Scrittori occasionali: la letteratura come merce ornamentale

scrittori occasionali

Sapete? Il mondo dell’editoria odierna è quanto di più bizzarro e controcorrente si possa immaginare. Basta entrare in una qualsiasi libreria per rendersene conto. La prima cosa su cui i nostri occhi si posano appena entrati è uno scaffale con sopra un invitante cartellino che recita “nuove uscite”, dove sono raggruppate tutte le novità editoriali i cui autori però ci lasciano un po’ basiti. Accanto ai soliti gialli esoterici senz’anima e alle stereotipate storie d’amore in cui una ragazza ama un ragazzo (se possibile, con uno dei due afflitto da un male incurabile) e sui quali si costruisce una campagna pubblicitaria martellante la cui intensità è paragonabile a quella di un antifurto che suona ininterrottamente per tutta la notte, ci sono anche libri che sono opera di quelli che potremmo definire scrittori occasionali.

Si tratta di personalità che con il mondo della letteratura non hanno nulla da spartire e che, tuttavia, pubblicano libri. Si va dal personaggio televisivo più discusso del momento allo chef più o meno stellato che tiene a raccontarci della sua vita quando non si trova ai fornelli. Tuttavia vendono molto i libri scritti da youtubers e dagli influencer. Questa riflessione nasce dalla pubblicazione del romanzo d’esordio di Giulia de Lellis, influencer ed ex tronista di Uomini e Donne, dall’evocativo e profondo titolo de Le corna stanno bene su tutto. Ma io stavo meglio senza! edito dalla Mondadori.

Gli scrittori occasionali stanno uccidendo la letteratura

Inutile stare qui a parlare del curriculum del nuovo astro della nostra letteratura, la quale ha dichiarato di non aver mai letto nulla, se non due libri in tutta la sua vita, quanto piuttosto di come il suo caso sia l’ennesima dimostrazione di come l’editoria concepisca al giorno d’oggi la letteratura e l’oggetto libro: un ornamento, un semplice gingillo superfluo utile al solo scopo di accrescere la notorietà di questi scrittori occasionali, personaggi che pur di aumentare il loro numero di seguaci (e di soldi in tasca) decide di buttarsi nel mondo dei libri. Un mondo che, francamente, sembrano conoscere ben poco, dato che gran parte di questi scrittori occasionali non scrive con le proprie manine, ma sfruttando l’anonimato dei ghostwriters.

Esatto, avete capito bene. Pensavate davvero che i vostri beniamini del web, dopo una dura giornata trascorsa a registrare e montare video, si seggano davanti ad una scrivania in legno nel silenzio della notte e nel buio di una stanza illuminata dalla sola luce della candela e scrivano su carta e con penna d’oca o con una macchina da scrivere le loro res gestae e di come sono arrivati a divenire quel che sono ora? Sbagliato.

Lo so che è brutto da dire, ma ci sono molti youtuber e influencer che non sanno nemmeno costruire una semplice frase seguendo l’ordine SVO (soggetto, predicato verbale e complemento oggetto. Roba del tipo “Luca mangia la mela“) e quindi, per non sfigurare davanti alle orde di fan che li idolatrano e che davanti alle loro foto accendono dei lumini, un po’ come facevamo noi negli anni ’90 che avevamo un altarino con i poster e tutto il merchandising dei Backstreet Boys o delle Spice Girls, decidono di affidarsi a chi l’italiano lo ha studiato pagandolo più o meno bene per poi prendersi il merito.

Ma d’altro canto va bene così, no? In fondo questi scrittori occasionali non sfonderanno mai nel mondo della letteratura e resteranno per sempre confinati nei loro ambiti di appartenenza e possiamo dormire sonni tranquilli. Invece il problema è più che evidente: queste operazioni commerciali stanno uccidendo non soltanto il mondo dell’editoria, ma anche quello della letteratura.

Riflettiamoci un attimo. Tra 15, 20, 50 anni, quando le future generazioni studieranno questo periodo storico e guarderanno ai suoi modelli culturali e sociali, quali conclusioni ricaveranno?

Mi arrabbio perché il nostro paese è pieno di giovani infiammati da idee, sogni, progetti che non possono non trovare espressione se non nell’arte. E la letteratura è un’arte, una di quelle che riesce a farti pensare e ragionare, a veicolare messaggi e a costruire la tua persona tramite storie ben narrate e riflessioni necessarie. Tutte cose che la “letteratura” degli scrittori occasionali non ha e non avrà mai, per il semplice fatto che non è letteratura: è un semplice oggettino da appendere sullo scaffale per vantarsi con gli amici.

Se gran parte delle persone continuerà a sbeffeggiare e a farsi burla di chi ha avuto il coraggio di intraprendere studi poco remunerativi come quelli umanistici nella società italiana odierna, ridotta a campagne elettorali sulle spiagge, selfie fatti dall’influencer di turno che veicola l’importanza del denaro e dell’immagine in luogo di quella dell’anima e altri personaggi che diventano famosi solo grazie a beceri e inutili tormentoni che esaltano la mediocrità e che legittimano gli insulti a chi non si accontenta di osservare la punta dell’iceberg, allora non si può fare altro se non dichiarare la morte della letteratura, di quella piena di storie vissute e di messaggi che stimolano un dibattito.

Per quanto le piccole case indipendenti potranno portare avanti una coraggiosa lotta per rivendicare la legittimità di questa arte, nulla si potrà fare fino a quando non crollerà il marcio sistema che continuerà a dare seguito agli scrittori occasionali. Intanto gli scrittori, quelli veri, li incontrate ogni giorno mentre vi servono il caffè al bar o quando vi danno un volantino per strada e li mandate a quel paese. 

Ma al giorno d’oggi va così, perciò: «Viva la Merda!!»

Ciro Gianluigi Barbato

Fonte immagine copertina: https://www.deejay.it/articoli/giulia-de-lellis-pubblica-un-libro-e-confessa-il-18-aprile-ho-scoperto-di-avere-le-corna/

A proposito di Ciro Gianluigi Barbato

Classe 1991, diploma di liceo classico, laurea triennale in lettere moderne e magistrale in filologia moderna. Ha scritto per "Il Ritaglio" e "La Cooltura" e da cinque anni scrive per "Eroica". Ama la letteratura, il cinema, l'arte, la musica, il teatro, i fumetti e le serie tv in ogni loro forma, accademica e nerd/pop. Si dice che preferisca dire ciò che pensa con la scrittura in luogo della voce, ma non si hanno prove a riguardo.

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