La vita del Buddha è uno degli aspetti più affascinanti della religione buddista. Questo testo si concentra sulla giovinezza di Siddharta Gautama, prima che diventasse il Buddha. È importante sottolineare che le numerose versioni della sua vita furono composte secoli dopo la sua morte. Sono, piuttosto, racconti che combinano elementi storici e leggendari, volti a trasmettere gli insegnamenti del buddismo.
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La nascita e la profezia: i primi segni di Siddharta
Secondo la tradizione, il Buddha storico, Siddharta Gautama, nacque nel clan degli Shakya a Kapilavastu (nell’odierno Nepal). Sua madre, Māyā, sognò di essere penetrata nel fianco da un elefante bianco, simbolo di saggezza. Alla sua nascita, i saggi profetizzarono che il bambino sarebbe diventato un grande re se fosse rimasto nel palazzo, oppure un Buddha, un essere illuminato, se avesse lasciato la vita mondana. Il neonato fece sette passi e dichiarò che quella sarebbe stata la sua ultima rinascita. Fu chiamato Siddhārta (“colui che ha raggiunto la meta”) e sul suo corpo erano visibili i Laksana, 32 segni di un grande uomo.
La giovinezza nel palazzo e i quattro incontri
Siddhārta passò la giovinezza segregato nel lusso del palazzo, per volere del padre Suddhodana, che voleva proteggerlo da ogni sofferenza per assicurargli un futuro da monarca. Questi piaceri, però, non bastarono a soddisfare la curiosità del principe, che a ventinove anni uscì per la prima volta dal palazzo. Durante queste uscite, note come i “quattro incontri“, acquisì la consapevolezza della sofferenza (Dukkha) insita nella vita.
I quattro incontri di Siddharta | La consapevolezza acquisita |
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1. Un vecchio | La vecchiaia è un destino inevitabile per tutti. |
2. Un malato | La malattia può colpire chiunque, rendendo la salute precaria. |
3. Un cadavere | La morte è la fine inevitabile di ogni vita. |
4. Un asceta | Esiste una via per cercare la liberazione dalla sofferenza. |
La grande rinuncia: l’inizio del cammino spirituale
L’incontro con l’asceta, che appariva sereno nonostante la povertà, fu decisivo. Siddharta comprese che per trovare una risposta alla sofferenza doveva abbandonare la sua vita agiata. Questa decisione è nota come la “Grande Rinuncia“. Di notte, si tagliò i capelli, si spogliò degli abiti principeschi e lasciò il palazzo, la moglie e il figlio appena nato, Rahula, per iniziare la sua vita ascetica.
La vita ascetica e la scoperta della via di mezzo
Siddharta imparò le tecniche di meditazione da diversi maestri e per sei anni seguì un percorso di austerità estrema, credendo che la mortificazione del corpo portasse all’illuminazione. Ridotto pelle e ossa, capì che quella non era la soluzione. Comprese che la vera via non risiedeva né nell’eccesso dei piaceri né nell’estrema privazione. Proclamò così la “via di mezzo”, un sentiero di equilibrio che prevede la cura sia del corpo che della mente. I suoi compagni asceti, delusi, lo abbandonarono.
Questi eventi, come approfondito da fonti autorevoli come la Stanford Encyclopedia of Philosophy, furono il presupposto per il raggiungimento dell’illuminazione da parte del Buddha e sono fondamentali per comprendere i principi della religione buddista.
Immagine in evidenza: Pixabay
Articolo aggiornato il: 06/09/2025