La dipendenza da ecstasy (MDMA) è un disturbo legato all’uso di una potente sostanza psicoattiva sintetica. L’MDMA, acronimo di 3,4-metilenediossimetanfetamina, è una droga sintetica che agisce sia come stimolante che come alterante della percezione. Sebbene sia stata sintetizzata per la prima volta all’inizio del XX secolo, la sua diffusione come sostanza ricreativa a partire dagli anni ’80 l’ha resa una delle droghe più comuni in contesti come feste e club, esponendo a gravi rischi per la salute fisica e mentale.
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Come agisce l’MDMA sul cervello
L’MDMA esercita i suoi effetti principalmente aumentando l’attività di tre neurotrasmettitori cerebrali: la serotonina, la dopamina e la noradrenalina. Il suo impatto più significativo è sulla serotonina, che regola umore, empatia, sonno ed emozioni. L’ecstasy provoca un rilascio massiccio di serotonina, causando le sensazioni di euforia, connessione emotiva e aumentata socialità ricercate dai consumatori. Tuttavia, è proprio questo meccanismo a rendere la sostanza pericolosa, sia a breve che a lungo termine.
Effetti a breve termine e rischi immediati
Gli effetti dell’MDMA si manifestano solitamente entro 20-60 minuti dall’assunzione, che avviene tramite pasticche, capsule o, più raramente, polvere da inalare. È fondamentale distinguere gli effetti ricercati dai gravi rischi che li accompagnano.
| Effetti ricercati a breve termine | Rischi e pericoli immediati |
|---|---|
| Aumento di empatia e sensazione di vicinanza emotiva, euforia e aumento dell’energia, maggiore socievolezza e percezioni sensoriali alterate. | Ipertermia (colpo di calore), disidratazione, tachicardia e aumento della pressione, ansia, paranoia, nausea, digrignamento involontario dei denti e crampi muscolari. |
Il rischio più grave è l’ipertermia, un pericoloso aumento della temperatura corporea che può portare a insufficienza renale e danni al sistema cardiovascolare, soprattutto se la sostanza è assunta in luoghi affollati e caldi come le discoteche.
Rischi a lungo termine e sviluppo della dipendenza
L’uso cronico di ecstasy può portare a conseguenze durature. L’esaurimento delle riserve di serotonina causa il cosiddetto “come-down” o crollo, caratterizzato da depressione, ansia, irritabilità e disturbi del sonno nei giorni successivi all’uso. A lungo termine, la ricerca suggerisce che l’MDMA possa avere effetti neurotossici, danneggiando le cellule che producono serotonina e portando a problemi di memoria, difficoltà di concentrazione e alterazioni dell’umore persistenti. La dipendenza si sviluppa quando l’uso diventa compulsivo, nonostante la consapevolezza delle conseguenze negative.
La situazione in Italia: dati e normative
In Italia, l’MDMA è inserita nella Tabella I delle sostanze stupefacenti, rendendone illegali la produzione, il possesso e il consumo. Secondo la Relazione annuale al Parlamento sulle tossicodipendenze, l’ecstasy rimane una delle sostanze più diffuse tra i giovani, specialmente nella fascia d’età 15-24 anni. Sebbene i dati sui decessi correlati a singole sostanze siano complessi, l’MDMA è spesso coinvolta in casi di intossicazione acuta, spesso in combinazione con altre sostanze come alcol, cocaina o cannabis.
Come uscire dalla dipendenza da ecstasy
Affrontare una dipendenza da ecstasy richiede un supporto professionale. Il primo passo è riconoscere il problema e chiedere aiuto. In Italia esistono servizi pubblici dedicati, gratuiti e che garantiscono l’anonimato:
- SerD (Servizi per le Dipendenze Patologiche): presenti in ogni ASL, offrono un team di medici, psicologi ed educatori per costruire un percorso di recupero personalizzato.
- Telefono Verde Droga (800 186 070): gestito dall’Istituto Superiore di Sanità, fornisce un primo contatto di ascolto, consulenza e orientamento verso i servizi territoriali più adeguati.
Il percorso terapeutico si concentra sulla gestione dei sintomi psicologici, come depressione e ansia, e sullo sviluppo di strategie per prevenire le ricadute.
Fonte dell’immagine di copertina: Pixabay
Articolo aggiornato il: 24/09/2025

