5 (+1) bellissimi dipinti di Jan Van Eyck

Chi era Jan Van Eyck?

Jan Van Eyck è il misterioso padre della pittura fiamminga, il quale con la sua opera e la sua incredibile padronanza della pittura ad olio, rivoluzionò per sempre l’arte all’inizio del quindicesimo secolo.  Nonostante l’incredibile influenza che i suoi quadri esercitarono sugli artisti dell’epoca, e la sua incredibile fama che in quegli anni si andava diffondendo in tutta Europa, del pittore olandese si conosce ben poco. Le notizie riguardo la sua biografia sono del tutto incerte, e persino la datazione della sua nascita e della sua morte risulta problematica. 
Tra le poche informazioni storicamente certe vi è sicuramente quella riguardante la sua attività di ambasciatore e pittore a corte del duca di Borgogna Filippo il buono, per il quale lavorò per la sua intera carriera.  

La rivoluzione della pittura ad olio: un nuovo realismo 

Grazie all’utilizzo della pittura ad olio, Van Eyck raggiunse dei livelli di realismo superbi, attraverso dettagli tecnici invidiabili e giochi di luce e ombre sensazionali. Fu uno dei primi pittori a studiare minuziosamente gli effetti della luce nel mondo reale, con l’intento di trasportarli fedelmente su tela. Ne sono un esempio le ambientazioni naturalistiche e le atmosfere terse e sfumate che spesso fanno da sfondo ai suoi quadri. Considerato come il “principe di tutti i pittori” per il suo tratto elegante, il gusto raffinato, la sensibilità alla cromia e l’altissima qualità pittorica, l’artista fiammingo appariva ai suoi contemporanei come un vero e proprio maestro rivoluzionario, dalle quali mani fluiva una nuova arte, capace di imitare il reale con incredibile dignità. Un talento sensazionale che ha stupito tutti e che continua a stupire ancora oggi. 

Crocifissione e Giudizio Finale, Metropolitan Museum, New York, 1430

Questo dittico, una delle prime opere attribuibile al maestro fiammingo, rappresenta un esempio lampante delle eccezionali abilità artistiche di Van Eyck, capace di trasmettere attraverso il ritratto di vicende bibliche, un profondo senso di bellezza e di spiritualità. Entrambe le scene, d’influenza medievale, si distinguono per l’incredibile elaborazione formale, soprattutto per quanto riguarda le schiere di personaggi. Un’opera splendidamente erudita, ricca di significati metafisici e che conserva con sé anche delle iscrizioni originali riportanti alcune frasi tratte dalla Bibbia, probabilmente scelte dall’artista per aiutare a interpretare correttamente le vicende.
Mentre nel pannello di sinistra vi è raffigurata la contrapposizione tra l’insensibilità dei soldati, il dramma delle Marie dolenti e la figura di Cristo, il quale, nonostante il martirio, conserva la sua sublime dignità. In quello di destra invece, secondo una disposizione tripartita, vi è, seguendo la tradizione medievale, in alto il Cristo giudice e a seguire sempre più piccoli, secondo un ordine gerarchico preciso, la Vergine, una schiera di santi e beati, l’arcangelo Michele, e infine una torbida marea indistinta di peccatori e dannati perseguitati dai demoni dell’inferno.

Il Polittico di Gand, Cattedrale di San Bavone, Gand, 1426-32

Iniziato dal misterioso fratello Hubert e completato poi magistralmente da Jan, Il Polittico di Gand ha incontrato fin da subito un plebiscito di consensi, per la sua perfezione, la naturalezza delle proporzioni e la verosimiglianza delle ombreggiature. Recensita dal De Beatis nel 1517 addirittura come “la più bella opera de Christiani”.
Il Polittico di Gand
viene considerato già nel quindicesimo secolo come un autentico capolavoro, fatto in maniera stupenda e con estrema intelligenza.  L’opera, la quale raccoglie diverse vicende, legate al tema della redenzione, ha sorpreso immediatamente per la sua varietà compositiva, e per il minuzioso lavoro di Van Eyck, che si può notare soprattutto nella caratterizzazione dei volti dei personaggi, quasi trecento e ognuno diverso dall’altro, nel dettaglio delle labbra di Maria, intente a proferire parola, nella ricchezza botanica delle scene del registro inferiore e nei corpi nudi di Adamo ed Eva, “esiliati” nei pannelli laterali.

Madonna del Cancelliere Rolin, Museo del Louvre, Parigi, 1435

La scena è ambientata in uno spazioso loggiato che attraverso ampie arcate si apre all’esterno, generando meravigliosi giochi di luci e ombre, tipici della pittura fiamminga.  La scena principale è tipica dei dipinti devozionali, in cui il cancelliere di Borgogna Nicolas Rolin prega in ginocchio la Madonna e il Bambin Gesù, che risponde benedicendo. Un altro elemento tipico della cultura fiamminga è l’atto di calare in un’ambientazione quotidiana una scena di argomento sacro. Risulta davvero incredibile, in questo dipinto, l’abilità da parte di Van Eyck nel riportare su tela perfettamente i minuscoli dettagli della scena, a partire dalle stoffe dei vestiti, gli elementi dell’architettura, fino ai particolari della città fluviale che si affaccia in lontananza sullo sfondo.

Jan Van Eyck, 5(+1) bellissimi dipinti

Madonna Alla Fontana, Museo reale delle belle arti, Anversa, 1439

Ultimo dipinto che conserva ancora la cornice originale con la datazione e la firma autografa di Van Eyck, La Madonna alla fontana è uno dei dipinti più apprezzati del pittore fiammingo. A differenza degli altri quadri in cui la Vergine viene ritratta vestita di rosso, qui Van Eyck utilizza per le vesti un colore che si avvicina al blu oltremare, tipico della cultura italiana, mostrando come negli ultimi anni della sua carriera fosse stato influenzato maggiormente dall’arte nostra penisola. L’opera è una sintesi perfetta di tutte le caratteristiche della pittura dell’artista fiammingo, caratterizzata dall’attenzione ai dettagli, dalla personalizzazione dei gesti e delle espressioni dei personaggi, dalla corporeità accentuata e dalla ricca schiera di elementi simbolici, come il rosario e il cespuglio di rose alle spalle dei personaggi.

Jan Van Eyck, 5(+1) bellissimi dipinti

I Coniugi Arnolfini e Ritratto di uomo con turbante rosso , National Gallery, Londra, 1434  e 1433 

Il quadro che celebra il matrimonio tra il mercante lucchese Giovanni Arnolfini e Giovanna Cenami è sicuramente il dipinto più famoso di Van Eyck, analizzato in lungo e in largo soprattutto per quanto riguarda l’atmosfera sospesa, intrisa di spiritualità e ricca di numerosi elementi simbolici. Uno degli elementi più interessanti però, è sicuramente lo specchio, che oltre ad essere stato rappresentato con una vividezza e un realismo disarmanti, nell’immagine riflessa nasconde il volto di un uomo col turbante rosso.

Jan Van Eyck, 5(+1) bellissimi dipinti

Secondo alcune ricostruzioni storiche, quell’uomo era proprio Jan Van Eyck, che si diceva essere solito indossare un turbante rosso, al quale era legatissimo. Seguendo questa teoria è possibile avanzare un’ulteriore ipotesi secondo la quale il “Ritratto di uomo con turbante rosso”(in copertina) potrebbe essere in realtà proprio un autoritratto del pittore fiammingo. Ancora una volta bisogna sottolineare l’abilità fuori dal comune del pittore belga nel rendere i dettagli materiali delle stoffe e  delle pieghe del copricapo. A differenza della tradizione ritrattistica dell’epoca l’aspetto dell’uomo è incredibilmente personale e caratteristico, ne sono un esempio la profondità dello sguardo, la minuzia nel ritrarre le rughe del viso e il mondo unico in cui Van Eyck riesce a rendere perfettamente persino il dettaglio della barba rasata che rispunta.  

Fonte Immagini: Wikimedia Commons e Wikipedia 

Fonte Immagine di Copertina: Wikipedia 

A proposito di Giuseppe Musella

Laureato in mediazione linguistica e culturale presso l'Orientale di Napoli. Amo tutto ciò che riguarda la letteratura. Appassionato di musica, anime, serie tv e storia. Visceralmente legato a Napoli.

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