La scoperta dell’America: le 6 cose da sapere

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La scoperta dell’America ha segnato, secondo la cronologia storica, la fine del Medioevo e l’inizio dell’Età Moderna. Ecco le 6 cose da sapere.

«Chissà cosa avrebbe scoperto Colombo se l’America non gli avesse sbarrato la strada». Lo scrittore inglese Jonathan Swift spiegò con queste parole il carattere casuale della scoperta dell’America effettuata nel 1492 da Cristoforo Colombo, navigatore genovese che alla ricerca di una via per le Indie scoprì un nuovo continente. 

Nell’aprile del 1492 Colombo, dopo aver incassato un rifiuto dai Portoghesi non interessati all’impresa, ottenne dalla regina Isabella di Castiglia l’autorizzazione e i mezzi per mettere in atto il progetto di «buscar el Levante por el Ponente», di raggiungere cioè le Indie navigando verso Occidente.  

L’idea audace di Colombo maturò in seguito alla lettura de Il Milione di Marco Polo, le cui descrizioni della Cina lo avevano affascinato, e trasse forza dalle notizie sulla sfericità della Terra e sulla vicinanza delle coste dell’Europa a quelle della Cina. 

Il navigatore genovese partì quindi dalle Canarie, isole spagnole nell’Oceano Atlantico al largo dell’Africa, nell’agosto del 1492 con tre navi: la Niña, la Pinta e la Santa Maria. La scoperta dell’America stava per avvenire. 

Ecco 6 cose da sapere:

1) Il viaggio di Colombo fu difficile e a rischio di ammutinamento

La partenza avvenne alle sei del mattino del 3 agosto 1492 da Palos de la Frontera. Il 6 agosto si ruppe il timone della Pinta e si credette a un’opera di sabotaggio, quindi Colombo e l’equipaggio furono costretti a uno scalo di circa un mese a La Gomera per le necessarie riparazioni. 

Si approfittò della sosta per modificare anche la velatura della Niña, trasformandola da latina a quadra per meglio adeguarla alla navigazione oceanica. Le tre navi ripresero il largo il 6 settembre spinte dagli alisei, dei quali Colombo conosceva l’esistenza. Questi venti spirano sempre da est verso ovest formando stabilmente una striscia di nuvole galleggiante nell’aria, tanto che l’ammiraglio nel giornale di bordo scrisse: «Si naviga come tra le sponde di un fiume».

Le caravelle navigarono per un mese senza che i marinai riuscissero a scorgere alcuna terra. Il 16 settembre le caravelle cominciarono a entrare nel Mar dei Sargassi e Colombo approfittò dello spettacolo delle alghe galleggianti (un fenomeno tipico di questo mare) per sostenere che tali vegetali erano sicuramente indizi di terra vicina (cosa in realtà non vera), tranquillizzando temporaneamente i suoi uomini. A partire dal giorno 17 si osservò con stupore il fenomeno assolutamente sconosciuto della declinazione magnetica: la bussola indicava il polo magnetico distaccandosi sempre più dal nord geografico, col rischio di allontanare le navi dalla loro rotta.

Questi strani fenomeni ebbero l’effetto di spaventare i marinai e la tensione crebbe inevitabilmente. Il 6 ottobre Colombo registrò di aver percorso 3652 miglia, già cento in più di quante ne aveva previste. Lo stesso giorno vi fu una riunione generale dei comandanti a bordo della Santa Maria, durante la quale il capitano Martín Pinzón suggerì di cambiare rotta da ovest a sud-ovest. Il 7 ottobre Colombo decise di virare quindi verso sud-ovest, avendo visto alcuni uccelli dirigersi verso quella direzione.

Il giorno 10 vi fu un principio di ammutinamento; Colombo, più che mai fermo nella propria idea e forte degli studi che aveva compiuto nel corso del viaggio, riuscì forse a ottenere un accordo: se entro tre o quattro giorni le vedette non avessero scorto alcuna terra le caravelle sarebbero tornate indietro o si sarebbe deciso diversamente.

Giovedì 11 ottobre si ebbero alcuni segnali positivi: furono avvistati diversi oggetti fra cui un giunco, un bastone e un fiore fresco che un marinaio pescò in mare e soltanto la vicinanza della terra emersa poteva giustificare questi ritrovamenti. Durante la notte Colombo si disse convinto di avere intravisto in lontananza una luce, «como una candelilla que se levava y se adelantaba» (“come una piccola candela che si levava e si agitava”).

Fu solo alle due di notte di venerdì 12 ottobre 1492 che il marinaio Rodrigo de Triana, a bordo della Pinta, distinse finalmente la costa (tuttavia, il premio in denaro promesso al primo che avesse avvistato la terra fu aggiudicato a Colombo).

La mattina del 12 ottobre le caravelle riuscirono a trovare un varco nella barriera corallina e gli equipaggi riuscirono a sbarcare su un’isola chiamata, nella lingua locale, Guanahani, che Colombo battezzò con il nome di San Salvador; l’identità moderna di questa isola corrisponde, presumibilmente, con quella di un’isola delle Bahamas.

2) La scoperta dell’America fu frutto di un errore

Cristoforo Colombo arrivò nel nuovo continente per “errore”. Egli sosteneva infatti che la Terra avesse un diametro più piccolo di quello effettivo. A quell’epoca, in effetti, nessuna nave sarebbe stata in grado di compiere gli oltre 20000 km che separano la Spagna dal Giappone, se non altro perché non esisteva nave capace di stoccare a bordo un quantitativo di provviste sufficienti al compimento del viaggio, che avrebbe richiesto – in condizioni ottimali – più di quattro mesi.

I calcoli di Colombo erano sbagliati: stimava in appena 4400 km la distanza dalle isole Canarie alla costa asiatica, un valore cinque volte più piccolo di quello reale. La grande fortuna di Colombo fu quindi che il suo viaggio venne molto ridotto, perché sulla strada per le Indie trovò le Americhe, altrimenti la sua spedizione sarebbe sicuramente perita in mezzo all’oceano, o sarebbe tornata indietro.

3) Perchè il nome “America”?

Se Colombo ha scoperto l’America, come mai non chiamiamo il continente “Colombia”? Termine che oggi indica solo uno dei suoi Stati nazionali. Molto probabilmente questo si deve al fatto che Colombo fino all’ultimo dei suoi giorni restò convinto di aver trovato una via più semplice per raggiungere le Indie. Pensando di essere arrivato in Cina toccò Cuba e Haiti (che chiamò Hispaniola).

Credette anche di essere arrivato in Giappone perché confuse la parola indigena Cibao con Cipango, nome dato nel Medioevo al Paese asiatico. Oggi il continente si chiama America perché un altro italiano, il navigatore e cartografo Amerigo Vespucci, fu il primo a disegnare una mappa dettagliata che definisse il Nuovo Mondo. Il testo del 1502 in cui Vespucci scrisse queste conclusioni, Mondus Novus, fece il giro d’Europa tanto che nel 1507 un geografo tedesco, Martin Waldseemüller, indicò per la prima volta come “America” il Nuovo Mondo scoperto da Colombo.

4) Con la scoperta dell’America arrivano in Europa nuovi alimenti

Dal nuovo continente iniziarono ad arrivare oro e alimenti sconosciuti in Europa, oggi completamente integrati nella nostra alimentazione e nel nostro stile di vita come: il mais, il cacao, il pomodoro, il tabacco, la patata.

Il pomodoro – di cui gli Spagnoli importarono i semi – fu in principio ritenuto velenoso e quindi utilizzato solo per abbellire parchi e giardini nobiliari. E una sorte simile toccò alla patata che – nei suoi primi decenni nel nostro Continente – fu utilizzata solo per alimentare il bestiame, per giungere solo successivamente alle case e alle cucine dei cittadini europei.

Grande successo ebbe invece il mais che – sin dalla sua scoperta a Cuba da parte dello stesso Colombo – divenne subito popolare nelle cucine spagnole e portoghesi per la preparazione della farina. Anche i fagioli si diffusero rapidamente e – grazie alla loro maggiore resa nell’orto – presero ben presto il posto della varietà fino ad allora conosciuta nel Mediterraneo. Si trattava di una coltura precedente già utilizzata dagli antichi Romani e Greci che quindi fu sostituita, tanto che oggi per noi è sconosciuta. Arrivarono in Europa anche frutti esotici come l’ananas e la papaya.

5) Colombo non fu il primo ad arrivare in America

Prima di Colombo già alcuni popoli avevano compiuto dei tentativi verso il nuovo continente, come ad esempio i vichinghi (che certamente giunsero a Terranova, in Canada) e i portoghesi, che avevano colonizzato le Azzorre, situate al largo nell’Atlantico; alcuni colonizzatori islandesi erano giunti inoltre in Groenlandia. Comunque, nonostante l’America fosse già stata quasi sicuramente raggiunta da altri popoli, a Colombo va il merito di aver innescato uno straordinario processo di colonizzazione del nuovo mondo, portando così alla vera e propria scoperta di esso da parte di tutti. I vichinghi e gli islandesi non colonizzarono su larga scala le nuove terre scoperte, abbandonandole dopo poco, probabilmente perché molto lontane e in parte inospitali.

6) Il rapporto con gli indigeni

Alla scoperta dell’America, Colombo non trovò disabitate quelle terre sconosciute. Chiamò Indios (poiché convinto di essere arrivato nelle Indie) i membri delle tribù che abitavano quei luoghi, e fu accolto benevolmente da tutti… o quasi. Nel 1494, quando sbarcò in Giamaica, fu accolto dagli indigeni con ostilità.

Così pare che radunò i capitribù ed annunciò solennemente che il dio degli Spagnoli li avrebbe puniti a causa del loro comportamento sospettoso, sottraendo loro la Luna (in realtà sapeva che si sarebbe verificata un’eclissi). Quando gli indigeni la videro “sparire” a poco a poco, si buttarono ai piedi del grande navigatore e lo pregarono di farla ricomparire, promettendogli tutta la collaborazione possibile.

 

Nunzia Serino

A proposito di Nunzia Serino

Nata a Giugliano in Campania (NA) nel 1987, ha studiato Lettere Moderne e Filologia Moderna all'Università degli Studi di Napoli Federico II. Docente di Lettere presso la Scuola Secondaria di I grado e giornalista pubblicista, ricopre il ruolo di Editor e Caporedattrice sezione Cinema e Cultura per Eroica Fenice.

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