Il Buddhismo nel periodo Tokugawa ha caratteristiche molto distanti da quello di epoca medievale, tempo nel quale aveva conosciuto la sua massima fioritura, tanto da essere definita “l’età d’oro del Buddhismo”. La causa di ciò non era solo rintracciabile nella particolare spinta innovatrice in campo dottrinale, ma anche dalla presenza di figure eminenti che hanno fortemente sostenuto tale pensiero. La posizione del Buddhismo nel tessuto sociale era tanto capillare da essere espressione di un’ideologia politica, ancor prima che spirituale.
Non può dirsi lo stesso per il buddhismo nel periodo Tokugawa, considerata un’età di “degenerazione”, cosa che ha portato gli studiosi a concentrarvisi poco.
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Confucianesimo e buddhismo: un nuovo equilibrio di potere
Il più rilevante cambiamento intellettuale di epoca Tokugawa è la nuova attenzione per il confucianesimo, che ben si prestava alle rinnovate esigenze dello shogunato. In altre parole, il confucianesimo andò di pari passo con la formazione del bakuhan (幕藩), il nuovo ordinamento sociale e politico. Esso, con la sua attenzione per le questioni politiche e sociali, conveniva perfettamente agli interessi dei governanti Tokugawa, che dovettero affrontare il problema di ristabilire l’ordine dopo i disordini militari degli anni precedenti.
Dottrina | Ruolo nel periodo Tokugawa |
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Confucianesimo (neo-confucianesimo) | Forniva la base ideologica e morale per la gerarchia sociale, la lealtà al governo e l’ordine familiare. |
Buddhismo | Divenne uno strumento amministrativo dello stato per registrare e controllare la popolazione, perdendo influenza politica. |
Il confucianesimo soddisfaceva le esigenze dell’uomo del tempo, offrendogli una nuova filosofia e cosmologia. Esso affermava che dietro l’universo vi è la “ragione” che agisce all’interno della “materia”. Anche dietro la società vi è un ordine morale. Lo studio dei principi fondamentali che conducono al “sapere” poteva mettere in contatto l’uomo con l’essenza di questo ordine, facilitata dalla funzione di governo.
In quest’opera di razionalizzazione, divenne evidente che il buddhismo rispondeva solo in parte a questa esigenza politica, mentre il confucianesimo meglio poteva incarnare gli ideali di lealtà, ordine sociale e familiare perché essi stessi erano espressione di una gerarchia.
Il buddhismo come strumento di controllo dello stato
Con il governo militare di Ieyasu Tokugawa, la regolamentazione delle istituzioni religiose fu demandata ad un istituto specifico. Si stabilì che ci sarebbe stato un tempio buddhista principale che avrebbe esercitato il proprio controllo sui templi minori, in un assetto piramidale conforme al complesso sistema amministrativo del tempo. Durante lo shogunato di Ieyasu, il buddhismo divenne il contraltare del cristianesimo, considerato eresia, avviando una vera e propria politica anticristiana.
La repressione del cristianesimo e il sistema danka
Per evitare la diffusione del cristianesimo, lo shogunato istituì il cosiddetto “registro degli affiliati religiosi”, noto come sistema Danka (terauke seido). Secondo questo sistema, ogni famiglia era obbligata a registrarsi presso un tempio buddhista locale. Il capofamiglia doveva dimostrare periodicamente, prendendo parte a rituali e cerimonie, di non aver subito alcuna contaminazione spirituale cristiana. Questo trasformò i templi in organi di controllo demografico e amministrativo per conto dello stato. È da ricordare anche l’esecuzione di massa che costò la vita a 120 missionari nel 1622, al di là delle torture perpetrate nei confronti di coloro che erano sospettati di essersi volti al culto cristiano.
Fonte foto: Wikipedia
Articolo aggiornato il: 06/09/2025