16 marzo 1869: viene brevettata la motocicletta | Accadde oggi

16 marzo 1869: viene brevettata la motocicletta. Accadde oggi

16 marzo 1869: viene brevettata la motocicletta. Oltre un secolo e mezzo fa nasce un mito, più che un mero mezzo di trasporto. Ormai tantissimi oggi possiedono una moto o uno scooter, e moltissimi sono autentici cultori e appassionati del motociclismo.

Il 16 marzo ricorre l’anniversario della nascita della motocicletta, in quanto in questa data, nel lontano 1869 viene registrato il primo brevetto di un veicolo a due ruote. Da allora, attraversando decenni e decenni di esperienze ingegneristiche e di progresso meccanico e tecnologico, la motocicletta diviene un mezzo di trasporto sempre più performante, sicuro ed esteticamente accattivante. Seguiamone l’excursus.

16 marzo 1869: viene brevettata la motocicletta. Excursus storico

A depositare il brevetto del primo “velocipede a vapore” il 16 marzo 1869, con il codice 83691, è l’ingegnere parigino Louis-Guillaume Perreaux, chiamandolo Vélocipede à Grande Vitesse.

Dotata di un motore a vapore monocilindrico (e non ancora “a scoppio”), applicato tra la sella e la ruota posteriore, la prima motocicletta è alimentata ad alcool e petrolio e dotata di una velocità massima di 35 Km/h. La ruota anteriore è più grande di quella posteriore, e gli pneumatici ancora inesistenti, fino ad una ventina d’anni più tardi.

Ma il progetto di Perreaux costituisce solo un trampolino di lancio per i futuri sviluppi (che renderanno la motocicletta un ambitissimo e richiestissimo mezzo di trasporto), in quanto ancora privo della necessaria stabilità richiesta per poter percorrere la strada. Oggi l’unico esemplare di Vélocipede à Grande Vitesse rimasto è esposto al Musée de Ȋle-de-France, al Castello di Sceaux.

La paternità della motocicletta è tuttavia contesa in quegli anni dagli Stati Uniti d’America, attribuendone l’invenzione a Sylvester Roper, anch’egli ingegnere, che produce la prima versione di velocipede a due ruote nel 1867, con il sellino fungente da serbatoio per l’acqua e la caldaia tra le gambe del ciclista, al posto dei pedali.

Ma il primo esemplare di motocicletta a combustione arriverà solo una decina d’anni più tardi, quando nel 1879 l’ingegnere bergamasco Giuseppe Murnigotti depositerà il brevetto di un veicolo a due ruote mosso da un motore a due tempi, ossia a combustione interna (inventato dall’ingegnere Dugald Clerk). La ruota anteriore è fissa e quella posteriore funge da timone. Nonostante gli interessantissimi sviluppi di meccanica, cavalcando l’onda della riduzione delle dimensioni dei motori, grazie appunto all’adozione del motore a due tempi, il progetto dell’italiano Murnigotti rimane allora allo stato di semplice prototipo.

Si dovrà attendere il 1885 per veder realizzata e prodotta la prima motocicletta, simile a come oggi la conosciamo. La prima con motore a combustione interna, o motore a scoppio, viene brevettata ed anche prodotta in una piccola officina vicino Stoccarda da due inventori tedeschi, Gottlieb Daimler e Wilhelm Maybach, che realizzano concretamente ciò che per l’ingegnere italiano rimane solo un’idea. Il nuovo mezzo a due ruote è interamente in legno, con il motore a scoppio piazzato sotto la sella. Le ruote hanno la stessa dimensione, e non sono due, ma quattro: due più piccole ricordano quelle usate sulle biciclette per bambini. La velocità può raggiungere i 12 km/h.

Nel 1894 i primi esemplari funzionanti di motocicletta vengono messi in vendita dalla Hildebrand & Wolfmüller, assistendo da quel momento ad un’inarrestabile evoluzione della motocicletta, grazie al contributo di aziende sia europee che americane.

Nel 1896 l’inglese Holden inventa una bicicletta a motore, ma non a due tempi: utilizzerà il motore a quattro tempi (inventato da Nikolaus August Otto nel 1876) e il freno sulla ruota anteriore. Questo velocipede a due ruote costituirà il primo quattro cilindri nella storia della motocicletta.

Nel 1901 i fratelli Werner costruiscono una bicicletta con motore centrale, che verrà chiamata per la prima volta “motocicletta”.

Dai primi anni del XX° si assiste al boom costruttivo di questi innovativi mezzi di trasporto, in Italia, Europa e nel mondo: viene fondata Harley-Davidson nel 1903, poi la Triumph. A Milano nel 1911 nasce il primo Moto Club d’Italia e nel 1946 si costituisce ufficialmente la Federazione Motociclistica Italiana.

In pochi anni intelligenza, passione e bravura fanno decollare il motociclismo italiano ai vertici. Nel 1921 nasce la Guzzi. Nel 1946 Piaggio inventa l’iconica e intramontabile Vespa, destinata a diventare un autentico mito italiano. Nasce la Ducati, e dagli anni ’50 irrompono sul mercato le case giapponesi, quali Honda, Kawasaki, Suzuki e Yamaha.

Proprio nel secondo dopoguerra, tra gli anni ’50 e gli anni ’60, si assiste alla prima vera motorizzazione di massa: in quasi tutte le famiglie italiane è presente una moto, a scapito della bicicletta. E proprio in virtù dello straordinario successo, in quegli anni, nell’immaginario collettivo, la motocicletta non è necessariamente associata alla variabile generazionale né a quella di ricchezza in termini economici. La motocicletta costituisce semplicemente un mezzo di trasporto.

Un ulteriore interessante sviluppo per la motocicletta avviene negli anni ’70, grazie al prezioso contributo offerto dall’ingegnere romagnolo Fabio Taglioni, ideatore del motore bicilindrico a “L” di 90°, dando vita nel 1971 alla prima Ducati bicilindrica di serie, la 750 GT, conquistandosi un posto d’onore nella storia motociclistica.

Foto di: Pixabay

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