Le Colonne d’Ercole costituiscono un luogo, un’idea, una metafora, ammantati di fascino e mistero, miti e leggende, sin dai tempi più remoti.
Geograficamente, sarebbero state poste da Ercole per delineare i confini dell’attuale Stretto di Gibilterra, punto nel quale il più tranquillo Mar Mediterraneo incontra il più impetuoso Oceano Atlantico.
Mitologicamente, indicherebbero il limite ultimo e invalicabile della Terra, l’estremità oltre cui non è possibile spingersi, perché l’oltre costituirebbe un punto di non ritorno, il pericolo, la fine del mondo.
Simbolicamente, le Colonne d’Ercole identificherebbero la frontiera del mondo civilizzato, il limite della conoscenza, oltre cui si aprirebbe il baratro dell’ignoto.
Colonne d’Ercole: l’origine del mito
La storia e il significato delle Colonne d’Ercole affondano le radici nel mito di Ercole, che ne dà il nome.
Figlio della mortale Alcmena e di Zeus, Ercole provoca l’ira di Era, moglie del re degli dei, che per vendetta sconvolge la mente del giovane Ercole. Divenuto preda di un furioso eccesso d’ira, Ercole uccide i suoi figli, e, per l’espiazione di tale infimo delitto, si ritrova ad affrontare dodici durissime fatiche, le proverbiali “dodici fatiche di Ercole”. Una di queste conduce Ercole sull’isola di Erizia, dove avrebbe dovuto catturare i buoi rossi di Gerione, un mostruoso gigante a tre teste, tre busti e sei braccia, e re dell’isola di Eritrea, sita nell’Oceano occidentale ed estesa fino ai confini di Tartesso. Per giungere in quel luogo, il semidio intraprende un lunghissimo viaggio attraverso la Tracia, l’Asia Minore, l’Egitto, fino alle coste occidentali dell’Africa e allo stretto di Gibilterra, alle pendici dei monti Calpe e Abila, due frontiere naturali che nel mondo antico delineavano i confini del mondo occidentale, che gli uomini non avrebbero dovuto in alcun modo oltrepassare. Proprio qui, sulle rive dello stretto su cui si affacciano i due monti che separano il continente europeo da quello africano, Ercole erige due colonne (una posta sulla rocca di Gibilterra in Europa, sul promontorio di Calpe, l’altra in Africa, sul promontorio di Abila in Mauritania), sormontate da una statua raffigurante un uomo, rivolto a est (ossia la direzione da cui provengono i navigatori), recante nella mano destra una chiave, e nella sinistra una tavoletta con l’iscrizione non plus ultra, ossia “non più oltre”. Con tale frase Ercole intende definire il limite del mondo civilizzato, sottolineando il monito per i mortali a non spingersi oltre, pena il nulla e la morte.
Ecco perché mitologicamente e simbolicamente lo stretto di Gibilterra assume l’appellativo di “Colonne d’Ercole”, mantenuto ancora oggi. La stessa iscrizione delle Colonne diviene nel tempo un motto proverbiale, indicando ancora oggi nel linguaggio comune un limite estremo raggiunto in una determinata situazione o con un determinato comportamento, usato infatti anche per elargire un complimento o esprimere un giudizio estremamente negativo, quale segno di stupore circa azioni e pensieri altrui profusi.
Il mistero e la curiosità di scoprire cosa potesse esserci oltre le Colonne d’Ercole ispira nel tempo la fantasia di molti artisti e scrittori, offrendo una spiegazione, e promuovendo il proprio particolare estro.
Secondo il filosofo greco Platone al di là delle Colonne regnerebbe la leggendaria Atlantide, mitica isola ricca di argento e metalli preziosi, che, dopo aver fallito l’invasione di Atene, sarebbe sprofondata nel nulla.
Secondo Dante Alighieri, Ulisse sarebbe riuscito a intravedere il monte del Purgatorio oltre il limite delle Colonne, prima di essere colpito dalla vendetta divina, che avrebbe fatto sprofondare la sua nave.
Colonne d’Ercole: cosa sono e dove si trovano
Come il mito stesso esprime e tramanda, le Colonne d’Ercole, oltre ad un concetto geografico, esprimono dunque metaforicamente il concetto di “limite della conoscenza”. Un confine ritenuto nell’antichità sempre invalicabile ed estremamente pericoloso (lo stesso Ercole non si è mai spinto oltre durante l’espiazione attraverso le sue dodici fatiche). È un luogo, fisico e simbolico, emblema tra mondo conosciuto e sconosciuto, tra noto e ignoto, tra sicurezza e pericolo, tra vita e morte. Proprio tale dialettica ambivalenza rende le Colonne d’Ercole così colme di interesse e mistero, di fascino pseudo-occulto per appassionati storici, artisti e viaggiatori.
Geograficamente parlando, lo stretto di Gibilterra, che delinea un lembo delle Colonne d’Ercole, è un tratto di mare che bagna le coste di Marocco, Spagna e la stessa Gibilterra. Delimitato a nord dall’estremità inferiore della penisola iberica, e a sud dall’Africa, proprio dove il Mar Mediterraneo incontra l’Oceano Atlantico. Una sottile lingua di mare, lunga circa 60 km e ampia nel punto più stretto circa 32 km.
La più antica descrizione delle Colonne in termini paesaggistici è attribuibile al poeta greco Pindaro (VI- V a.C.), che consente di percepire e localizzare un luogo caratterizzato da “lagune e un promontorio”: «Lieve non è tragittare nel mare inviolabile delle Colonne d’Eracle, che l’eroe dio piantò testimoni dell’ultimo varco. E domava le fiere enormi del mare, i reflussi esplorava delle lagune egli solo, dove toccò la meta d’illeso ritorno e rivelò la terra. Anima mia, verso quale promontorio straniero tramonti il tuo corso».
In onore del mito, è stato eretto il Monumento delle Colonne d’Ercole, situato sul versante europeo, su una terrazza panoramica affacciata proprio sull’Africa. Il Monumento ritrae un grande globo, sorretto appunto da due robuste colonne. Tale è rappresentato con due facce dialettiche: da una parte il mondo antico, raccontato dalla storia greca e protagonista del mito, dall’altra il mondo moderno, così com’è conosciuto oggi. Una scultura colma di fascino e significato, indicante sapientemente l’evoluzione dal passato al presente e la visione del mondo.
Raggiungere le Colonne d’Ercole, per ammirarne il panorama e il Monumento, e sentire sulla pelle tutta l’ebrezza del mito e della leggenda, è possibile. Si può decidere di optare per il percorso pedonale (forse quello più sensazionale), una camminata abbastanza lunga e in pendenza, ma capace di regalare un panorama mozzafiato. Un’ulteriore opzione, più pratica e meno faticosa, è la scelta della funivia, che si ferma in prossimità della sommità della rocca, o addirittura, per i più pigri, la possibilità di prendere un taxi, facendosi trasportare direttamente e comodamente a destinazione.
Chi era Ercole?
Ercole (in greco antico Ηρακλῆς, Hēraklēs) è un personaggio della mitologia greca, figlio di Zeus e di Alcmena, regina di Tebe. Era noto per le sue imprese straordinarie e per la sua forza fisica eccezionale. Eracle è stato anche chiamato il “figlio di Zeus” e il “figlio di Alcmena”.
Ercole è conosciuto soprattutto per le sue dodici fatiche, compiti impostigli dal re di Tirinto Eurystheus, a cui aveva giurato fedeltà. Tra queste fatiche si ricordano l’uccisione del leone di Nemea, la cattura dell’Augello di Stinfalo e la pulizia delle stalle di Augia in un solo giorno. Eracle ha anche compiuto molte altre imprese durante la sua vita, come la liberazione di Prometeo dalle catene imposte da Zeus e l’uccisione di molti mostri e giganti.
Eracle è stato anche venerato come dio nella mitologia greca ed è stato onorato come eroe per la sua forza e il suo coraggio. La figura di Eracle è stata ampiamente rappresentata nell’arte e nella letteratura greca e romana, ed è ancora oggi un personaggio molto noto nella cultura popolare.