La figura del malessere ha avuto una notevole risonanza nella cultura napoletana recente, imperversando su social come Instagram e TikTok tra reel, video e canzoni. Ma, esattamente, cosa significa essere un malessere? Sebbene il termine sia esploso grazie al successo di serie come Mare Fuori, questo archetipo affonda le sue radici in una lunga tradizione culturale e letteraria.
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La definizione di “malessere”: caratteristiche e origini
Il malessere altro non è che un ragazzo bello e affascinante, ma al tempo stesso geloso, possessivo, manipolativo e controllante. È colui che fa scenate di gelosia (le cosiddette tarantelle) se la sua ragazza esce senza di lui o indossa abiti che non approva. In termini meno dialettali: un narcisista. L’utilizzo di parole come malessere e narcisista è sempre più inflazionato tra i giovani, a volte usato con cognizione di causa, altre per gioco. La psicoanalisi offre diverse tipologie di narcisismo, da quello sano a quello patologico. Questo articolo, però, si prefigge di mostrare come questo archetipo sia sempre esistito, ben prima dei social network.
Caratteristica | Descrizione del “Malessere” |
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Aspetto Esteriore | Bello, affascinante, carismatico. |
Comportamento | Gelosia estrema, possessività, controllo. |
Psicologia | Manipolativo, narcisista, spesso insicuro. |
Termine dialettale | Fa le “tarantelle” (scenate di gelosia). |
Il “malessere” nella letteratura: 2 esempi classici
Tomàš: il malessere epico
Tomàš è il protagonista del romanzo L’insostenibile leggerezza dell’essere di Milan Kundera (1982). Kundera lo definisce un donnaiolo epico, mosso dal desiderio di impadronirsi dell’infinita varietà del mondo femminile. Questo è Tomàš: un ingordo cacciatore di donne che considera le sue avventure come piccole conquiste, mentre a casa ad attenderlo c’è Tereza, l’unica donna che occupa la sua memoria poetica. Tereza è consapevole dei tradimenti seriali del suo compagno, quello stesso uomo che dorme accanto a lei ogni notte. Lui è “leggero”, lei è “pesante”. Tomàš vorrebbe che Tereza imparasse ad essere più leggera, e lei, nel tentativo di accontentarlo, reprime la sua tristezza e gelosia, sentendosi in colpa. Lei prova ad andarsene, ma lui la raggiunge. Lui crede di amarla. Lei crede, o le piace credere, di essere davvero l’unica.
Otello: il malessere che uccide per amore
Otello è una tragedia di Shakespeare, scritta all’inizio del XVII secolo. Otello è un valoroso generale al servizio di Venezia, che sposa in segreto la bella Desdemona. Il loro amore viene però minato dalle bugie di Iago, che insinua in Otello il seme della gelosia. Otello, presentato inizialmente come un uomo forte, si rivela debole e insicuro. La sua identità è scalfita dalle parole di Iago, che lo inducono a dubitare dell’amore di Desdemona.
La tragedia di Otello, o la tragedia di un malessere?
Otello inizia a credere che Desdemona lo tradisca e, ferito nell’orgoglio, si prepara a ucciderla, perché se non può essere più sua, allora non sarà di nessun altro. Sarà proprio la loro camera da letto a diventare la sua tomba. Otello la uccide, ma quando scopre la sua innocenza, decide di porre fine anche alla sua stessa vita. «Vi prego, […] parlate di me quale sono: […] di uno che amò non saggiamente ma all’eccesso; di uno non facilmente geloso ma che, istigato, fu confuso all’estremo», dice Otello prima di pugnalarsi e morire su un bacio. Più malessere di così, si muore.
Non sempre si ha il potere di evitare un simile destino, ma si ha la libertà di informarsi e di impegnarsi a diventare persone migliori, per vivere quanto più lontano possibile dall’essere e dal desiderare per partner un malessere.
Articolo aggiornato il: 31/08/2025
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