Paola Cortellesi è nata il 24 novembre 1973 a Roma, in una famiglia che le ha permesso di crescere apprezzando l’arte fin da bambina: è così che, sin dall’età adolescenziale, mostra una predisposizione per la recitazione, il che la porta, a soli tredici anni, ad esibirsi con la canzone Cacao Meravigliao nella sigla sponsor di Indietro Tutta di Renzo Arbore.
Successivamente, decise di abbandonare la Facoltà di Lettere per iscriversi al Centro Sperimentale di Cinematografia, grazie al quale debutterà nel mondo dello spettacolo, precisamente a teatro, con cui parte il suo primo tour allo scopo di promuovere la prosa contemporanea in Italia.
È con la televisione, tuttavia, che inizia la sua scalata attoriale: al termine di una lunga gavetta radiofonica che le permise di collaborare con Enrico Vaime nella trasmissione Il programma lo fate voi, partecipa come comica, interpretando il personaggio di Suor Letizia, al preserale Macao di Gianni Boncompagni.
L’attrice del 24 novembre 1973, viene così notata da Serena Dandini: da questo momento parteciperà al programma La posta del cuore su Italia 1, al Gialappa’s Band Mai dire gol e Mai dire Grande fratello, con il quale si distinguerà per la sua vena satirica e umoristica.
Paola ha affermato: «L’umorismo che faccio in televisione è basato sul trasformismo e sul paradosso e deve essere necessariamente sopra le righe».
Nonostante ciò, il teatro è un ambiente che non rinnegherà mai, anzi, al riguardo dice: «Ho lavorato tantissimi anni a teatro e continuo a farlo: da la possibilità di non essere la bellezza da copertina, che io non ero, non sono mai stata e non ero da ragazza».
24 novembre 1973: la musica
Nel 2002 Paola Cortellesi affianca Gianni Morandi e Lorella Cuccarini in Uno di noi, partecipa al video musicale La descrizione di un attimo dei Tiromancino, e forma l’iconico duetto con Laura Pausini, cantante alla quale, tutt’oggi, è legata da una forte amicizia.
Una curiosità può essere, infatti, che entrambe queste donne di successo abbiano chiamato, all’insaputa, le rispettive figlie con i nomi l’una dell’altra, il che è stato il motivo che ha portato a far sbocciare questa magnifica amicizia.
Le capacità canore della Cortellesi vennero definite da Mina una delle voci più belle della sua generazione.
24 novembre 1973: un talento completo
Nel 1999 avviene il debutto cinematografico di Paola Cortellesi, prima nelle sale di doppiaggio con Il re ed io, e poi sul grande schermo con Amarsi può darsi con Claudia Gerini e Claudio Santamaria.
Apparirà anche nel film del trio Aldo, Giovanni e Giacomo Chiedimi se sono felice, nel cast di Un altr’anno e poi cresco e Se fossi in te, film che le è valso come candidatura per migliore attrice non protagonista.
Nel 2001, ancora, diventa presentatrice di Libero su Rai2; circa due anni dopo conduce Nessundorma su Rai 4.
Come preannunciato, il teatro non verrà mai del tutto eclissato dall’artista del 24 novembre 1973: otterrà, infatti, il sold-out con Bianca Snow, L’uomo che inventò la televisione, Cose che capitano e lo spettacolo Gli ultimi saranno ultimi di Massimiliano Bruno che toccherà ben 59 città italiane e raggiungerà 189 repliche con 250mila spettatori. Difatti, durerà ben tre anni.
Tale interpretazione porterà la Cortellesi a ricevere numerosi riconoscimenti: il premio E.T.I Gli Olimpici di Teatro, oggi riconosciuto come Le Maschere del Teatro Italiano, che in questo caso tocca la categoria migliore interprete di monologo; a seguire il premio della Critica e il premio Anima.
La Cortellesi arriva sul palco di Sanremo 2004 al fianco di Simona Ventura, collabora nuovamente con Aldo, Giovanni e Giacomo in Tu la conosci Claudia? ed esplode ancor di più il suo successo nei panni della pedagoga più nota al mondo nel film Maria Montessori – Una vita per i bambini.
Continua la sua scalata in Il disco del mondo con Kim Rossi Stuart, Jasmine Trinca e Michele Placido; partecipa alla pellicola La fisica dell’acqua con Claudio Amendola, in Maschi contro Femmine, il quale segue la storyline del suo personaggio, Chiara, e il suo vicino di casa, Diego, interpretato da Alessandro Preziosi.
Il successo di tale progetto porterà al sequel Femmine contro Maschi.
Successivamente Paola Cortellesi scriverà e condurrà il programma one woman show Non perdiamoci di vista.
L’artista poliedrica del 24 novembre 1973 collabora a fianco di artisti quali Carlo Verdone in Sotto una buona stella, con Massimiliano Bruno per Nessuno mi può giudicare, con Antonio Albanese per Un gatto in tangenziale, e C’è chi dice no: pellicola che le vale la vittoria come migliore attrice ai David di Donatello.
È doveroso sottolineare la capacità dell’attrice di passare con disinvoltura dalla commedia al dramma, il che nel corso degli anni l’ha inequivocabilmente resa un volto familiare per milioni di telespettatori.
Inoltre, ciò che la rende iconica è indubbiamente la capacità di utilizzare l’ironia in maniera del tutto raffinata e sobria, mai volgare: i suoi personaggi si distinguono per intelligenza e satira, ma costruita in maniera del tutto formativa, elemento che li contraddistingue per profondità e presenza scenica.
Inoltre, la costante voglia di sfidarsi in numerosi campi l’ha portata a non arrestarsi mai: è possibile notare come la sua carriera spazi dalla recitazione, alla musica, alla comicità, alla conduzione di show, al doppiaggio, alla scenografia, alla scrittura e alla produzione.
I suoi lavori ripercorrono oltre trenta film, cinque interpretazioni televisive, numerose apparizioni svolte in prima serata, doppiaggi e monologhi.
Il più famoso, tra questi, è il monologo Sono solo parole tenuto ai David di Donatello 2018, incentrato sul tema della violenza di genere. Ebbene sì, l’artista del 24 novembre 1973 decise di esporsi apertamente su questo tema delicato, perché fortemente consapevole della necessità che chi goda di attenzione da parte della piattaforma mediatica, debba approfittarne:
«È impressionante vedere come nella nostra lingua alcuni termini che al maschile hanno il loro legittimo significato, se declinati al femminile assumono improvvisamente un altro senso, cambiano radicalmente, diventano un luogo comune; un luogo comune un po’ equivoco che poi a guardar bene è sempre lo stesso, ovvero un lieve ammiccamento verso la prostituzione.
Vi faccio degli esempi.
Un cortigiano: un uomo che vive a corte; una cortigiana: una mign*tta.
Un massaggiatore: un cinesiterapista; una massaggiatrice: una mign*tta.
Un uomo di strada: un uomo del popolo; una donna di strada: una mign*tta.
Un uomo disponibile: un uomo gentile e premuroso; una donna disponibile: una mign*tta.
Un uomo allegro: un buontempone; una donna allegra: una mign*tta.
Un gatto morto: un felino deceduto; una gatta morta, una mign*tta.
Non voglio fare la donna che si lamenta e che recrimina, però anche nel lessico noi donne un po’ discriminate lo siamo.
Quel filino di discriminazione lo avverto, magari sono io, ma lo avverto. Per fortuna sono soltanto parole. Se davvero le parole fossero la traduzione dei pensieri, un giorno potremmo sentire affermazioni che hanno dell’incredibile, frasi offensive e senza senso come queste: «Brava, sei una donna con le p*lle», «Chissà che ha fatto quella per lavorare», «Anche lei però, se va in giro vestita così», «Dovresti essere contenta che ti guardano», «Lascia stare sono cose da maschi» «Te la sei cercata».
Per fortuna sono soltanto parole ed è un sollievo sapere che tutto questo finora da noi non è mai accaduto.»
Paola Cortellesi, così, si è fatta portavoce di ogni singola donna che ha subito tale discriminazione, attraverso l’uso di cui un’artista non può fare a meno: le parole.
Ha dimostrato come dal linguaggio comune derivino delle connotazioni negative che creano attorno ad una sola figura un enorme divario rispetto alle altre, così come un luogo comune.
Bisogna sottolineare, comunque, come l’interpretazione del testo sia il risultato dell’aiuto di note attrici italiane che hanno recitato alcune tra le frasi stereotipate che vengono riprese, così come la particolarità per cui il testo sia stato scritto, in realtà, da un uomo, Stefano Bartezzaghi, esperto del linguaggio.
Quest’elemento rende il tutto ancora più emblematico.
24 novembre 1973: C’è ancora domani
C’è ancora domani è il titolo del debutto come regista cinematografica di Paola Cortellesi nel 2023, in cui assume un doppio incarico: dirige e contemporaneamente interpreta il ruolo della protagonista.
La storia è ambientata nella Roma degli anni ‘40, nel dopoguerra, e racconta la vita di una donna alle prese con le difficoltà della società patriarcale.
Delia è alla ricerca di un modo in cui districarsi al meglio tra i doveri domestici affidati solo sulle sue spalle, il lavoro ed i figli.
La protagonista, vittima di violenza domestica ed asservita al marito, Ivano (Valerio Mastandrea), è preoccupata per la futura relazione della prima figlia, Marcella, (Romana Maggiora Vergano), e quindi decide di volere di più: è grazie ad una misteriosa lettera che si apre la speranza per un futuro sicuramente incerto, ma per cui vale la pena combattere.
L’ambientazione è in bianco e nero, proprio ad evocare tale periodo storico e la rinomata ironia, attraverso cui l’attrice del 24 novembre 1973 si è da sempre distinta, viene ripresa anche in questa pellicola: è così che le scene di violenza si trasformano in sequenze di impavidi balletti.
La musica, quindi, diventa centrale per guidare innumerevoli scene che la regista, ancora una volta, cerca di sdrammatizzare senza mai renderle manchevoli di profondità.
La Cortellesi ha dichiarato: «Ho detto: voglio fare una cosa bellissima. C’è violenza domestica, in bianco e nero, però fa anche ridere! La scelta del bianco e nero si deve al fatto che quando mi facevano questi racconti me li immaginavo così. Questo perché noi siamo cresciuti con il cinema del Neorealismo che andava in tv».
Non è un caso, comunque, che il film termini a cavallo tra i giorni 2 e 3 giugno 1946: primo suffragio universale in Italia in cui anche le donne hanno potuto votare, motivo per cui C’è ancora domani.
Il film esordio della talentuosa Paola Cortellesi, star del 24 novembre 1973, si è aggiudicato ben sei premi ai David di Donatello: Miglior Regista Esordiente, Miglior Attrice Protagonista, Miglior Attrice non Protagonista per Emanuela Fanelli, che interpetra Marisa, la migliore amica di Delia, Sceneggiatura Originale, il David Giovani e il David dello Spettatore.
C’è ancora domani si è anche aggiudicato il Premio del pubblico, una menzione speciale della giura e il Biglietto d’Oro come film italiano più visto del 2023 con un incasso che è secondo soltanto a Barbie di Greta Gerwig e superiore ad Oppenheimer di Christopher Nolan, per arrivare a 30 milioni di euro. Vince a dismisura, invece, in termini di presenze in sala.
La stessa Paola ha ricevuto dal sindaco di Roma Roberto Gualtieri la Lupa Capitolina, simbolo della città eterna.
La storia ha conquistato milioni di spettatori perché rivede la lotta nei cuori di coloro che hanno combattuto per rivendicare il proprio ruolo, non solo di mogli o madri, bensì di donne.
La regista ha dichiarato: «Avevo il desiderio di mettere in scena, attraverso Delia, le donne che ho immaginato dai racconti delle mie nonne. Vicende drammatiche, narrate con la volontà di sorriderne, storie di vite dure, condivise con tutti nel cortile. Gioie e miserie, tutto in piazza, tutto insieme, sempre.
C’erano le donne comuni, quelle che non hanno fatto la storia, che hanno accettato una vita di prevaricazioni perché così era stabilito, senza porsi domande. Questo è stato. Questo, a volte, è ancora».
Ed ancora: «Volevo fare un film contemporaneo ambientato nel passato per confrontare ciò che è cambiato e ciò che è rimasto uguale; forse ora, come donne, abbiamo alcuni diritti e tutele, ma ciò che non è cambiato nella società è questa mentalità che distorce l’amore e lo trasforma in possesso. Ecco perché abbiamo bisogno di una migliore educazione».
Più di tutto, comunque, Paola Cortellesi ha dichiarato come l’ispirazione più grande provenga dalla sua famiglia: «La mia ispirazione è mia figlia, a cui il film è dedicato. Stavo leggendo un libro per bambini sui diritti delle donne e mi è venuto in mente il finale».
Tale progetto cinematografico, dunque, può essere riassunto nella volontà dell’artista di mostrare lo specchio di una società che, seppur considerata lontana dai giorni nostri, di fatto, sia profondamente attuale in numerose realtà.
Paola Cortellesi si è dimostrata un’artista a 360 gradi che ha saputo guardare alla storia per insegnare al presente, con lo scopo di inculcare una presa di coscienza di uno status quo che esiste ancora; di come la continuità tra passato e presente sia ancora vivida oggigiorno, il che è, altresì, suggerito dalla scelta di utilizzare canzoni moderne in una pellicola interamente in bianco e nero.
La storia di una diventa la storia di tutte: ricorda la determinazione delle donne che nel corso dei secoli hanno combattuto per emanciparsi dal ruolo che la società a loro imponeva, ed in questo caso la protagonista rivede nella figlia un barlume di speranza, in particolare, la necessità di combattere stringendo ancor più i denti al fine di far sentire, almeno lei, libera.
Vale la pena ricordare un dialogo tra i due personaggi, in cui al: «Sei ancora in tempo» della madre Delia, la figlia Marcella risponde: «Anche tu, ma’».
Iconica, quindi, la canzone di Daniele Silvestri, che esprime un concetto chiaro e tondo al momento del voto, il quale rappresenta lo spartiacque con il passato. Le donne ci sono e vogliono farsi sentire; l’appuntamento è con la storia, il proprio dovere va compiuto, e da qui: «Io canto anche a bocca chiusa».
Delia è divenuta, così, un simbolo di resistenza in nome di tutte quelle donne che non devono perdere il coraggio di lottare per la propria libertà.
Fonte Immagine: Wikipedia Commons