La scoperta della tomba di Carvilio ed Aebutia a Grottaferrata, nei pressi di Roma, rappresenta un evento eccezionale per l’archeologia romana. Ritrovata intatta nel 2000, questa sepoltura del I secolo d.C. ha restituito due sarcofagi marmorei con i corpi straordinariamente conservati dei defunti, grazie a un’elaborata tecnica di imbalsamazione. Questo ritrovamento offre una finestra unica sulla vita, la morte e le credenze di una famiglia romana di rango elevato, e testimonia l’influenza della cultura egizia nella Roma imperiale.
La scoperta casuale della tomba romana intatta
Il ritrovamento durante i lavori di rimozione di un traliccio
La tomba di Carvilio ed Aebutia è riemersa in modo del tutto casuale nel 2000, durante i lavori per la rimozione di un traliccio in un terreno privato a Grottaferrata, sulla via Latina, a sud-est di Roma. Durante gli scavi, sono riaffiorati alcuni gradini che scendevano in profondità, conducendo a una porta di pietra ancora sigillata, rivelando la presenza di una struttura sepolcrale.
Lo scavo archeologico e la scoperta del dromos
Lo scavo archeologico ufficiale, iniziato nel maggio 2000, ha permesso di identificare la struttura come un dromos, un corridoio a cielo aperto, scavato nel terreno, che conduceva all’ingresso di una tomba ipogea. Gli archeologi si sono trovati di fronte a una scoperta straordinaria: una tomba romana del I secolo d.C. incredibilmente intatta, con i sigilli originali ancora al loro posto, un evento rarissimo che testimoniava l’inviolabilità del sepolcro per quasi duemila anni.
I sarcofagi di Carvilio e Aebutia: testimonianze di un’epoca
Le decorazioni dei sarcofagi e le iscrizioni
All’interno del sacello sotterraneo, sono stati ritrovati due sarcofagi marmorei di ottima fattura, con decorazioni a rilievo e iscrizioni che hanno permesso di identificare i defunti: Carvilio Gemello ed Aebutia Quarta. Le decorazioni, sebbene non descritte in dettaglio nel testo originale, probabilmente riflettono lo stile e i gusti dell’epoca, con scene mitologiche o di vita quotidiana, tipiche dell’arte funeraria romana.
Lo straordinario stato di conservazione dei corpi: l’imbalsamazione
L’apertura dei sarcofagi ha riservato una sorpresa ancora più grande: i corpi di Carvilio e Aebutia erano straordinariamente conservati, grazie a un’elaborata tecnica di imbalsamazione. I resti di Carvilio sono diventati noti all’estero come The Mummy of Rome.
Il corpo di Aebutia era ricoperto da un manto vegetale di centinaia di piccole ghirlande e sul capo portava una parrucca ben conservata, avvolta da una reticella con fili d’oro. Il suo corredo personale comprendeva un anello d’oro con un castone in cristallo di rocca, che mostrava un ritratto maschile in microrilievo. Tracce di combustione sulle ossa e il collasso del viso suggeriscono che Aebutia sia morta a causa di ustioni, forse in un incendio.
Il corpo di Carvilio era avvolto in un sudario e ricoperto di fiori, con ghirlande che adornavano la parte superiore del corpo. L’analisi delle sue ossa ha rivelato una frattura del femore e un’elevata percentuale di arsenico nei capelli, suggerendo una possibile morte per setticemia o avvelenamento.
Chi erano Carvilio e Aebutia? Ricostruzione della loro storia
Una famiglia di rango elevato sulla Via Latina
Gli studiosi ritengono che Carvilio e Aebutia appartenessero a una famiglia di rango elevato, come suggerisce la posizione della tomba, situata in prossimità dell’incrocio tra due importanti strade romane, la Via Latina e la Via Valeria, nell’area dei Colli Albani.
Aebutia Quarta: una matrona romana e madre
Aebutia era probabilmente una ricca matrona romana, madre di due figli: Carvilio Gemello, nato dal primo matrimonio con Tito Carvilio (della famiglia Sergia), e Antestia Balbina, nata da un secondo matrimonio. Si ritiene che sia stata Antestia Balbina a curare la sepoltura della madre e del fratellastro.
Carvilio Gemello: la morte prematura e le possibili cause
Carvilio morì prematuramente all’età di 18 anni, mentre la madre lo seguì alcuni anni dopo, all’età di 40-45 anni. L’anello d’oro ritrovato al dito di Aebutia, con il ritratto di un giovane uomo, potrebbe rappresentare proprio Carvilio, un omaggio della madre al figlio perduto.
L’influenza egizia a Roma e il culto di Iside
La presenza di corpi imbalsamati di cittadini romani è molto rara al di fuori dell’Egitto.
L’imbalsamazione come pratica funeraria d’élite
La scelta di imbalsamare i corpi di Carvilio e Aebutia, anziché cremarli come era consuetudine a Roma nel I secolo d.C., testimonia l’influenza della cultura egizia nella società romana dell’epoca. Dopo la conquista dell’Egitto da parte di Augusto, a Roma si diffuse una vera e propria moda “egittizzante”, che portò all’importazione di oggetti, statue e persino obelischi dall’Egitto. L’imbalsamazione, una pratica tipicamente egizia, divenne un segno di distinzione per alcune famiglie romane di alto rango.
Simboli e rituali del culto di Iside nella tomba
L’imbalsamazione dei corpi di Carvilio e Aebutia prevedeva l’uso di balsami conservanti a base di mirra e colofonia, ma senza la rimozione degli organi interni. Il sarcofago di Carvilio era progettato per far defluire i liquidi corporei e favorire l’aerazione.
La presenza di un nocciolo di dattero, tracce di caseina di capra sulla parrucca di Aebutia e l’assenza della moneta tradizionalmente posta nella bocca del defunto suggeriscono che Carvilio e sua madre fossero seguaci del culto egiziano di Iside, molto diffuso a Roma in quel periodo. Questo culto prometteva la rinascita e la vita eterna, e potrebbe spiegare la scelta dell’imbalsamazione come pratica funeraria.
Dove ammirare i reperti della tomba di Carvilio e Aebutia
I sarcofagi di Carvilio e Aebutia, insieme a una ricostruzione della tomba, sono esposti al Museo dell’Abbazia di San Nilo a Grottaferrata. L’anello d’oro di Aebutia, un pezzo unico di grande valore, è conservato al Museo di Palestrina.