Kierkegaard e Dante: il problema della scelta

Kierkegaard e Dante: il tema della scelta

Nella storia della filosofia e della letteratura, il tema della scelta ha occupato un posto centrale, esplorato da molti pensatori e scrittori di diverse epoche. Due figure notevoli che hanno affrontato questo tema in modi distinti sono Kierkegaard e Dante. In questo articolo vediamo i punti più importanti e le differenze sostanziali del loro pensiero.

Dante Alighieri e l’Inferno: La Scelta Morale

Nella Divina Commedia di Dante Alighieri, il tema della scelta morale è centrale. L’opera è strutturata come un viaggio attraverso l’Inferno, il Purgatorio e il Paradiso. Il protagonista Dante deve costantemente fare scelte morali, che determineranno il suo destino eterno. Queste scelte sono spesso presentate come bivi o croci di strade, simboleggianti le decisioni che gli individui devono affrontare nella vita.

Un esempio emblematico di questo tema è la scelta tra lavia di qui e lavia di là nell’Inferno, dove Dante deve decidere se seguire Virgilio attraverso l’Inferno o cercare una strada alternativa. Questo momento rappresenta la scelta tra il cammino della virtù e quello del peccato, un tema centrale nella sua filosofia morale. Ciò rappresenta una differenza evidente tra Kierkegaard e Dante, vediamo insieme il perché.

Søren Kierkegaard e l’Angoscia dell’Esistenza

Kierkegaard viene considerato padre dell’individualismo. La critica kierkegaardiana all’idealismo hegeliano si fonda sul concetto di esistenza. Mentre Hegel concepisce l’esistenza umana come l’espressione di una volontà razionale sottoposta all’Assoluto, Kierkegaard sottolinea l’importanza della specificità dell’individuo, punto fondamentale nel confronto tra Kierkegaard e Dante.

Nel XIX secolo, il filosofo danese ha affrontato il problema della scelta in modo profondo ed esistenziale. Nel suo lavoro, Kierkegaard ha sottolineato l’importanza della scelta individuale e dell’angoscia che spesso accompagna la presa di decisioni significative nella vita.

Kierkegaard ha introdotto il concetto di “angoscia” come un sentimento inevitabile che sorge quando un individuo è costretto a scegliere tra alternative esistenziali fondamentali. Questa angoscia deriva dalla consapevolezza dell’individuo della propria responsabilità nell’affrontare scelte che determineranno il corso della sua vita, indipendentemente dalla giustizia divina. Questo elemento dimostra la differenza del pensiero di Kierkegaard e Dante rispetto al tema della scelta.

Il Confronto tra Kierkegaard e Dante

Mentre Dante si concentra sulla scelta morale e sulla giustizia divina, Kierkegaard esplora la sfera dell’angoscia esistenziale e dell’individualità. Tuttavia, c’è un punto di contatto tra i due: entrambi riconoscono che le scelte hanno conseguenze profonde.

Dante presenta un sistema morale definito in cui le azioni sono giudicate da criteri divini, Kierkegaard sottolinea che la scelta individuale è intrinsecamente soggettiva e non può essere giudicata secondo parametri esterni. La sua filosofia dell’esistenza enfatizza la responsabilità dell’individuo di scegliere la propria via nella vita, indipendentemente dalle convenzioni sociali o religiose.

La non scelta di Kierkegaard e Dante

Ciò che accomuna questi due pensatori è invece il loro punto di vista sullanon scelta. Secondo il sommo poeta la “non scelta” rende gli uomini più vili dei peccatori, per questo ricevono la punizione divina, che li vede costretti a rincorrere eternamente una bandiera girevole che non riescono mai a toccare, a questa se ne aggiunge un’altra tutta umana: l’impossibilità di essere ricordati dai vivi. Il filosofo danese paragona la “non scelta” a un salto nel buio, che porta l’uomo ad una condizione di smarrimento eterno.

Fonte immagine: Pixabay

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