Droghe naturali, quali sono e il loro utilizzo

Droghe naturali, quali sono e il loro utilizzo

Il rapporto tra l’uomo e le droghe naturali è complesso e longevo. Fin dai tempi più antichi infatti l’uomo ha fatto uso di sostanze ottenute da piante, funghi o elementi organici, per diversi fini: rituali, fini terapeutici o, ancora più semplicemente, per fini ricreativi. Questi elementi naturali con potere stupefacente hanno avuto un importante ruolo e peso sulle diverse società e civiltà umane nel corso dei secoli, come quella egizia nella quale veniva usato l’oppio come medicinale o per avvicinarsi alle divinità, o ancora nelle popolazione indigene dell’America latina nelle quali gli sciamani impiegano erbe miracolose come la peyote o l’ayahuasca come ponte verso le divinità. Vediamo quali sono le droghe naturali più famose e utilizzate.

Droghe naturali più famose e utilizzate

1. Peyote

La prima delle droghe naturali più famose è il Peyote. In Messico cresce un piccolo cactus carnoso dalle potenti proprietà allucinogene, da sempre note tra le popolazioni del Messico precolombiano. La grande diffusione di questa pianta, però, avviene con gli Aztechi che ne fecero largo uso come peyotl o pane degli dei, in gran parte delle loro cerimonie. Da questa denominazione deriva il nome peyote. Nel cactus la sostanza psicotica del peyotl è nelle piccole escrescenze dai toni verdi e blu, tradizionalmente chiamate botones che vengono consumati freschi, o seccati, e contenenti l’alcaloide della mescalina, ed è questo l’elemento dagli effetti psichedelici. È caratterizzato da un sapore molto amaro e a volte vengono ridotti in infusi o mescolati ad alimenti dolcificanti, ma l’uso tradizionale è per masticazione.

Le prime notizie di questa pianta arrivano dagli spagnoli nel XVI secolo che ne parlano come di una pianta dalle proprietà diaboliche. Il sovrano Filippo II inviò il medico reale e botanico Francisco Hernàndez ad esplorare i domini coloniali per trovare proprietà curative nelle piante, in quella che fu la prima missione naturalistica e botanica nella storia del Nuovo Mondo, svelando una grande quantità di piante nuove. Nella sua spedizione Hernàndez studiò le proprietà del cactus peyote e lo classificò come «pianta medicamentosa», chiamandolo Peyote Zacatencis, conservando la denominazione indigena originale di Peyotl. Tentarono però di estirparne l’uso religioso e cerimoniale, proibendolo nella ritualità in tutte le popolazioni indigene. Questi tentativi però ebbero scarsi risultati e, per fortuna, le cerimonie del Peyotl riuscirono a sopravvivere ad ogni persecuzione.

Tradizionalmente consumati crudi o cotti dalle popolazioni indigene, dagli estratti ridotti in polvere se ne traeva la sostanza come droga, mentre dai semi della Sophora secundiflora, gli indigeni nordamericani ricavavano un infuso allucinogeno per i riti sciamanici di vario genere. Oltre al peyote sono varie le droghe naturali che contengono sostanze dagli effetti allucinogeni adoperate tradizionalmente dalle popolazioni indigene americane, come i Cactus Echinopsis del genere Pachanoi.

2. Ayahuasca

Un’altra delle droghe naturali più utilizzate, ma forse meno famosa, è l’Ayahuasca, un decotto psichedelico e curativo prodotto con piante sacre e utilizzato da almeno 2500 anni tra le popolazioni indigene. Il significato del termine ayahuasca è letteralmente «corda che collega il mondo dei vivi con il mondo degli spiriti», o più semplicemente la liana dei morti. Si tratta di una parola di origine quechua e si riferisce sia alla sostanza che a una delle piante che la genera. Si tratta di una sostanza così storica che esiste anche una leggenda secondo cui sarebbe magica, poiché le piante utili per la sua produzione sarebbero nate dalla tomba di due sposi, un uomo del cielo e una donna della terra, che promisero di aiutare l’umanità a guarire. E forse è anche da questo mito che, nella realtà, a questa sostanza sono state attribuite caratteristiche terapeutiche.

3. Charas

La terza tra le droghe naturali più famose è il Charas. Si tratta di un estratto della cannabis, un tipo di hashish particolarmente pregiato, originario delle regioni asiatiche del Pakistan e del Nepal. A renderlo così unico è il metodo di preparazione, che avviene per estrazione dalle infiorescenze fresche. Ogni autunno, l’aria si riempie di polline e l’annuale migrazione di viaggiatori sale sulla Parvati Valley in cerca del miglior fumo. L’estrazione del charas viene effettuata manualmente, tramite sfregamento, rendendo il prodotto di altissima qualità e di altissima efficienza.

La storia del charas è più che millenaria

Nell’antichità come oggi, le infiorescenze di cannabis venivano lavorate a mano in India, in Pakistan e in Nepal, soprattutto nella valle di Parvati e nel Kashmir, dove vengono coltivate le piante liberamente sulle pendici delle montagne e sapienti contadini se ne prendono cura. Come le altre droghe naturali che abbiamo citato, anche il charas ha a che vedere con la spiritualità e le pratiche religiose della popolazione locale, tanto che la divinità Shiva è spesso rappresentata nell’atto di fumare un chillum e alcuni riti prevedono il consumo di charas. La produzione di charas richiede pazienza, ore di lavoro e molta marijuana; si forma infatti con i boccioli di cannabis che vengono sfregati con i palmi delle mani, in modo tale da ottenere della resina scura sulla pelle. L’intervento manuale è decisivo per preservare l’essenza delle piante, evitare l’intromissione di scarti e garantire l’altissima qualità del prodotto finale.

Fonte immagine in evidenza: Wikipedia

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