In questi giorni, Mark Zuckerberg ha annunciato attraverso un video post un importante cambiamento nell’ambito della diffusione di informazioni su Meta: la cancellazione del programma di controllo dei fact-checking per dare più importanza alle linee guida della community. A pochi mesi dall’elezione di Donald Trump a Presidente degli Stati Uniti d’America, questa e altre novità saranno presto applicate sui maggiori social media. Allineandosi alle politiche di X – il social network creato dalla X Corp nel 2007 e acquisito da Elon Musk nel 2022 che ne ha cambiato il nome da Twitter a X – Mark Zuckerberg ha annunciato con un video post il cambio di direzione in campo di ricerca e verifica delle fonti delle notizie pubblicate, affidando la veridicità delle informazioni alla community. Ma perché il fact-check non ha funzionato?
Fact-check: controllo o censura?
Secondo Mark Zuckerberg, gli esperti indipendenti, chiamati a gestire il programma fact-check non consentiva una piena espressione di pensiero, poiché moderato da alcune persone selezionate che, per quanto esperte, rischiavano di minare la libertà di scrittura e la pubblicazione di contenuti di natura sociale e politica, finanche dell’intrattenimento, esprimendo le loro opinioni soggette a pregiudizi. La comunità di Meta ne ha risentito, a quanto racconta e così ha deciso di chiudere il programma, lasciando alla Community la possibilità di approfondimento delle notizie e la verifica delle fonti, affinché tutti possano beneficiare di un’informazione a tutto tondo. Elon Musk, storico rivale del patron di Facebook, Instagram, Whatsapp e Threads, si è detto positivamente colpito dalla decisione e sembra che questo abbia messo da parte, almeno per il momento, la competizione tra i due.
La cancellazione del fact-checking darà inizio ad una nuova era nel campo della comunicazione social. Secondo il patron di Meta, infatti, i primi feedback sono estremamente positivi poiché spesso il fact-checking si è rivelato non oggettivo, ma soggetto alle idee politiche e ai pregiudizi di chi gestiva, dall’esterno, il programma, tanto da considerare le restrizioni applicate alla stregua della censura. C’è però il rovescio della medaglia da considerare ed è una critica che parte tra gli altri, proprio dall’Italia dove giornalisti come Enrico Mentana temono il rischio che senza una forma di controllo, persone come gli haters – i cosiddetti leoni da tastiera che, per partito preso, criticano qualsiasi cosa senza informarsi, generando una catena infinita di post i cui botta e risposta, spesso degenerano – che la cosa possa andare fuori controllo. In Europa, la fine del fact checking richiederà parecchio tempo, dal momento che i contenuti digitali sono regolati dalla DSA, ovvero il Digital Service Act, Regolamento Europeo sui Servizi Digitali.
Proviamo a guardare entrambe le facce della medaglia: da una parte, sappiamo che il gruppo di controllo del programma di fact-checking di Meta è costituito da scienziati, giornalisti, professori. Persone competenti che si attendono ai fatti ma che forse proprio per questo, non si discostano dalle proprie idee. Dall’altra abbiamo l’opportunità che gli utenti possano pubblicare informazioni, supportati o corretti da altri utenti che segnalano o arricchiscono la notizia, in un clima di totale libertà e uguaglianza. Quanto, questa conquista, sarà un bene per un popolo così vario nelle etnie, nelle idee socio politiche, religiose e nello stile di vita? Per Zuckerberg, la fine del programma di fact-checking rappresenta un passo avanti per la democrazia e l’uguaglianza (nonostante l’orologio svizzero da 900.000 $, sfoggiato durante il video annuncio) e dà la possibilità ad un paese che è sempre stato visto dal mondo intero come La Terra delle Occasioni, di dare una svolta democratica attraverso il suo canale social più famoso, nonostante siamo all’indomani dell’elezione del più radicato dei repubblicani, sembra quasi un paradosso.
I rischi della fine del programma
Non è cosa rara, tuttavia, che alcuni post di natura informativa o anche personale, obbedienti alle norme del costume e autorizzati dagli autori, sono spesso stati rimossi senza un motivo apparente per ragioni note solo ai fact-checkers e che hanno comunque scaricato la responsabilità alle cosiddette “regole della community” – come lo stesso Zuckerberg spiegò nel suo discorso alla Georgetown University nel 2019 – e nonostante tutto il mondo sta quindi gridando Halleluja! per questa sua decisione, Mark Zuckerberg si è detto ben consapevole del rischio che comporta che questa svolta, ovvero quello che tutti possano, senza controlli o censure, condividere contenuti discutibili, fake news pericolose sui social media. Tuttavia, il CEO di Meta è pronto a correre il rischio, frapponendo tra la comunicazione appropriata e quella inappropriata un sistema di Community Notes, dove gli utenti delle piattaforme del gruppo Meta potranno aggiungere informazioni, correzioni e note, per l’appunto, su post che recano notizie fuorvianti, non adatte o semplicemente inesatte che daranno a tutti l’opportunità di imparare di più sul mondo che ci circonda. Non resta quindi che aspettare e osservare attentamente quanto il cambiamento cambierà, in meglio o in peggio, l’uso dei social media negli USA nei prossimi mesi.
Immagine in evidenza: Depositphoto. Media: Screenshot del video annuncio di Mark Zuckerberg.