Acqua cheta è un modo di dire utilizzato frequentemente per descrivere una persona apparentemente calma e ingenua. Il detto completo, ricco di saggezza popolare, è: l’acqua cheta rovina i ponti. Esiste anche una celebre variante, diffusa soprattutto nel Sud Italia, che recita: acqua cheta fa pantano e feta. Entrambe le espressioni mettono in guardia da chi, dietro un’apparenza tranquilla, nasconde intenzioni tutt’altro che innocue.
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I due proverbi a confronto
Questi modi di dire, sebbene con immagini diverse, condividono la stessa metafora: la pericolosità nascosta dietro una calma apparente.
Proverbio | Significato metaforico |
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Acqua cheta rovina i ponti | Una persona silenziosa può causare danni gravi e inaspettati nel tempo, agendo nell’ombra. |
Acqua cheta fa pantano e feta | Una persona stagnante e inattiva può diventare “tossica” e corrompere l’ambiente circostante. |
Significato di “l’acqua cheta rovina i ponti”
Il termine “cheta” significa quieto, tranquillo. Con questo proverbio italiano ci si riferisce a qualcuno che, nascondendosi dietro un atteggiamento apparentemente mite, intende esclusivamente perseguire i propri scopi. Dunque un comportamento subdolo e malizioso. L’immagine è potente: un corso d’acqua silenzioso e lento, a differenza di un fiume in piena, corrode le fondamenta dei ponti in modo costante e invisibile, fino a farli crollare. Allo stesso modo, le persone apparentemente tranquille potrebbero rivelarsi molto pericolose.
Il modo di dire deriva da una favola di Esopo, in cui una volpe si mozzò la coda e le sue amiche ne costruirono una di paglia per sostituirla. I contadini, venuti a saperlo, misero dei fuochi vicino ai pollai e la volpe, per paura di incendiarsi, smise di rubare le galline. Ecco dunque che tale proverbio si distingue per la propria valenza negativa.
Le origini storiche e linguistiche
L’espressione “acqua cheta” trae origine dal latino: “Quod flumen placidum est, forsan latet altius unda”, ossia: ”dove il fiume è più calmo, forse l’acqua è più profonda”. Ne “Il Vagabondaggio” di Giovanni Verga è possibile invece trovare la variante italiana con l’aggettivo “cheta”: “…Acqua cheta rovina mulino. Questa è volpe che si mangia il lupo”.
Storicamente, la paternità del “Libro dei Proverbi” biblico viene attribuita al re Salomone. Nel corso del tempo i proverbi, sempre più diffusi, sono diventati parte integrante del registro linguistico italiano ed ogni regione ha un proprio modo di dire specifico.
La variante napoletana: acqua cheta fa pantano e feta
L’espressione “l’acqua ferma si appantana e poi puzza” è ben nota, specialmente a Napoli, dove si trasforma in “Acqua cheta fa pantano e feta”. Questa locuzione rappresenta un autentico mantra che mette in guardia dalla malizia di individui che sembrano affrontare la vita con calma apparente. I napoletani, noti per la loro perseveranza, non hanno perso la fiducia nel prossimo, ma hanno sicuramente affinato il loro istinto.
L’origine di questa espressione è visibile osservando una pozza d’acqua. Inizialmente l’acqua è immobile e tranquilla. Nel tempo, ciò che si trova sotto (terra, fango, microrganismi) emerge, rendendo l’acqua torbida e maleodorante, creando quello che conosciamo come pantano.
Questa spiegazione è anche una metafora per descrivere alcune persone. In apparenza affabili, con il tempo rivelano la loro vera indole. I napoletani hanno un innato sesto senso per individuare queste persone. Forse a causa della loro natura vivace, sono sospettosi quando qualcuno è troppo silenzioso.
Luciano De Crescenzo affermava saggiamente, in un suo famoso film: “Se una persona non ha dubbi, diffidate!”. Spesso, chi è troppo sicuro di sé è considerato una persona da evitare.
Un’interpretazione alternativa del proverbio
Un altro significato attribuito recentemente al proverbio è del tutto opposto a quello conosciuto. L’acqua cheta, non essendo turbolenta, potrebbe “vincere” grazie alla forza di volontà e alla tenacia. Questa è l’altra spiegazione che alcuni linguisti attribuiscono alla locuzione, sulla quale però molti non convergono. Ricordiamo che i proverbi sono anonimi e non attribuibili a una persona specifica: ecco perché spesso è difficile collocarli. Si possono certamente classificare come “motti” che invitano ad assumere un determinato comportamento.
In conclusione, si tratta di un proverbio profondo, così come l’acqua alla quale allude, dietro al quale si palesa una importantissima metafora: bisogna fare attenzione a chi, anche se silenzioso ed apparentemente innocuo, potrebbe rivelarsi pericoloso ed imprevedibile.
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Immagine in evidenza: Pixabay
Articolo aggiornato il: 28/08/2025