiamati Van Daan) con il figlio Peter, e ancora il Sig. Fritz Pfeffer (ne Il Diario chiamato Sig. Dussel).

L’alloggio viene mimetizzato da una libreria mobile che ne cela l’ingresso, componendosi di più stanze, così da consentire la convivenza di due intere famiglie. Gli unici svaghi in quella vita di reclusione per Anne sono la lettura, lo studio e la scrittura. Tra l’altro divengono necessari l’assoluto silenzio e la capacità di muoversi il meno possibile per evitare di attirare attenzione all’esterno e sotto il nascondiglio, questo per lo più di giorno, mentre la sera, non appena l’esercizio commerciale di sotto abbassa le serrande, è possibile qualche respiro in più.

I clandestini permarranno lì in reclusione per due anni, finché, a seguito di una soffiata di un delatore rimasto ignoto, il 4 agosto del 1944 la Gestapo fa irruzione nel nascondiglio, arrestando e deportando gli abitanti e coloro che li hanno protetti. Il viaggio in treno verso la fine della speranza dura tre giorni, che Anne e migliaia di altre persone trascorrono in vagoni concepiti per il trasporto di bestiame. Cibo e acqua scarseggiano e per wc solo un barile.

Giunti al campo di concentramento di Auschwitz, Anne, la sua famiglia e tutti gli altri diventano oggetto di selezione nazista tra chi potrà eseguire i lavori forzati e chi, al contrario, verrà direttamente ucciso nelle camere a gas.

Anne, con Margot e la madre, giungerà nel campo di lavoro femminile, divise dal padre.

Quasi alla fine del 1944 Anne viene trasferita insieme alla sorella nel campo di concentramento di Bergen-Belsen, contraendo dopo pochi mesi il tifo e morendo qualche settimana prima della Liberazione, nell’aprile 1945.

Il padre Otto costituirà l’unico superstite della guerra e deportazione, venendo a conoscenza nel viaggio di ritorno nei Paesi Bassi della morte della moglie e delle figlie.

Nonostante l’irruzione nel nascondiglio, una parte degli scritti di Anne vengono tratti in salvo, conservati e consegnati al padre a guerra terminata.

Il Diario di Anne Frank: stesura, rielaborazioni e pubblicazioni

Anne Frank inizia la stesura del suo diario da ragazzina ancora semilibera (ossia prima del passaggio alla clandestinità), con l’inconsapevolezza di chi intende raccontare la propria vita in pagine dedite alla lettura di se stessa. Decide così di destinare i suoi pensieri ad un’amica immaginaria di nome Kitty, raccontandole aneddoti quotidiani, riflessioni adolescenziali di una vita illuminata da un barlume di pseudo normalità, nonostante le enormi difficoltà del periodo storico che incombe come un’ombra demoniaca e deleteria su di lei, la sua famiglia e molte altre persone nelle sue medesime condizioni.

Nelle prime pagine del diario (dal 14 giugno all’8 luglio 1942), dunque, Anne racconta gli svaghi della prima giovinezza, i flirt, lo studio, le amicizie; dall’altro lato la cruda seconda realtà impastata dei condizionamenti e divieti imposti dal regime nazista, con il terrore costante di essere arrestati e deportati. Dall’8 luglio comincia il dettagliato racconto dei due anni di clandestinità nell’alloggio segreto, posto sopra gli uffici dell’ex attività lavorativa di suo padre. Anne racconta lo svolgimento di un’esistenza improntata ormai a reclusione e sacrificio. Solo coloro che conoscono la loro situazione li aiutano quotidianamente, fornendo ai rifugiati provviste e notizie dall’esterno. Tra gli amici, Miep Gies, che prontamente fornisce ad Anne dei libri presi in prestito dalla biblioteca.

Anne descrive nel diario le speranze e i turbamenti, nonché i litigi dei coinquilini, passando dalle notti insonni trascorse ad ascoltare Radio Orange, per carpire qualche notizia e possibile evoluzione sulla guerra, fino alle concrete difficoltà della convivenza. L’unico abitante del nascondiglio con cui Anne riesce ad instaurare un rapporto d’amicizia e cordialità è Peter, nei cui confronti nascerà man mano un sentimento più maturo e profondo, da lui ricambiato.

A parte i resoconti quotidiani della clandestinità, Anne annota sul diario anche riflessioni intime, considerazioni sulla guerra e sulla persecuzione antisemita, ed opinioni sul ruolo delle donne nella società.

Il Diario di Anne si interromperà bruscamente alla lettera del 1° agosto 1944, a causa della cattura e deportazione in seguito all’irruzione dei nazisti nel nascondiglio il 4 agosto 1944.

Quando nel marzo 1944 il ministro dell’istruzione del governo olandese lancia a Radio Orange un appello ai concittadini, affinché conservassero diari e documenti del buio periodo bellico e occupazionale, così da pubblicare le memorie a guerra conclusa, Anne decide di rielaborare il proprio diario, così da renderlo più adatto ad una pubblicazione. Mentre si dedica alla prima stesura, inizia parallelamente la seconda, caratterizzata da uno stile più accurato e dall’inserimento di accorgimenti letterari, riscrivendo alcuni brani, apportando tagli e accorpamenti ed utilizzando pseudonimi per gli abitanti dell’alloggio.

A tal proposito, nel corso dei due anni di clandestinità, la voce di Anne si evolve, passando dal puro sfogo meramente personale di aneddoti, cronaca, paure e frustrazioni dovuti alla segregazione, ad un consapevole progetto editoriale, avendo quale obiettivo la pubblicazione di un libro vero, intitolato Het Achterhuis (letteralmente La casa sul retro).

Il manoscritto a noi pervenuto della prima stesura consta di tre quaderni, relativi ai periodi 12 giugno – 5 dicembre 1942; 22 dicembre 1943 – 17 aprile 1944; 17 aprile – 1° agosto 1944. Si noti l’assenza dell’intero periodo dal 6 dicembre 1942 al 21 dicembre 1943, andato perduto. Nell’edizione critica pubblicata nel 1986, questa prima stesura viene indicata come “versione A”.

Nella seconda stesura manca il periodo finale, descritto invece nella prima, in quanto molto probabilmente Anne non fa in tempo a redigere. Ma viene in compenso documentato l’intero anno mancante nella prima stesura. Nell’edizione critica, la seconda stesura viene indicata come “versione B”.

In seguito alla pubblicazione del libro, verranno redatte negli anni anche ulteriori nuove versioni, la “versione C” e “versione D”, con l’integrazione di pagine inedite, rinvenute successivamente.

Dopo l’arresto e deportazione dei rifugiati, i diari di Anne Frank vengono salvati da Miep Gies, che provvederà a consegnare al padre Otto, unico sopravvissuto della famiglia all’Olocausto, che, incitato dagli amici e dal desiderio lì espresso da Anne stessa di diventare scrittrice e pubblicare il suo romanzo, decide di realizzare il suo sogno. Così, mette mano ai diari di Anne, restando in parte fedele ai testi, salvo integrando l’originale con la seconda stesura e tagliando sezioni in cui emergono argomenti troppo intimi e poco adatti alla ricezione/fruizione del pubblico olandese, come riferimenti alla sessualità e ai conflitti uterini con la madre e gli altri abitanti dell’alloggio, raccontati da Anne senza censure.

Nel giugno 1947 il diario viene pubblicato per la prima volta con il titolo Het Achterhuis (L’alloggio segreto). La prima edizione critica verrà pubblicata nel 1986. Il libro attirerà subito enorme successo, venendo tradotto in una settantina di lingue e venendone tratti anche spettacoli teatrali e una successiva cospicua filmografia.

Tutto il mondo viene a conoscenza delle vicende della giovane, brillante e tenace ragazzina ebrea Anne Frank, e nel 1960 l’alloggio diviene addirittura museo.

Otto Frank parteciperà alle attività della Fondazione Anne Frank e del Museo fino al 1980, anno della sua dipartita.

12 giugno 1929: nasce Anne Frank, autrice del famoso e toccante diario, testimonianza degli orrori nazisti della Shoah

La particolarità de Il Diario di Anne Frank risiede nel fatto che si tratta sì di un’opera letteraria, ma allo stesso tempo costituisce un’autentica testimonianza storica, relativa al cupo periodo della persecuzione degli ebrei, da parte della Germania nazista di Hitler, durante la Seconda Guerra Mondiale, dal 1933 (anno dell’ascesa al potere del Führer) al 1945 (anno della caduta del nazismo).

Il Diario di Anne Frank è dunque un’opera diaristica, dal momento che la sua caratteristica è il racconto in prima persona di eventi vissuti, idee e pensieri, con la particolarità di lasciare ai posteri una voce genuina e speranzosa, attraverso una testimonianza storica dei brutali eventi del periodo. È poi un romanzo intimista, sebbene Anne avesse maturato l’intenzione di rielaborare le sue memorie e farne un autentico romanzo, stimolante per i futuri lettori. E in questo Anne è riuscita mirabilmente, tramandandoci un’opera di elevato spessore letterario, storico ed affettivo.

In quei diari, Anne non si limita a un puro resoconto degli eventi bellici, drammatici e persecutori. Lei scrive sentendo, guardando e pensando con sguardo e cuore acuti, intelligenti, critici, emotivi, sensibili e brillanti. Le esperienze di Anne costituiranno in futuro un ricordo collettivo, indelebile, dove non può più esserci spazio per l’inconosciuto e per uno sguardo che si volge dall’altra parte. Il Diario costituisce un prezioso monito alla rimembranza, perché non è possibile dimenticare se si desidera far trionfare la giustizia e la bellezza.

Il Diario è divenuto un “long seller”, prolungando il suo successo negli anni, testimonianza bruciante e toccante, non inferiore a Se questo è un uomo di Primo Levi.

Le vicende di Anne Frank, così come quelle di milioni di ebrei, in tutto il mondo, chiedono a noi, proprio attraverso il ricordo e la necessaria conoscenza di quei drammatici eventi, di afferrare tra quelle parole il senso della giustizia, e sopra ogni cosa del semplicissimo e complicato diritto di essere davvero “umani”, allontanando la probabilità di nuove possibili minacce di una storia che può in ogni momento ripetersi.

Anne continuava a sperare, a gioire e a credere, nonostante tutto, che il bene un giorno potesse trionfare.

«È un gran miracolo che io non abbia rinunciato a tutte le mie speranze perché esse sembrano assurde e inattuabili. Le conservo ancora, nonostante tutto, perché continuo a credere nell’intima bontà dell’uomo»

(Il Diario di Anne Frank, lettera 15 luglio 1944)

Foto per l’articolo sul 12 giugno 1929: Personale

 

 

A proposito di Emilia Cirillo

Mi chiamo Emilia Cirillo. Ventisettenne napoletana, ma attualmente domiciliata a Mantova per esigenze lavorative. Dal marzo 2015 sono infatti impegnata (con contratti a tempo determinato) come Assistente Amministrativa, in base alle convocazioni effettuate dalle scuole della provincia. Il mio percorso di studi ha un’impronta decisamente umanistica. Diplomata nell’a.s. 2008/2009 presso il Liceo Socio-Psico-Pedagogico “Pitagora” di Torre Annunziata (NA). Ho conseguito poi la Laurea Triennale in Lettere Moderne presso l’Università degli Studi di Napoli “Federico II” nel luglio 2014. In età adolescenziale, nel corso della formazione liceale, ha cominciato a farsi strada in me un crescente interesse per la scrittura, che in quel periodo ha trovato espressione in una brevissima collaborazione al quotidiano “Il Sottosopra” e nella partecipazione alla stesura di articoli per il Giornalino d’Istituto. Ma la prima concreta possibilità di dar voce alle mie idee, opinioni ed emozioni mi è stata offerta due anni fa (novembre 2015) da un periodico dell’Oltrepo mantovano “Album”. Questa collaborazione continua tutt’oggi con articoli pubblicati mensilmente nella sezione “Rubriche”. Gli argomenti da me trattati sono vari e dettati da una calda propensione per la cultura e l’arte soprattutto – espressa nelle sue più soavi e magiche forme della Musica, Danza e Cinema -, e da un’intima introspezione nel trattare determinate tematiche. La seconda (non per importanza) passione è la Danza, studiata e praticata assiduamente per quindici anni, negli stili di danza classica, moderna e contemporanea. Da qui deriva l’amore per la Musica, che, ovunque mi trovi ad ascoltarla (per caso o non), non lascia tregua al cuore e al corpo. Adoro, dunque, l’Opera e il Balletto: quando possibile, colgo l’occasione di seguire qualche famoso Repertorio presso il Teatro San Carlo di Napoli. Ho un’indole fortemente romantica e creativa. Mi ritengo testarda, ma determinata, soprattutto se si tratta di lottare per realizzare i miei sogni e, in generale, ciò in cui credo. Tra i miei vivi interessi si inserisce la possibilità di viaggiare, per conoscere culture e tradizioni sempre nuove e godere dell’estasiante spettacolo dei paesaggi osservati. Dopo la Laurea ho anche frequentato a Napoli un corso finanziato da FormaTemp come “Addetto all’organizzazione di Eventi”. In definitiva, tutto ciò che appartiene all’universo dell’arte e della cultura e alla sfera della creatività e del romanticismo, aggiunge un tassello al mio percorso di crescita e dona gioia e soddisfazione pura alla mia anima. Contentissima di essere stata accolta per collaborare alla Redazione “Eroica Fenice”, spero di poter e saper esserne all’altezza. Spero ancora che un giorno questa passione per la scrittura possa trovare concretezza in ambito propriamente professionale. Intanto Grazie per la possibilità offertami.

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