Favole e racconti per bambini, la morale nascosta

Favole e racconti per bambini, la morale nascosta

Favole e racconti per bambini che nascondevano una morale o un finale oscuro. Ecco le nostre riletture da adulti.

Dobbiamo tanto a chi ci ha raccontato le favole.
Da piccoli le favole della buonanotte ci hanno fatto compagnia, ci hanno tranquillizzati, ci hanno allietato serate e sogni.

Le favole e i racconti per bambini ci hanno resi più spigliati

Le favole e i racconti per bambini sono popolati quasi sempre da animali umanizzati dal carattere semplice e chiaro: il coniglio simboleggia la paura, l’agnellino la timidezza, il cane la fedeltà, la volpe l’astuzia, il leone la forza, la formica la laboriosità e il serpente l’inaffidabilità.
Scavare nella loro psiche ci ha aiutati a comprendere meglio le persone in carne ed ossa.
Gli alter ego che incontriamo nel mondo immaginario dei racconti per bambini inscenano situazioni tipiche della vita quotidiana ed evidenziano l’ingiustizia, condannano i vizi, la vanità e la stupidità per premiare le virtù. Possiamo leggere tra le righe delle favole un modello di condotta di vita all’insegna della laboriosità, della prudenza e della coscienza dei propri limiti.
Le favole richiedono, però, un’elaborazione personale degli eventi. Ci mettono in contatto con ogni possibilità nello scioglimento di un dilemma etico e ci ricordano che abbiamo tutti gli strumenti utili per sbrogliare la matassa. Perciò, sono importanti le favole. Racchiudono le nostre esperienze di crescita. Custodiscono preziose perle di saggezza popolare.

Ma l’antica saggezza popolare è bipolare: questo sembrano rammentarci, le favole

Mi tocca dirlo subito, perché chi ben comincia è a metà dell’opera.Portate pazienza, però, che la virtù sta nel mezzo. Il dolce è alla fine, eh! E si tenga a mente che chi va piano va sano e va lontano.
La lepre si vantava della sua velocità, ma il traguardo fu tagliato dalla tartaruga. Quindi, chi ha tempo non aspetti tempo.
Comunque non vi adagiate sugli allori perché chi tardi arriva male alloggia.
Coloro che lasciano la strada vecchia per la nuova sanno quel che lasciano, ma non sanno quel che trovano.
Tanto piove sempre sul bagnato, eppure, la fortuna è cieca.
Che poi la fortuna aiuta i matti e i bambini. O forse no. La fortuna aiuta gli audaci!
Dei tre porcellini solamente uno aveva costruito la casa con i mattoni, l’unica che, a differenza di quella di paglia e quella fatta di canne, riuscì a resistere alla tempesta d’aria provocata dal soffio del lupo.
Ma sì! Finché c’è vita ci sarà pure speranza, però si badi bene: chi di speranza vive, disperato muore.
Comunque, nella vita, tentar non nuoce. D’altronde, chi non risica non rosica.
E poi la gatta al lardo ci lascia lo zampino.
Sentite, chi si accontenta gode!
Ma se oziate come la cicala, ahimè, vi ritroverete a morire di fame, mentre le formiche festeggeranno e mangeranno grano e frumento raccolto durante l’estate. E, se d’estate hai cantato, cara cicala, ora balla!
Oh, chi troppo vuole nulla stringe… il troppo stroppia. Ma, a volte, capita anche che chi la dura la vince.
Però, poi, non vi lamentate. Chi litiga col muro si rompe la testa.
In ogni caso, è meglio far da sé, che si fa per tre.
Anche se c’è da dire che l’unione fa la forza e il mondo è bello proprio perché è vario.
Ma alla fine chi si somiglia si piglia e gli opposti si attraggono. E se disprezzi, allora vuoi comprare. Come la volpe con l’uva. E poi, onestamente, tutto il mondo è paese e Dio li fa e li accoppia, ma poi li accoppa.
Allora fidarsi è bene e non fidarsi è meglio.
Questa, però, non l’ho proprio capita.

Nel dubbio, fate come vi dice la testa

Quasi quasi io me ne andrei anche con lo zoppo.
Tanto la fretta è una cattiva consigliera e la gatta, per starle appresso, fece i figli ciechi.
Una volta, mi raccontarono che una spugna per lavare i piatti suggerì alla bottiglia di vino di spingere forte per liberarsi del tappo di sughero che lo chiudeva e gli arrecava fastidio. Il tappo non fece in tempo a contraddire l’idea perché la bottiglia lo fece saltare via subito. La spugna poi suggerì alla nuova amica di sdraiarsi come lei, per riposare. La bottiglia, senza farselo ripetere due volte, si dondolò a destra e a sinistra e riuscì a sdraiarsi su un fianco. Così, il vino iniziò a colare. Arrivò la domestica a pulire e mise in piedi la bottiglia. La spugna, questa volta, le consigliò di scappare, così la bottiglia scivolò dalle mani della domestica e cadde a terra, frantumandosi i mille pezzi. A questo punto, la domestica dovette buttare via tutto. Per fortuna, le rimase la spugna che come sempre l’aiutò a pulire tutto.
Se solo la bottiglia avesse pensato con la propria testa…” Pensai.

La morale delle morali ti porta a diffidare dalle morali. Parola di favola.


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A proposito di Chiara D'Auria

Nata e cresciuta in Basilicata, si laurea in Filologia Moderna presso l’Università Federico II di Napoli. Scrive per abbattere barriere e scoperchiare un universo sottopelle abitato da anime e microcosmi contrastanti: dal borgo lucano scavato nella roccia di una montagna avvolta nel silenzio alle viuzze partenopee strette e caotiche, dove s'intravede il mare. Scrive per respirare a pieni polmoni.

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