Diario di uno studente di Lettere
Ore 6.00: mi sveglio speranzoso di riuscire ad arrivare in tempo per le 9.00, ora in cui inizio il corso.
Mentre mi preparo, inizio a demoralizzarmi pensando alla battaglia che dovrò fare per entrare in treno, già probabilmente in ritardo; nonostante ciò, cerco di non pensarci; con ottimismo prendo lo zaino e m’incammino verso la stazione.
Ore 7.45: sono arrivato in stazione da più di 15 minuti, e continuo ad aspettare il treno, sperando non invano.
Ore 8.23: il treno è finalmente arrivato, peccato sia stracolmo dei tanti sfortunati pendolari; per entrare sgomito a fatica e quasi mi manca il respiro. Ci mettiamo in viaggio.
Ore 9.10: dopo dieci minuti a passo di marcia arrivo finalmente all’università; ero indeciso se prendere la metro o meno, in quanto la frequenza è circa di un quarto d’ora.
Entro in aula e lo spettacolo davanti ai miei occhi è raccapricciante: centinaia di ragazzi stipati l’uno accanto all’altro, sul pavimento, sui gradini, sui davanzali delle finestre e sui termosifoni: qualsiasi spazio diventa un posto. Intanto la prof. ha iniziato la lezione e mi rendo conto che seguire sarà faticosissimo, se non impossibile.
Ore 10.50: finalmente posso prendere una boccata d’aria e fare una pausa. Mi accorgo che sul piano della mia aula non ci sono bagni, e un cartello mi avvisa che si trovano giù in cortile. Non è così immediato arrivarci, guardo l’orologio, e mi rendo conto che non faccio in tempo neanche a prendere un caffè. D’altronde mi è quasi passata la voglia, viste le condizioni del bagno!
Ore 11.00: l’aula non è del tutto piena, ma i quaderni sui banchi garantiscono il posto a sedere per chi li ha lasciati; anche se il posto è stato probabilmente “guadagnato” da studenti che si sono alzati ancora prima di me, non riesco a sopportare di dovermi sedere a terra con tante sedie libere!
Ore 14.30: la mia giornata universitaria si è conclusa. Avrei dovuto già finire da un’ora circa; ma tra proiettori singhiozzanti e professori in ritardo, rischio di perdere il treno.
Ore 14.40: sono arrivato affannato in stazione, ma invano: il treno è ormai partito. Sono costretto a dover prendere quello che arriverà alle 15.15…SE TUTTO VA BENE!
In queste condizioni siamo migliaia; nonostante ogni anno paghiamo onerose tasse, dov’è la nostra tutela? Come possiamo formarci in maniera adeguata se i presupposti sono controproducenti?
Fino a che punto potremo resistere?
È esasperante il disinteresse delle istituzioni, sia universitarie, sia quelle del servizio pubblico, a cui dobbiamo quotidianamente assistere.
È forse pretendere troppo ricevere i servizi per cui paghiamo?
Come possiamo diventare i futuri dirigenti del Paese se gli esempi sono questi?
Studenti senza un posto fisso
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