Bradisismo nei Campi Flegrei: quando la terra fa tremare anche l’anima
La terra trema di nuovo nell’area flegrea. E non è solo la terra a tremare. Dopo lo sciame sismico del 20 maggio 2024, che ci aveva già fatto sobbalzare con quella scossa del 4.4 – la più forte da quarant’anni a questa parte – ecco che dal 16 febbraio 2025 il terreno torna a farsi sentire con un 3.9 che riapre ferite mai davvero chiuse. Ma il vero terrorismo psicologico si fa sentire alle ore 1:25 del 13 marzo 2025, con una scossa della stessa magnitudo di maggio e che ha danneggiato parecchi palazzi nella zona di Bagnoli. Quello che sembrava un brutto ricordo, un’emergenza superata, si è trasformato in un incubo ricorrente. E la convivenza forzata con il bradisismo, qui, è diventata una realtà quotidiana che pesa come un macigno.
Ma cosa significa davvero vivere con la paura costante di un terremoto? Non è facile spiegarlo a chi non l’ha provato. Immaginate di sentire un boato sordo, un suono spettrale che viene dalle viscere della terra. E poi la scossa, improvvisa, che fa tremare tutto. E l’ansia che ti assale, l’insonnia che ti toglie il sonno, la sensazione di non avere nessun controllo, il pensiero che tutto sia arrivato al termine del suo corso. Ecco, questo è quello che stiamo vivendo ai Campi Flegrei.
Il ritorno del bradisismo ai Campi Flegrei: paura e incertezza
La paura ti si attacca addosso, come se fosse una seconda pelle. Capisci sulla tua stessa pelle cosa sia un attacco di panico e l’ansia generalizzata. Non è solo la scossa in sé, è l’attesa e il silenzio assordante che lascia dopo. È quel boato cupo che sembra l’esplosione di una bomba, un suono veramente infernale. E poi la terra che trema sotto i piedi, e ti chiedi quanto durerà e se sarà abbastanza forte da far cadere il tuo palazzo. Di notte è anche peggio. C’è chi non riesce a chiudere occhio, chi si sveglia di soprassalto a ogni minimo rumore.
L’ansia ti divora, e la sensazione di non poter fare nulla, di essere in balia di qualcosa di più grande di te, ti schiaccia. E per chi ha già vissuto il bradisismo di anni fa, è come rivivere un incubo. Giuseppe De Felice, un anziano di Pozzuoli, ricorda bene la crisi bradisismica del ’70. Racconta che all’epoca, appena diciottenne, gli fu dato il permesso di raggiungere la sua famiglia mentre offriva il servizio di leva militare obbligatoria ad Udine. Per lui fu molto difficile separarsi dalla casa in cui era cresciuto e quella stessa incertezza, accompagnata dalla stanchezza, oggi si fa sentire di più.
Famiglie e bambini: come affrontare il bradisismo dei Campi Flegrei
Per le famiglie, il bradisismo è una sfida continua. I genitori si sentono come guerrieri che devono proteggere i loro figli da un nemico invisibile. Cercano di mantenere la calma, di rassicurare, di spiegare. Ma non è facile, quando la terra trema sotto i piedi e la paura ti stringe la gola. E i bambini? A volte sorprendono per la loro forza. Certo, ci sono momenti di paura, di pianto e di regressione. Ma c’è anche tanta voglia di capire, reagire e andare avanti. E le scuole, in questo, sono un punto di riferimento fondamentale. Offrono uno spazio sicuro dove i bambini possono esprimere le loro emozioni, imparare a gestire l’ansia e scoprire che non sono soli.
La resilienza flegrea: la forza della comunità di fronte al bradisismo.
E poi c’è la domanda che tormenta tutti: andarsene o restare? È un dilemma che ti lacera dentro. Da una parte, vuoi proteggere i tuoi cari, metterli al sicuro. Dall’altra, c’è la tua casa, il tuo lavoro, i tuoi ricordi, tutta la tua vita. La scossa del 13 marzo ha reso ancora più difficile affrontare questo dilemma. Perché purtroppo sappiamo che prima o poi dovremmo lasciare questa bellissima terra che arde.
Due giorni dopo l’inizio dello sciame sismico del 16 febbraio, è stato organizzato un incontro con la cittadinanza nel Comune di Pozzuoli, dove il capo dipartimento della Protezione Civile Fabio Ciciliano e il direttore dell’Osservatorio Vesuviano Mauro Di Vito – affiancati dai sindaci dei comuni della zona flegrea – hanno cercato di rassicurarci, rispondendo alle nostre domande. I commercianti si chiedono come si possa lasciare tutto il lavoro di una vita e iniziare tutto da zero in un altro posto indefinito.
E purtroppo c’è anche la sfiducia nelle istituzioni: «Ci dicono di andare via, ma poi chi ci aiuta?». Ma in mezzo a tutta questa incertezza, c’è qualcosa che ti dà forza: la tua gente. Il senso di comunità, nel territorio flegreo è fortissimo. Ci si aiuta, ci si sostiene, si condividono le paure, ma anche le speranze. La signora Amalia Schiano, moglie del nostro Giuseppe, riassume questo spirito con un sorriso speranzoso: «Siamo tutti sulla stessa barca», dice, stringendo la mano del marito «e insieme ce la faremo». Ed è vero: il legame profondo con la terra e con gli altri permette di non arrendersi.
Bradisismo nei Campi Flegrei: l’importanza del supporto psicologico
Non bastano coraggio e solidarietà. Serve un aiuto concreto non solo per ricostruire le case, ma anche per affrontare il trauma, per elaborare la paura, per ritrovare un po’ di serenità. «Molti di noi non dormono la notte», confida un volontario della Protezione Civile. Ecco perché è fondamentale che le istituzioni, oltre a garantire la sicurezza, si prendano cura anche della salute mentale di questa comunità. È vero, la sfida è enorme e lo sappiamo bene. Questa sfida dobbiamo vincerla insieme per ricostruire non solo le case, ma anche le vite.
Fonte immagine: Caterina Esposito