Il 4 maggio 1929 nasce un’icona: Audrey Hepburn

Il 4 maggio 1929 nasce un'icona: Audrey Hepburn

Il 4 maggio 1929 nacque Audrey Kathleen Ruston, un’attrice e ballerina britannica conosciuta in tutto il mondo, considerata ad oggi una e vera e propria icona d’eleganza.  

4 maggio 1929: la storia di Audrey Hepburn 

Il 4 maggio 1929 nacque Audrey Kathleen Ruston a Bruxelles, dal banchiere inglese Joseph Anthony Rustone e dalla baronessa olandese Ella van Heemstra. Tra i suoi avi anche Edoardo III d’Inghilterra e James Hepburn, IV conte di Bothwell, 
Il lavoro del padre portò la famiglia a vivere numerosi spostamenti, specialmente tra Belgio, Gran Bretagna e Paesi Bassi, finché nel 1935 i genitori non decisero di divorziare ufficialmente. Tale momento segnerà drasticamente la vita della giovane, soprattutto a seguito dell’appoggio dimostrato dal padre verso il partito fascista belga, animato dall’antisemitismo, che lo portò ad abbandonare il suo nucleo familiare per trasferirsi in Inghilterra come membro attivo delle camicie nere.  

È così che nel 1939, allo scoppio della Seconda Guerra Mondiale, la famiglia Hepburn si trasferì nella città olandese di Arnhem, considerata un luogo sicuro dagli attacchi nazisti. La realtà, tuttavia, si rivelò diversa: la prima si ritrovò a vivere negli scantinati, in cui si cercava riparo da spari e bombardamenti. 

Qui, comunque, Audrey cominciò a studiare danza attraverso gli studi intrapresi al Conservatorio, per il quale cambiò nome in «Edda van Heemstra», onde evitare l’avvicinamento ad un suono inglese, considerato pericoloso. 
Durante questi anni ella si esibì per la Resistenza olandese al fine di creare un margine di intrattenimento dagli orrori della guerra: nacquero, a questo fine, recite e piccoli spettacoli musicali a cui la ragazza partecipò in segreto per la raccolta fondi in favore del movimento di opposizione al nazismo. La madre, difatti, ne era membro attivo.  
Questa fu la dimostrazione che anche, e soprattutto in questi casi, la danza può divenire un’ancora di salvezza.  

Non mancarono tuttavia seri momenti di difficoltà, a partire dalla carestia dell’inverno 1944: la malnutrizione crebbe esponenzialmente a causa della brutalità dei nazisti, e le persone furono costrette a mangiare bulbi di tulipani per sopravvivere. Audrey, infatti, sviluppò seri problemi di salute. Nel 1945, a seguito della Liberazione, la giovane ricorda: «è stata emozionante, abbiamo ricominciato a vivere».

4 maggio 1929: la nascita di un’icona 

Fu solo al termine del conflitto che Audrey capì come cambiare il suo futuro: inizialmente, con la volontà di proseguire come ballerina sognava il palco del Covent Garden, e ciò portò lei e la madre a trasferirsi a Londra, città nel quale la prima cominciò a seguire corsi di danza prestigiosi. Qui, la sua insegnante, Marie Rambert, la convinse ad abbandonare tale mondo a causa del fisico troppo sottile e fragile, così come dell’altezza. Per tal ragione, Audrey – che assunse il cognome della nonna, Hepburn – decise di dedicarsi al cinema. 

La sua carriera attoriale inizia con un documentario educativo, Nederlands in zeven lessens del 1948, prosegue con l’avventura nei musical a teatro, e continua con lo sbarco sul grande schermo nel 1951, ad esempio con One Wild Oat di Charles Saunders, a cui seguono ruoli minori.  
Il primo grande ruolo avviene con le riprese di Vacanza a Montecarlo di Jean Boyer, quando Audrey viene notata dalla scrittrice francese Colette, che la sceglie per interpretare la parte della protagonista per l’adattamento cinematografico del suo romanzo Gigi.  
La commedia sbarca a Broadway, e difatti la Hepburn vince il premio Theatre World Award come miglior debutto.
Ancora, il primo grande successo è il giallo
The Secret People di Thorold Dickinson, in cui mette in atto le sue doti come ballerina. 

4 maggio 1929: Audrey come icona internazionale 

Il film che ha permesso lo sbarco in America di Audrey Hepburn è sicuramente Vacanze Romane, di William Wyler, risalente al 1953, e che vede come co-star Gregory Peck. 
I provini, a cui la giovane soffiò il ruolo ad Elizabeth Taylor, vengono così ricordati dal regista summenzionato «aveva tutto quello che stavo cercando; fascino, innocenza e talento. Era assolutamente incantevole, e ci dicemmo, «è lei»». È così che quest’ultimo, dapprima convinto della persona a cui assegnare il ruolo della protagonista, cambiò drasticamente scelta.
La Hepburn, quindi, interpretò la principessa Anna, annoiata dalla routine di palazzo e alla ricerca dell’amore in una caotica Roma, in cui mostrò tutta la sua semplicità e raffinatezza.
 

Il fiuto del regista per il successo si dimostrò infallibile: Vacanze Romane fu ampiamente acclamato dalla critica e la giovane attrice vinse l’Oscar come migliore attrice protagonista. Fu un evento mai visto prima d’ora: la Hepburn cominciò ad apparire sulle riviste di tutto il mondo, e venne considerata un’icona di eleganza paragonata al simbolo della sensualità di quegli anni: Marilyn Monroe. 

Questo permise alla giovane attrice di ricevere un contratto con la Paramount Pictures per ben 7 anni, con pause di 12 mesi tra un lavoro e l’altro al fine di permetterle di combaciare il teatro. È così che arriva il ruolo della frizzante protagonista di Sabrina, che adatta la favola di Cenerentola agli anni ‘50 e per cui Audrey viene nominata agli Oscar. 
Ancora, ella interpreta Natasha Rostova in Guerra e Pace, e recita insieme a Fred Astaire in Cenerentola a Parigi, in cui incarna una commessa di libreria che viene lanciata come modella dal fotografo perdutamente innamorato di lei. Questo film venne definito uno dei preferiti dall’attrice stessa, perchè in esso ebbe l’opportunità di risvegliare una passione a lei tanto cara: la danza. 

Nel 1955 la nuova icona riceve un prestigioso riconoscimento dalla giuria dei Golden Globe: le assegna l’Hernietta Award come migliore attrice del cinema mondiale. 

4 maggio 1929: la fama internazionale continua 

La fama internazionale della nuova stella del cinema continuò anno dopo anno:  la Hepburn interpetrò in La Storia di una monaca una suora che lavora in Congo come infermiera e che continua poi, laicamente, la sua opera di carità. Anche quest’interpretazione valse la sua terza nomination agli Oscar. 

Il successo cinematografico per cui tutt’oggi è ricordata, tuttavia, arriva con Colazione da Tiffany, tratto dal romanzo di Truman Capote e diretto da Blake Edwards. Lei, nella vita privata molto riservata ed introversa, interpetra un personaggio estroverso e stravagante, inizialmente concepito per essere adattato a Marilyn Monroe.
Candidata agli Oscar, non vide la vittoria, che venne assegnata invece, a Sophia Loren.
 

Ancora nel 1961 la Hepburn è la protagonista di Quelle due, di Sciarada, film a cavallo tra farsa macabra e commedia, per continuare con My Fair Lady, che sollevò numerose critiche per l’accusa di aver soffiato via il ruolo alla collega Julie Andrews. 
Nel 1967 la stella del 4 maggio 1929 recita in Due per la strada, e successivamente Gli occhi della notte, in un clima abbastanza tortuoso dato il divorzio da poco firmato con il produttore, Mel Ferrer. Nonostante ciò, la Hepburn portò avanti tale ruolo con grande professionalità, soprattutto per rendere giustizia al ruolo: si tratta di una donna cieca, che ancora una volta le permetterà di arrivare agli Oscar. 

Ella Termina la sua carriera con Linea di sangue, …E tutti risero, Amore tra ladri e Always di Steven Spielberg.
 

4 maggio 1929: la diva del cinema lascia Hollywood 

Audrey Hepburn Hepburn continuò a lavorare fino al 1979, quando decise di abbandonare il mondo del cinema per dedicarsi alla cura della sua famiglia. Ella affermò «non è stato un sacrificio, perché sentivo di doverli accudire.» 
Trasferitasi definitivamente in Svizzera, a Tolochenaz, rifiutò così numerose offerte di lavoro, e al contrario, decise di dedicarsi alla cura di bambini e madri bisognosi, diventando ambasciatrice dell’Unicef nel 1988, con cui girò i campi profughi di mezzo mondo prima di morire di cancro il 20 gennaio 1993.  

È possibile, infine, attribuire ad Audrey Hepburn un successo di scala mondiale non solo per cause rilegate al talento che innegabilmente possedeva, ma per l’icona del fashion che diventò: un’attrice esile, con i capelli corti e scuri, gli occhi da cerbiatto e i lineamenti aggraziati. Ella riuscì a presentare un modello di donna completamente diverso da quei tempi, e che portò lo stilista francese Givenchy a creare, ispirandosi a lei, uno stile nuovo, in cui rientrano tra gli abiti più famosi della storia del costume del XX secolo. 

È doveroso ricordare la risposta della Hepburn rispetto agli standard di bellezza, che difatti fu citata ai suoi funerali: «Per avere labbra attraenti, pronuncia parole gentili; per avere gli occhi belli, guarda quello che le persone hanno di bello in loro; per rimanere sottile, condividi i tuoi pasti con coloro che hanno fame; per avere dei bei capelli, lascia che un bambino li accarezzi ogni giorno; per avere un bel portamento, cammina sapendo di non essere mai sola, perché coloro che ti amano e ti hanno amato ti accompagnano. Le persone, più ancora che gli oggetti, hanno bisogno di essere riparati, viziati, risvegliati, voluti e salvati: non rinunciare mai a nessuno. Ma pensa anche che se un giorno hai bisogno di una mano, ne troverai una alla fine di ciascuna delle tue braccia: crescendo ti renderai conto che hai due mani, una per aiutare te stesso, l’altra per aiutare coloro che ne hanno bisogno. 
La bellezza di una donna non è nei vestiti che indossa, nel suo viso o nel modo di sistemare i capelli. La bellezza di una donna si vede nei suoi occhi, perché quella è la porta aperta sul suo cuore, la fonte del suo amore. La bellezza di una donna non è nel suo trucco, ma nella sua anima. È nella tenerezza che dà, nell’amore, nella passione che esprime. La bellezza di una donna cresce con gli anni». 

 

Fonte Immagine articolo “Il 4 maggio 1929 nasce un’icona: Audrey Hepburn”: Wikipedia

A proposito di Marianna Piroddi

Classe 1998, nata e cresciuta a Napoli. Da sempre amante della scrittura, sento di aver vissuto in più mondi: dalla musica, all’arte, fino ad arrivare al cinema, alle serie tv e ai libri. Tutti estremamente importanti per la realizzazione della mia persona, senza la quale non avrei potuto viaggiare e vivere più vite simultaneamente. Da poco laureata magistrale in Relazioni Internazionali presso l’Università la Sapienza di Roma.

Vedi tutti gli articoli di Marianna Piroddi

Commenta