Il culto delle anime pezzentelle è una pratica devozionale antichissima, profondamente radicata nel folklore della città di Napoli. Consiste nell’ “adottare” e prendersi cura di un teschio anonimo, conservato in luoghi come l’ipogeo della chiesa di Santa Maria delle Anime del Purgatorio ad Arco o il celebre Cimitero delle Fontanelle. Un rito che unisce fede, superstizione e pietà popolare, testimoniando il legame unico che la cultura partenopea ha con l’aldilà.
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Le origini del culto: la dottrina del purgatorio
Le origini di questa tradizione risalgono al XVII secolo, in un periodo di profondi cambiamenti per la Chiesa cattolica seguiti al Concilio di Trento (1545-1563). In risposta alla Riforma protestante di Martin Lutero e allo scisma anglicano di Enrico VIII, il concilio riaffermò con forza alcuni dogmi, tra cui l’esistenza del Purgatorio. La Chiesa stabilì che i fedeli avevano l’obbligo di pregare per le anime purganti, ovvero quelle dei credenti pentiti che, prima di accedere al Paradiso, dovevano purificarsi. Queste anime, per abbreviare la loro permanenza in questo stato intermedio, necessitavano delle preghiere dei vivi.
Come funziona il rito delle anime pezzentelle
Su questa base teologica si innestò a Napoli un culto popolare unico. I fedeli iniziarono a recarsi negli ossari e negli ipogei, luoghi che raccoglievano resti umani anonimi, spesso vittime di pestilenze o di catastrofi, e ad adottare un teschio. Il devoto si prendeva cura del cranio prescelto, pulendolo e pregando per la salvezza della sua anima. In cambio di questa cura, l’anima purgante, una volta raggiunta la beatitudine, avrebbe interceduto per il suo benefattore, concedendo grazie, favori o numeri da giocare al lotto. Il culto delle anime pezzentelle si fonda quindi su uno scambio reciproco tra il mondo dei vivi e quello dei morti. Le anime vengono definite “pezzentelle” perché, dal latino petere, “chiedono” preghiere e suffragi per essere liberate.
I luoghi del culto: le “cape ‘e morte” a Napoli
Questo rito si svolgeva principalmente in due luoghi simbolo della città.
La chiesa di Santa Maria delle anime del Purgatorio ad Arco
Situata in via dei Tribunali, è nota ai napoletani come la “chiesa de’ ’e cape ’e morte”. Il suo ipogeo sotterraneo ospita da secoli innumerevoli teschi anonimi, oggetto della devozione popolare e meta di pellegrinaggio per chi cerca un contatto con l’aldilà.
Il cimitero delle Fontanelle
Questo immenso ossario nel Rione Sanità è forse il luogo più celebre legato al culto. Ricavato in un’antica cava di tufo, custodisce i resti di migliaia di persone. Qui il rito assunse proporzioni imponenti, con teschi posti in teche, adornati e venerati come santi protettori. Per informazioni sulla sua storia e le modalità di visita, è possibile consultare fonti istituzionali come il sito del Comune di Napoli .
L’anima di Lucia: la leggenda del teschio con il velo
Tra i tanti teschi anonimi, uno dei più venerati al Purgatorio ad Arco è la cosiddetta “anima di Lucia“. Si tratta di un cranio adornato con un velo da sposa, circondato da fiori, ceri ed ex-voto. La sua identità è avvolta nel mistero e legata a due leggende principali, che ne hanno fatto la protettrice delle fanciulle innamorate.
| Leggenda nobiliare | Leggenda popolare |
|---|---|
| Lucia sarebbe la figlia del principe di Ruffano, morta di tisi subito dopo le nozze con un marchese. | Lucia sarebbe una ragazza del popolo di 17 anni, gettatasi in un pozzo per la disperazione dopo la morte del fidanzato. |
Visitare l’ipogeo: orari e informazioni utili
Per chi desidera immergersi in questa suggestiva tradizione, il sito ufficiale del Complesso Museale di Santa Maria delle Anime del Purgatorio ad Arco fornisce tutte le informazioni necessarie. Il complesso, che include la chiesa, la sagrestia, l’oratorio e l’ipogeo, è generalmente visitabile dal lunedì al sabato dalle 10:00 alle 14:00. Una visita offre un’occasione unica per comprendere un aspetto profondo e affascinante della cultura napoletana.
Fonte immagine di copertina: Pixabay
Articolo aggiornato il: 19/09/2025

