Confondere il veganesimo con una moda, o uno stile di vita alternativo un po’ più etico e ambientalista, ma principalmente indirizzato a cambiare le abitudini alimentari e migliorare le proprie condizioni di salute, è una grave banalizzazione di quella che è, in realtà, una scelta politica. Essere vegan significa smontare le fondamenta speciste del nostro sistema e scegliere di lottare in difesa dei più oppressi tra gli oppressi: gli animali. In questo articolo illustriamo cos’è il veganesimo e la sua correlazione con l’antispecismo e il femminismo.
1. Cos’è il veganesimo: antispecismo
La lotta vegan individua la sua ragion d’essere nell’antispecismo, movimento filosofico e culturale figlio delle neoavanguardie sessantottine, che, come suggerisce il termine stesso, si oppone allo specismo, ovvero l’attribuzione di un valore superiore a determinate specie (al vertice di tutte quella umana) rispetto ad altre. Il principio basilare dello specismo è che gli esseri umani abbiano il diritto di sfruttare gli animali in quanto esseri non dotati di coscienza, e perché “necessario” per la sopravvivenza della civiltà umana: tale convenzione conferisce il potere di classificare le specie animali in chiave utilitarista, ovvero sulla base della loro funzione e fruibilità per gli umani. La forma mentis specista crea dunque un subdolo doppio standard per cui l’uccisione di un maiale o un gallo, visti come pura merce da vendere e consumare, non suscita la stessa indignazione di quella di un cane o di un gatto, che adempiono, invece, alla loro utilità rivestendo la funzione di animali domestici. Diventare vegan non equivale banalmente solo a eliminare di ogni traccia di alimento animale nella nostra dieta, ma anche a decidere di decostruire la prospettiva specista dei nostri comportamenti, delle interazioni sociali e del linguaggio.
2. Antispecismo e femminismo: perché la lotta vegan è intersezionale
Per capire meglio cos’è il veganesimo, bisogna anche comprendere la sua correlazione con il femminismo. Perché durante le manifestazioni di collettivi e attivisti la lotta femminista e intersezionale viene spesso e volentieri rivendicata come vegan? Il femminismo intersezionale supera quello tradizionale inteso semplicemente come conquista di pari diritti per uomini e donne, e implica invece la convergenza di tutte le oppressioni (non solo quella femminile, ma anche quella nera, queer e, appunto, quella animale) in un unico punto di “intersezione”, che è la lotta finalizzata ad abbattere le gerarchie di potere, e, di conseguenza, a decostruire i binarismi e le polarizzazioni che le regolano. L’antispecismo rivendica la facoltà degli animali di essere soggetti titolari di diritto al pari degli esseri umani, in quanto capaci di provare emozioni e dolore, oltre che di stringere rapporti sociali: questa facoltà viene però loro negata, in quanto fondamentali nei meccanismi malsani che regolano i cicli della produzione. Il potere è, nella sua personificazione, l’uomo bianco, etero, cis e imprenditore miliardario, che decreta chi merita più compassione tra le soggettività marginalizzate sulla base della loro funzione di producer class, ovvero di quanto una soggettività produca e soddisfi il fabbisogno della medio-alta borghesia e dei ricchi, che sono invece la consumer class per eccellenza. Da ciò che consegue che gli animali sono la più oppressa tra le categorie, e che si rende necessaria una rivalutazione profonda dei rapporti tra individui umani e non umani.
3. Veganesimo, perché no? Vantaggi ambientali e salutistici
Cos’è il veganesimo e quali vantaggi comporta? L’industria animale e il settore dell’allevamento sono tra i più impattanti sull’ambiente: nella seconda metà del ‘900 il consumo globale di carne è aumentato di almeno 5 volte, e questa crescita esplosiva si è rivelata incompatibile con i ritmi naturali terrestri, provocando diversi problemi come inquinamento delle acque, deforestazione, degradazione del suolo ed emissioni di gas serra. Inoltre, la comunità scientifica ha iniziato a mostrare maggior interesse nei vantaggi salutistici derivanti da una dieta vegana, sulla quale ruotano ancora tantissime idee preconcette. Una dieta ricca di vegetali regala molti nutrienti, tra cui vitamina E, che dona vigore e resistenza; inoltre, l’associazione tra legumi e cereali consente di avere proteine prive di grassi saturi e meno acidificanti di quelle animali, tutto ciò a condizione che si sostituisca bene gli alimenti e che ci si rivolga a una figura professionale che sappia guidare nella transizione.
L’essere umano è come un virus che stravolge gli ecosistemi e gli equilibri della Terra con la scusa di garantire la sua sopravvivenza. Conseguentemente, il mondo si sta riadattando per difendersi e garantire la sua di sopravvivenza, che a differenza della nostra è seriamente minacciata: il capitalismo, nelle sue strutture di potere e di oppressione, è un patto con il diavolo che ha esacerbato la presunzione dell’umano di poter dominare il mondo, arrogandosi il diritto di sfruttare i più deboli, senza renderci conto che non siamo nient’altro che una microscopica macchia nell’universo. Adesso, questo sistema si sta auto-distruggendo insieme ai suoi artefici.
Fonte immagine: Wikimedia Commons (ChristianeBailey)