Chi era Harry Houdini: la storia del re dell’illusionismo

Harry Houdini: storia del re dell'illusionismo

Quando si parla di magia, illusionismo e mistero non si può non pensare a Harry Houdini. Erik Weisz, il vero nome del re dell’illusionismo, è stato uno dei maghi più celebri e iconici del XX secolo. La sua maestria e la sua abilità nello sfidare la morte e le leggi della fisica, lo hanno reso un personaggio leggendario, in grado di trascendere il tempo e lo spazio. In questo articolo ripercorreremo la sua carriera, dagli esordi alla sua misteriosa morte. 

Gli esordi

Erik Weisz (vero nome di Harry Houdini) nacque a Budapest nel lontano 1874. Quando era ancora molto piccolo, i suoi genitori emigrarono negli Stati Uniti e decisero di comune accordo di americanizzare i propri nomi: Erik Weisz divenne così Ehrich Weiss. Inizialmente vissero ad Appleton, nel Wisconsin, dove il padre, Mayer Samuel Weiss, prestò servizio in qualità di rabbino. Nel 1887 la famiglia si spostò a New York, città in cui restarono fino alla fine dei loro giorni. È qui che Erik, nel 1891, iniziò a esercitare la professione di illusionista, riscuotendo però poco successo. La fama cominciò a farsi sentire solo quando il giovane ungherese decise di intraprendere la strada dell’escapologia. Una volta approcciatosi a questo mondo, Erik riuscì a farsi spazio nell’universo della magia e dell’illusionismo, diventando uno dei prestigiatori più apprezzati degli Stati Uniti. Fu proprio in questo periodo che decise di adottare uno pseudonimo, ossia quello di Harry Houdini, come tributo al mago francese Jean Eugène Robert-Houdin. Nei primi vent’anni del XX secolo, Houdini si esibì in tutti gli Stati Uniti, riscuotendo un enorme successo: era capace di liberarsi da catene, manette e corde sotto gli occhi vigili del pubblico. Una delle sue performance più amate e al contempo spaventose, era la cella della tortura cinese dell’acqua, in cui rimaneva sospeso a testa in giù in una cassa di vetro chiusa a chiave, completamente immerso nell’acqua. Più tardi decise di svelare i suoi trucchi più famosi attraverso la pubblicazione di alcuni libri; ad esempio, per liberarsi dalle camicie di forza, il re dell’illusionismo riusciva a disarticolarsi le spalle, in modo tale da creare uno spazio per muoversi e svincolarsi.

Harry Houdini: lo smascheratore di medium e parapsicologi

Harry Houdini durante la sua carriera si dedicò anche all’attività di debunking, ossia allo smascheramento di medium e parapsicologi imbroglioni. Dopo la morte della madre nel 1913, Houdini iniziò disperatamente a cercare un modo per comunicare con l’aldilà, rivolgendosi a un’infinità di spiritisti. Tuttavia, la maggior parte delle esperienze a cui assistette lo lasciarono deluso e scettico. Iniziò, quindi, in autonomia a ricercare i metodi e le tattiche che i medium utilizzavano per ingannare il loro pubblico. Quando ebbe abbastanza conoscenze sull’argomento, Houdini iniziò a partecipare sotto mentite spoglie a diverse sessioni spirituali, alla fine delle quali rivelava pubblicamente gli inganni dei medium. Anche durante le sue performance, decise di dimostrare al suo pubblico l’inattendibilità degli spiritisti, dimostrando come alcune delle sedute spiritiche potessero essere replicate con semplici trucchi di prestigio. Nel 1924, decise addirittura di pubblicare un libro contro il mondo dei medium, dal titolo A Magician Among the Spirits. 

La leggenda dietro la sua morte

La versione ufficiale della morte di Harry Houdini sostiene che il famoso illusionista sia morto in seguito a una grave peritonite. Pare che una giovane promessa della boxe lo avesse sfidato a testare la sua resistenza fisica, sferrandogli diversi pugni nell’addome, colpi che gli avrebbero causato una gravissima rottura dell’appendice. Nonostante la febbre alta e la debolezza, Houdini continuò i suoi spettacoli; durante uno di essi, egli svenne e venne ospedalizzato di urgenza per tentare di salvarlo. Purtroppo, nella notte di Halloween del 1926, morì in seguito all’aggravarsi dell’infezione. Nonostante questa sia la versione ufficiale e di gran lunga la più attendibile, le leggende attorno alla morte del grande Harry Houdini sono molte. La più accreditata ritiene che il re dell’illusionismo sia morto in seguito a un trucco di magia non andato a buon fine: egli non sarebbe riuscito a liberarsi delle manette e sarebbe morto annegato. 

Harry Houdini e il tentativo della moglie Bess di entrare in contatto con il suo spirito

Harry Houdini, prima di morire, ideò un codice che condivise solo ed esclusivamente con la moglie Beatrice. Il codice era basato su dieci parole segrete estratte da una lettera che Houdini aveva ricevuto da Conan Doyle. L’illusionista decise di ideare un messaggio enigmatico, in modo tale che se la moglie avesse tentato di contattare il suo spirito attraverso un medium, sarebbe stata sicura di comunicare direttamente con il suo defunto marito. In seguito alla morte di Houdini, diversi spiritisti affermarono di essere entrati in contatto con l’illusionista attraverso sedute spiritiche. Beatrice fu sempre molto diffidente perché nessuno di loro parlò mai del codice che Houdini le aveva lasciato. Dopo dieci anni dalla sua morte, Bess (nomignolo che Houdini aveva dato a sua moglie) decise di celebrare un’ultima sessione per cercare di contattare il marito. Dopo non aver ricevuto risposta per l’ennesima volta, Beatrice spense definitivamente la candela che aveva tenuto accesa per tutti quegli anni a fianco alla foto del marito e disse: «Dieci anni di attesa sono abbastanza per qualunque uomo».

Fonte immagine: Wikipedia

A proposito di Maria Virginia Di Paolo

Vedi tutti gli articoli di Maria Virginia Di Paolo

Commenta