Le uova rosse di Ischia: tradizione, storia e natura

Le uova rosse di Ischia: tradizione, storia e natura

Le uova rosse sono una tradizione pasquale piuttosto diffusa, un pò in tutta Italia, ma vede il suo massimo splendore in Campania ed in particolar modo ad Ischia.
“A Ischia non è Pasqua senza uova rosse”, è una affermazione che frequentemente si sente pronunciare, soprattutto da coloro che da anni oramai vanno alla ricerca della cosiddetta “robbia”.

Proveniente dall’estremo Oriente, la Robbia o Garzana (Rubia Tinctorium) è la pianta del genere Rubiacee che è utilizzata per donare il colore rosso alle uova sode, tipicamente pasquali.
La radice con il trascorrere del tempo è diventata spontanea nell’ambito della flora italiana, pur essendo molto antica. Dal Neolitico fino alla fine dell’Ottocento, insieme all’Isatis e alla Reseda, è stata tra le piante fondamentali per l’estrazione dei tre colori principali: rosso, blu, giallo.

Ad Ischia colorare le uova di rosso è una vera e propria tradizione, non solo culturale, ma anche gastronomica. Le uova “tinte” hanno un sapore caratteristico, che rimanda ai tempi antichi.

Come si realizzano le uova rosse?

Una volta raccolte le radici (solo quelle rosse, non quelle gialle che rischiano invece di far rompere le uova) bisogna pestarle con una pietra o con un martello, per far sì che il pigmento che funge da colorante fuoriesca. Sistemare la “robbia” in una pentola alta, e adagiare poi le uova tra le radici provando a non metterle troppo vicine. Portare ad ebollizione a fiamma alta; una volta raggiunta l’ebollizione ridurre la fiamma. 

Occorre considerare che le uova per diventare sode impiegano circa mezz’ora, ma il tempo necessario affinché si colorino è un’ora. Una volta cotte attendere che l’acqua si raffreddi del tutto e sollevare delicatamente le uova. Per donare lucentezza alle uova, tamponare il guscio con un batuffolo di cotone intriso si olio di oliva.

Le uova rosse di Ischia: storia e cultura 

Le origini di questa tradizione ischitana si rifà alla presenza greca sull’isola verde; ricordiamo infatti che Ischia fu colonizzata dagli Eubei (Evia, in greco) nel VIII sec. a.C., col nome di Pithecusa, è la più antica colonia greca del Mediterraneo occidentale.
Aneddoto storico molto importante è la consuetudine anche in Grecia, precisamente a Patmos di realizzare uova rosse nello stesso modo, ossia con la radice di robbia. Le uova rosse ischitane dunque, rappresentano una sorta di legame storico con la Grecia, in un continuum che non smette mai di sorprendere.

Dunque, non si tratta solo di gastronomia, ma e soprattutto di riti che si perpetuano, di famiglia in famiglia, ormai da secoli.

Inoltre, proprio l’uovo è sempre stato un simbolo importante durante il periodo primaverile, poiché rappresenta la rinascita della vita e quindi della natura.

Il colore rosso simboleggia la passione di Cristo, il suo sangue. Un elemento ancora forte nella tradizione greco-ortodossa, dove ancora oggi è consuetudine portare in tavola uova rosse decorate in modo artistico

Una volta realizzate le uova rosse, si disporranno all’interno dei sepolcri realizzati in casa facendo germogliare dell’orzo o semplici lenticchie, si possono anche decorare con disegni e forme varie, per poi essere gustate in tutta la loro bontà.
Dialettalmente le radici usate per colorare le uova rosse si chiama Rova, termine che deriva da robbia, una delle più conosciute tra le piante perenni per colorare i tessuti in maniera naturale.
Le radici di robbia sono vendute dai fruttivendoli e quindi facilmente reperibili, ma andarle a cercare in determinate zone dell’isola, ovviamente rispettando la flora locale, è tutt’altra cosa.
È per questo che le donne, ma anche tanti giovani ischitani, sono soliti andare a cercare personalmente i mazzetti di robbia per tingere le uova, magari da donare per Pasqua, o semplicemente da gustare in famiglia.

Immagine in evidenza: Gerardina Di Massa

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