Il sionismo è un movimento politico nazionalista che si propone di sostenere il diritto all’autodeterminazione del popolo ebraico attraverso la creazione e il mantenimento di uno Stato ebraico in Palestina, la terra biblica di Sion. Sviluppatosi alla fine del XIX secolo in risposta all’antisemitismo crescente in Europa, il movimento culminò nella fondazione dello Stato di Israele nel 1948. Comprendere la sua storia è fondamentale per decifrare le radici del conflitto israelo-palestinese.
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Che cos’è il sionismo? Definizione e origini
Il termine “sionismo” deriva da Sion, la collina di Gerusalemme che nella Bibbia simboleggia la Terra promessa. Il movimento nacque in un contesto di crescente antisemitismo in Europa, come risposta ai nazionalismi ottocenteschi. A differenza di altri popoli, gli ebrei vivevano in diaspora, dispersi in diverse nazioni e spesso trattati come stranieri. L’idea di un “ritorno a Sion” rappresentava una soluzione politica e culturale a questa condizione di vulnerabilità, unendo il desiderio di sicurezza a un legame religioso e storico con la Terra di Israele (Eretz Israel).
Chi ha fondato il sionismo? Il ruolo di Theodor Herzl
Il fondatore del sionismo politico moderno è considerato il giornalista austro-ungarico Theodor Herzl (1860-1904). Sconvolto dall’affare Dreyfus in Francia, si convinse che l’assimilazione non fosse una soluzione all’antisemitismo. Nel suo libro “Der Judenstaat” (Lo Stato ebraico, 1896), propose la creazione di una patria ebraica riconosciuta a livello internazionale. Il suo impegno culminò nel primo Congresso Sionista a Basilea nel 1897, che diede al movimento una struttura organizzativa e politica, l’Organizzazione Sionista Mondiale (WZO).
Gli obiettivi del sionismo: un movimento dalle molte anime
Il sionismo non è mai stato un blocco monolitico. Al suo interno sono sempre coesistite diverse correnti con obiettivi e metodi differenti.
Corrente Sionista | Obiettivo principale |
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Sionismo politico (Herzl) | Ottenere il riconoscimento diplomatico internazionale per uno Stato ebraico. |
Sionismo pratico | Promuovere l’immigrazione (Aliyah) e la colonizzazione agricola della Palestina per creare fatti sul campo. |
Sionismo socialista | Creare una società ebraica egualitaria basata su principi socialisti, attraverso i kibbutz e i moshav. |
Sionismo religioso | Considerare la fondazione di Israele come l’adempimento di una profezia biblica e un passo verso la venuta del Messia. |
Sionismo revisionista | Rivendicare la sovranità ebraica su tutto il territorio del Mandato britannico, inclusa l’attuale Giordania, con un approccio più nazionalista e assertivo. |
Dal sionismo alla nascita dello Stato di Israele
Dopo l’Olocausto, il sostegno internazionale al sionismo crebbe. Nel 1947, le Nazioni Unite proposero un piano per partizionare la Palestina, allora sotto mandato britannico, in due Stati: uno ebraico e uno arabo. La leadership sionista accettò il piano, mentre i leader arabi lo respinsero. Il 14 maggio 1948, David Ben-Gurion dichiarò l’indipendenza dello Stato di Israele. Il giorno seguente, gli eserciti di Egitto, Siria, Transgiordania, Libano e Iraq invasero il nuovo Stato, dando inizio alla guerra arabo-israeliana del 1948. La vittoria israeliana portò a un’espansione dei suoi territori oltre i confini del piano ONU e alla Nakba (“catastrofe” in arabo), l’esodo di circa 700.000 profughi palestinesi.
Il sionismo oggi e il conflitto a Gaza
Oggi, il sionismo rimane l’ideologia fondante dello Stato di Israele, sostenuta dalla maggior parte della sua popolazione ebraica. Tuttavia, il termine è controverso. Per i suoi sostenitori, significa semplicemente il diritto del popolo ebraico a un proprio Stato. Per molti critici, in particolare nel mondo arabo e palestinese, è associato all’occupazione dei territori palestinesi, all’espansione degli insediamenti in Cisgiordania e alla politica di oppressione nei confronti dei palestinesi.
Il conflitto attuale a Gaza, riesploso con l’attacco di Hamas del 7 ottobre 2023 e la successiva massiccia risposta militare israeliana, è profondamente radicato in questa storia. Da una parte, il governo israeliano, guidato da correnti del sionismo nazionalista e religioso, agisce in nome della sicurezza e del diritto di Israele a difendersi. Dall’altra, i palestinesi, inclusi gruppi come Hamas, vedono questa azione come l’ultimo atto di un lungo processo di colonizzazione e pulizia etnica iniziato nel 1948. Le diverse anime del sionismo continuano a influenzare il dibattito interno israeliano, con posizioni che vanno dalla ricerca di una soluzione a due Stati a quelle che rivendicano la sovranità su tutta la “Terra d’Israele”.
Domande frequenti (FAQ)
Il sionismo è una forma di razzismo?
Questa è una questione altamente dibattuta. Nel 1975, una risoluzione dell’ONU definì il sionismo “una forma di razzismo”, ma fu revocata nel 1991. I critici sostengono che le politiche di Israele, basate sulla legge dello Stato-nazione ebraico, siano discriminatorie verso i cittadini non ebrei. I sostenitori ribattono che il sionismo è un movimento di liberazione nazionale come molti altri e che criticare le politiche di Israele è legittimo, ma negare il diritto all’esistenza di uno Stato ebraico è antisemitismo.
Tutti gli ebrei sono sionisti?
No. Sebbene la maggior parte degli ebrei nel mondo sostenga il diritto di Israele a esistere, esistono diverse correnti di pensiero. Alcuni gruppi ebraici ultra-ortodossi (come Neturei Karta) sono anti-sionisti per motivi religiosi, credendo che solo il Messia possa ristabilire uno Stato ebraico. Altri ebrei, specialmente nella diaspora, sono critici verso il sionismo per ragioni politiche, opponendosi alle politiche di Israele nei confronti dei palestinesi.
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Data di aggiornamento: 21 agosto 2025