Abe no Seimei: storia del più grande onmyōji di sempre

Abe no Seimei: storia del più grande onmyōji di sempre

Abe no Seimei fu uno dei più celebri onmyōji della storia del Giappone. Egli visse e operò durante la metà del periodo Heian alla corte imperiale, ed è ancora oggi una delle figure più misteriose della storia e del folklore giapponese. A Kyōto esiste un santuario shintoista dedicato ad Abe no Seimei.

Onmyōji e Onmyōdō: nel mondo dell’occultismo giapponese

Si definisce onmyōdō (letteralmente “Via dello yin e dello yang”, in giapponese陰陽道) un insieme di pratiche sia occulte che scientifiche, legate a due principali filosofie del Taoismo: il Wu Xing (ordine dei cinque elementi) e lo yin e lo yang (principio di dualità). L’onmyōdō fu introdotto in Giappone all’inizio del VI secolo d. C e comprende fra le sue discipline l’astronomia, la divinazione, lo studio delle scienze naturali, la magia e la scrittura di almanacchi.

Verso la fine del VII secolo l’onmyōdō assorbì al proprio interno anche pratiche e credenze derivanti dal Buddhismo esoterico e dal primo Shintoismo. Nel 703, il codice Taihō istituzionalizzò l’onmyōdō ed esso entrò a far parte dei dipartimenti presso la corte dell’Imperatore. Gli onmyōji (ruolo donato ad Abe no Seimei) erano coloro che appartenevano originariamente all’Ufficio dell’Onmyō ed avevano il titolo ufficiale di praticanti professionisti dell’onmyōdō. Fra le mansioni più importanti degli onmyōji vi erano anche la protezione da spiriti maligni della capitale e lo studio del feng shui, il quale era utilizzato per determinare i giorni migliori per svolgere lavori edilizi all’interno del Palazzo o, eventualmente, spostare l’intera corte in un luogo più fortunato. Si credeva, inoltre, che gli onmyōji fossero in grado di controllare gli shikigami, spiriti simili ai famigli della tradizione occidentale. L’onmyōdō fu inizialmente sottoposto al controllo del governo imperiale, poi la sua gestione divenne ad appannaggio esclusivo della famiglia Tsuchimikado, fino alla sua proibizione durante la metà del XIX secolo, perché considerato superstizione. Tuttavia, a seguito della Guerra del Pacifico (1941-45), le leggi che proibivano le pratiche dell’onmyōdō furono abrogate e molti calendari, redatti tramite esse, ritornarono a circolare. Ad oggi, non esiste più alcuna autorità ufficiale che regoli l’attività degli onmyōji e le persone utilizzano i dettami dell’onmyōdō soltanto come linee guida generali per il loro comportamento.

Abe no Seimei: una vita fra realtà e leggenda

La vita di Abe no Seimei (安倍 晴明) fu incredibilmente lunga e, al contrario di quella di molte altre figure della storia giapponese dell’epoca, molto ben documentata. Egli morì alla veneranda età di 84 anni, senza soffrire di particolari malattie o disagi, cosa che alimentò le dicerie per cui egli avesse realmente poteri magici. È considerato tuttora il più grande onmyōji mai vissuto nella Terra del Sol Levante. Molte delle leggende che vedono come protagonista Abe no Seimei nacquero subito a seguito della sua morte e sono documentate all’interno del Konjaku Monogatari, una raccolta di racconti scritti in epoca Heian.

Secondo il Konjaku, Seimei fu in grado di predire correttamente l’abdicazione dell’Imperatore Kazan in favore del suo successore Ichijō. Molte ipotesi sono state avanzate circa gli antenati di Abe no Seimei, ma la teoria più accreditata dagli studiosi è che egli fosse discendente del poeta di corte Abe no Nakamaro, vissuto durante il periodo Nara. Seimei fu istruito all’arte dell’onmyōdō da Kamo no Yasunori e Kamo no Tadayuki, appartenenti al clan Kamo, una delle due principali famiglie che si contendevano il Ministero dell’Onmyō. Seimei fu dichiarato successore di Yasunori e a lui passò la gestione degli studi astrologici e divinatori, mentre il figlio di Yasunori si occupò di redigere i futuri calendari, tracciando così la divisione delle mansioni attribuite in seguito ai clan Abe e Kamo. I doveri di Seimei spaziavano dal condurre esorcismi, analizzare eventi bizzarri, scacciare gli spiriti maligni e praticare rituali di geomanzia. Inoltre, egli era molto celebre a corte per la sua abilità nel predire il sesso dei nascituri e ritrovare oggetti smarriti. La sua fama crebbe a tal punto che, nel X secolo, il controllo del Ministero dell’Onmyō fu ceduto nelle mani del clan Abe. Il simbolo tipicamente associato all’operato mistico di Seimei è una stella a cinque punte, comunemente chiamata pentagramma, ed è associato alla filosofia del Wu Xing.

Riguardo la nascita di Abe no Seimei circolano le più disparate storie fantastiche, ma la più nota afferma che egli, in realtà, sarebbe figlio di un essere umano, Abe no Yasuna, e una kitsune, Kuzunoha. Le kitsune sono spiriti della mitologia giapponese, classicamente rappresentati sotto forma di volpi, ma che grazie alla loro astuzia e poteri sovrannaturali, sono in grado di assumere sembianze umane, specialmente quelle di splendide donne. Kuzunoha sarebbe stata salvata dalle grinfie di un cacciatore proprio da Yasuna e i due si sarebbero innamorati, per poi dare origine a Seimei. La sua natura per metà fantastica sarebbe, quindi, la causa dei suoi prodigiosi poteri. Un’altra leggenda che aleggia attorno al personaggio di Seimei è rintracciabile nello Heike Monogatari, un’opera epica che narra della guerra fra i clan Taira e Minamoto per il controllo del Giappone. Nello Heike, Seimei avrebbe aiutato l’eroe Minamoto no Yorimitsu (o Raikō) ad individuare con la divinazione il nascondiglio segreto dell’oni Shuten-dōji. Probabilmente, però, la leggenda più famosa su Abe no Seimei è quella che racconta la sua rivalità, passata poi alla storia, con un altro notissimo onmyōji, vale a dire Ashiya Dōman. I due sono spesso citati come controparti anche dal punto di vista etico-morale: Dōman è considerato un mago maligno, dedito a pratiche oscure come le maledizioni, mentre Seimei è associato alla giustizia e al bene. Dōman era un onmyōji abile tanto quanto Seimei, e tentava spesso di screditare l’avversario al fine di usurpare la sua posizione a corte. Per fare ciò, un giorno egli sfidò il giovane Seimei ad un duello di divinazione, in cui avrebbero dovuto indovinare il contenuto di una scatola chiusa. Servendosi dell’aiuto di un complice, Dōman fece riempire la scatola con 15 mandarini e predisse che al suo interno vi fossero 15 arance. Seimei, grazie alle sue abilità, vide attraverso le pareti della scatola e trasmutò i mandarini in ratti, sostenendo quindi che in essa ci fossero, invece, quindici topi. Al momento del verdetto, i roditori uscirono dalla scatola e Dōman non poté che fuggire, sconfitto e umiliato.

Abe no Seimei nella cultura di massa

Vista la sua enorme fama, Seimei è apparso e appare anche oggi in molteplici opere della cultura di massa, come film, manga, anime, serie televisive e videogiochi. Fra essi si possono ricordare la serie di romanzi di Yumemakura Baku, iniziata nel 1988 e intitolata Onmyōji e che ha contribuito alla diffusione della rappresentazione di Seimei come un bishōnen (letteralmente “bel ragazzo”). La serie è stata poi trasposta in un manga omonimo da Okano Reiko, divenuto estremamente popolare fra le teenagers giapponesi, e ha ricevuto un adattamento televisivo live action nel 2002. Il campione olimpico di pattinaggio artistico, Hanyu Yuzuru, ha interpretato Seimei nel proprio programma libero alle Olimpiadi Invernali del 2018, e ha utilizzato come traccia musicale un brano tratto dai film Onmyōji e Onmyōji II, molto famosi in Giappone. Nel gioco per dispositivi mobili Onmyōji, Seimei compare come personaggio giocabile che combatte evocando shikigami come aiutanti. Anche nel celebre RPG Fate/Grand Order Seimei è citato dal rivale Ashiya Dōman e appartiene alla classe Alter Ego.

Immagine di copertina: Wikipedia

A proposito di Sara Napolitano

Ciao! Sono Sara, studentessa iscritta al terzo anno del corso di laurea Lingue e Culture Comparate presso l'università "L'Orientale" di Napoli. Studio inglese e giapponese (strizzando un po' di più l'occhio all'estremo Est del mondo). Le mie passioni ruotano attorno ad anime, manga, libri, musica, sport, ma anche natura e animali! Da sempre un'irriducibile curiosa.

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