Arlecchino: storia, origini e significato della maschera di Bergamo

Arlecchino è una delle maschere più famose e amate della Commedia dell’Arte, un personaggio vivace, acrobatico e astuto, che incarna lo spirito del Carnevale e del teatro popolare. Dietro il suo costume colorato si cela una storia antica e affascinante, che affonda le radici nel folklore medievale. Questa maschera, originaria di Bergamo, è diventata un simbolo universale della comicità e dell’arte dell’improvvisazione, ispirando artisti di ogni epoca. Ne ripercorreremo la storia, dalle origini leggendarie al successo internazionale, analizzando le caratteristiche che lo hanno reso un personaggio unico, approfondendo il suo carattere, il suo linguaggio e il suo costume.

Caratteristica Descrizione
Origine Zanni (servo) bergamasco della Commedia dell’Arte, con radici nel demone medievale Hellequin.
Carattere Astuto, ingenuo, acrobatico, vivace e perennemente affamato.
Costume Abito a toppe colorate (poi losanghe), maschera nera, cappello bianco.
Strumento Tipico Il “batocio”, un bastone di legno usato per lazzi e per sottolineare le battute.
Interprete Iconico Tristano Martinelli (XVI-XVII sec.).

Le origini di Arlecchino: tra folklore, demoni e Commedia dell’Arte

Le origini di Arlecchino sono complesse. Alcuni studiosi fanno risalire la sua figura a personaggi del folklore medievale, in particolare a Hellequin, un demone a capo di una schiera di diavoli. Altri, invece, vedono in Arlecchino una derivazione degli “zanni”, i servi della Commedia dell’Arte. Quel che è certo è che Arlecchino incarna elementi di entrambe queste tradizioni, unendo aspetti demoniaci e popolari.

Arlecchino e le leggende medievali: Hellequin e la caccia selvaggia

La figura di Hellequin, un demone presente in diverse leggende medievali francesi, è stata spesso associata ad Arlecchino. Hellequin era a capo di una schiera di diavoli, nota come la “caccia selvaggia” o “Mesnie Hellequin”, che vagava di notte. Questa associazione potrebbe spiegare alcuni aspetti del suo costume, come la maschera nera e le toppe colorate, che potrebbero rappresentare le fiamme dell’inferno.

La nascita di Arlecchino nella Commedia dell’Arte: lo zanni bergamasco

La maschera di Arlecchino nasce nel XVI secolo con la Commedia dell’Arte. Arlecchino era uno degli “zanni”, termine che deriva da Giovanni, nome diffuso tra i servi bergamaschi che si trasferivano a Venezia. Arlecchino, quindi, rappresenta il servo bergamasco, con il suo dialetto e il suo carattere astuto e un po’ ingenuo.

Tristano Martinelli: l’attore che definì Arlecchino

Un ruolo fondamentale nella definizione del personaggio fu svolto dall’attore bergamasco Tristano Martinelli (1557-1630), considerato il primo grande interprete di questa maschera. Martinelli, con la sua abilità mimica e acrobatica, diede vita a un Arlecchino vivace e comico. Fu lui a introdurre il costume a toppe colorate e a perfezionare i lazzi tipici del personaggio, portandolo in tournée in tutta Europa.

Il nome “Arlecchino”: etimologia e ipotesi sull’origine

L’origine del nome Arlecchino è incerta. La teoria più diffusa fa derivare il nome da Hellequin, il demone delle leggende medievali. Secondo questa ipotesi, il nome sarebbe diventato prima “Harlequin” in francese e poi “Arlecchino” in italiano. Un’altra ipotesi lo fa derivare da “Alichino”, un diavolo citato da Dante nell’Inferno. Altri suggeriscono un’origine dal tedesco “Hölle König” (re dell’inferno).

Arlecchino: un simbolo del Carnevale e icona del teatro italiano

Nel corso dei secoli, Arlecchino è diventato un simbolo del Carnevale e del teatro popolare. La sua figura incarna lo spirito della festa, del rovesciamento delle regole e dell’allegria. In Francia, è diventato Harlequin, un personaggio elegante e raffinato. In Inghilterra, ha ispirato la figura di Harlequin del teatro pantomimico, con una maggiore enfasi sull’elemento acrobatico. Ogni paese ha adattato la maschera alla propria cultura, mantenendone però i tratti essenziali.

Il carattere di Arlecchino: astuzia, ingenuità e vitalità

Il carattere di Arlecchino è uno degli elementi che più contribuiscono al suo fascino. È un personaggio vivace, energico, sempre in movimento. È astuto e ingegnoso, capace di inventare mille stratagemmi per raggiungere i suoi scopi: mangiare, dormire e divertirsi. Arlecchino è anche ingenuo e credulone. Questa combinazione di astuzia e ingenuità lo rende un personaggio estremamente umano e simpatico. Nonostante le sue origini umili, non è mai servile, ma conserva sempre una sua dignità e libertà interiore.

Arlecchino come “zanni”: l’arte dell’improvvisazione e i lazzi

Arlecchino appartiene alla categoria degli “zanni”, i servi della Commedia dell’Arte. Gli “zanni” erano personaggi comici, caratterizzati da gestualità esagerata, linguaggio dialettale e capacità di improvvisare sulla base di un canovaccio. Arlecchino era un maestro in questo campo, capace di inventare lazzi, scherzi e acrobazie sul momento. I “lazzi” erano il suo cavallo di battaglia, brevi scene comiche che interrompevano l’azione principale.

Il linguaggio: corpo, voce e “batocio”

Illustrazione storica di Arlecchino con il suo costume a losanghe e il batocio

Il linguaggio di Arlecchino non è fatto solo di parole, ma anche di gesti e movimenti. Il suo corpo è uno strumento espressivo potentissimo. È un maestro della mimica, con movimenti agili e scattanti. La sua voce, spesso roca e stridula, contribuisce all’effetto comico. Parla un dialetto bergamasco storpiato, che lo rende ancora più simpatico.

Il “batocio” di Arlecchino: il bastone come strumento comico

Un elemento caratteristico è il “batocio” (o “batacchio”), un bastone di legno che utilizza per sottolineare le battute o per giocare. Il batocio è una sorta di prolungamento del suo corpo, uno strumento che amplifica la sua espressività. Il suono del batocio che batte sul palco è un elemento fondamentale della sua comicità.

Il costume di Arlecchino: colori, toppe e significato simbolico

Il costume di Arlecchino è uno degli elementi più iconici. È costituito da una giacca e pantaloni aderenti, ricoperti di toppe multicolori. Completa il costume una maschera nera, un cappello bianco e una cintura da cui pende il batocio. I colori vivaci rappresentano l’allegria, ma anche la sua povertà. La maschera nera nasconde la sua identità e gli conferisce un’aura di mistero.

L’evoluzione del costume: dalle origini povere all’abito a losanghe

Il costume ha subito diverse trasformazioni. In origine, le toppe erano ritagli di stoffa cuciti su un abito logoro, a rappresentare la povertà. Nel XVII secolo, le toppe divennero più regolari, assumendo la forma di rombi o triangoli (losanghe), e disposte in modo simmetrico. Questo riflette l’evoluzione del personaggio, da servo straccione a figura più elegante, pur mantenendo la sua natura comica.

Arlecchino nell’arte: da maschera teatrale a musa ispiratrice

La figura di Arlecchino ha ispirato non solo il teatro, ma anche la letteratura, la musica e la pittura. Pittori come Watteau, Tiepolo e Picasso lo hanno rappresentato nelle loro opere. Scrittori come Molière e Goldoni hanno creato personaggi a lui ispirati. Durante la Rivoluzione francese, la sua figura fu talvolta usata come simbolo di libertà e ribellione. Nel corso dei secoli, molti grandi attori hanno indossato la sua maschera, da Martinelli fino a interpreti moderni, contribuendo a renderlo immortale.

L’articolo è stato aggiornato in data 27 agosto 2025.

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