29 settembre 1571: nasceva Caravaggio

29 settembre 1571

A cavallo tra il sedicesimo ed il diciassettesimo secolo, è nato un artista tanto irrequieto quanto rivoluzionario. Noi tutti lo conosciamo come Michelangelo Merisi da Caravaggio ma non tutti sanno che è nato a Milano il 29 settembre 1571 per poi trasferirsi nella città dove ha fatto la sua fortuna, città che gli resta incollata addosso fino alla morte. Infatti, il successo che ha ottenuto a Roma è principalmente dovuto al fatto di essere stato istruito da un pittore veneziano, Simone Peterzano, allievo di Tiziano.

I suoi primi venti anni di esperienza sono avvolti nel mistero: non si hanno a disposizione disegni o dipinti che testimonino l’evoluzione del suo estro fino al 1596 quando, 25 anni dopo il 29 settembre 1571, si trasferisce a Roma a conclusione dell’apprendistato. È qui che il giovane artista ha scoperto di aver bisogno di altro oltre al talento: soldi, contatti ed un protettore. Inizia ad esporre i propri quadri tra il Pantheon e piazza Navona per farsi notare da nobili o uomini di chiesa che commissionano spesso opere monumentali.

Egli si è distinto dagli altri per l’abilità nel dipingere nature morte e volti di giovani, come ad esempio il Bacchino malato, suo autoritratto mentre si trovava in ospedale a causa del calcio di un cavallo. Sta in questo la sua rivoluzione: egli, dal 29 settembre 1571, ha raccontato la realtà, la vita quotidiana, relazionandola a figure o episodi mitologici o biblici.

A distanza di qualche tempo, Caravaggio viene notato dal cardinale Francesco Maria Del Monte, prendendolo come suo protetto. Il cardinale non ha mai temuto la cattiva fama del pittore quale uomo irascibile e violento (aveva avuto problemi con la giustizia durante il suo soggiorno a Roma). Il cardinale era conosciuto per il fatto di accogliere qualsiasi tipo di giovane promessa: che siano scienziati, musicisti o pittori, cercando di promuovere il loro talento.

Così che da una vita umile, sin dalla nascita il 29 settembre 1571, Caravaggio si è ritrovato a Palazzo Medici, oggi Palazzo Madama, sede del senato, per dipingere alcuni dipinti come I bari, estrema rappresentazione della sua pittura immediata e vitale: la vittima dell’inganno, gli sguardi dei giocatori, la sospensione della scena.

In occasione del giubileo del 1600 ha dipinto nella Cappella Contarelli delle scene dedicate a San Matteo: la vocazione ed il martirio. Le figure sono immerse nel buio, i dettagli sono pochi e la luce illumina solo i volti: queste le caratteristiche di una pittura veneziana che a Roma ha ottenuto tanti consensi quanto critiche. Difatti, non si era mai visto a Roma niente del genere in quanto chiunque si era ispirato alla pittura chiara e accesa di Raffaello e Michelangelo.

Come mai ancora oggi, a cinquecento anni dal 29 settembre 1571, si fanno nuove scoperte sul suo conto?

Come è possibile che il realismo dei suoi quadri raggiunga ancora le emozioni di noi uomini e donne moderni? La sua pittura rivoluzionaria e la sua vita avventurosa e drammatica è la risposta a tutto questo: luci ed ombre  hanno caratterizzato sia la sua esistenza che il suo lavoro.

Nel dipingere la Vocazione di San Matteo vi erano diverse ambiguità: mancavano aureole, la scena della vocazione si svolge in un’osteria, sono tutti vestiti con abiti contemporanei tranne Gesù e Pietro. È con questi simboli che il pittore cercava di rappresentare la chiesa che si protegge dai protestanti, dimostrando che Cristo può entrare nelle vite di tutti in qualsiasi momento, oggi come allora.

Ma l’opera del pittore nato il 29 settembre 1571, che più tutte ha creato scalpore, è la Madonna dei Pellegrini nella basilica di Sant’Agostino. La Vergine non solo ha il volto di una ragazza madre locale da molti conosciuta, ma ha anche il velo giallo che le prostitute erano costrette a portare per farsi riconoscere. È proprio in quella basilica infatti che è consuetudine celebrare la messa dedicata alle prostitute: il dipinto vuole incentivare la speranza di perdono e salvezza anche per loro. In più, i pellegrini dai piedi sporchi e gli abiti consunti per il lungo viaggio hanno il volto dei committenti del quadro: i coniugi Cavalletti.

Caravaggio, che dal 29 settembre 1571 faceva anche lui parte degli ultimi, ha provato  a trasporre il mondo dei poveri e dei diseredati nei suoi quadri per permettere alla chiesa di avvicinarsi al popolo, dopo che quella Protestante accusava il Papa di abbandonare i fedeli più miserevoli.

La seconda versione di San Matteo e l’angelo risulta importante per comprendere questa tendenza di Caravaggio in quanto sia presente un astuto stratagemma per coinvolgere ed emozionare i visitatori: lo sgabello sul quale è seduto il santo sembra cadere fuori dal quadro alla venuta agitata dell’angelo.

Dopo aver ucciso un poliziotto per futili motivi, egli viene condannato a morte da Papa Paolo V, a soli trenta anni, e per questo si è recato a Napoli dove ottenne grande ospitalità e rispetto. Ancora una volta ha ambientato una sua opera nei vicoli bui di Napoli, l’opera Sette opere di misericordia con riferimenti a San Martino, Sansone, Pero e Cimone, mescolando quotidianità e cultura alta.

Dopo essersi recato a Malta per sfuggire alla legge e aver dipinto la Decollazione di S. Giovanni Battista, si è ritrovato di nuovo faccia a faccia con la giustizia, venendo però questa volta imprigionato. Con l’aiuto di una famiglia nobile ha ottenuto un passaggio in Sicilia, con l’intenzione di tornare a Roma e chiedere perdono al Papa. A testimoniare questi viaggi rapidi e continui ci sono quadri come la Resurrezione di Lazzaro la cui tela era per metà vuota e il Martirio di Sant’Orsola del quale mancava un passaggio, lo sfondo è costituito infatti dalla sola preparazione della tela (un solo strato di pittura non levigato).

Caravaggio è morto di febbre a fine luglio del 1610 nel tentativo di recuperare a piedi altri due quadri da lui dipinti e smarriti al porto di Palo. Tra questi due c’era Davide e Golia, la simbolica richiesta di perdono al Papa: Golia (autoritratto di Caravaggio) si sottomette a Davide (la Chiesa, il Papa) che ha ottenuto dopo la morte.

Fonte dell’immagine: creazilla.com

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