La lingua napoletana, ufficialmente riconosciuta come idioma patrimonio dell’umanità dall’UNESCO, affascina da sempre filologi e studiosi per la perfetta commistione tra suono e significato. Rappresenta l’identità di Napoli e dei suoi abitanti, ma è anche un incommensurabile patrimonio culturale che si arricchisce di sfumature, influenze storiche e interessanti particolarità.
Indice dei contenuti
- 1. Perché il napoletano è una lingua e non un dialetto
- 2. Le origini dal latino e dal greco
- 3. Una cattedra universitaria in Argentina
- 4. Il suono “tedesco” della S napoletana
- 5. Le parole napoletane intraducibili
- 6. La sintesi e la musicalità apprezzate all’estero
- 7. Il vocabolario approvato dall’Accademia della Crusca
1. Perché il napoletano è una lingua e non un dialetto
È fondamentale chiarire perché il napoletano non sia un dialetto, ma una lingua a pieno titolo. Dal punto di vista linguistico, un dialetto è una variante di una lingua nazionale. Il napoletano, invece, ha avuto un’evoluzione storica autonoma, sviluppandosi direttamente dal latino parallelamente al toscano, che sarebbe poi diventato l’italiano standard. Possiede una struttura grammaticale, una sintassi e un lessico propri, complessi e codificati, che lo distinguono nettamente. Inoltre, è stato per secoli la lingua ufficiale del Regno di Napoli, utilizzato in documenti amministrativi e con una produzione letteraria vastissima, da Basile a Di Giacomo. La stessa classificazione dell’UNESCO conferma questo status, riconoscendolo come un idioma a sé stante e non come una derivazione dell’italiano.
2. Le origini dal latino e dal greco
Tra le prime particolarità, ricordiamo che il napoletano, così come l’italiano, deriva dal latino volgare. Le parole che compongono la lingua napoletana hanno un legame profondo con il latino parlato nel medioevo, ma la sua base è arricchita da un forte sostrato greco, eredità diretta della fondazione di Neapolis come colonia della Magna Grecia. Questa identità storica così importante è una delle ragioni del suo valore culturale.
3. Una cattedra universitaria in Argentina
Una notizia che rende orgogliosi è che l’Università di Buenos Aires ha inserito nel proprio corso di studi un insegnamento che si basa sulla conoscenza del napoletano come lingua. Questa iniziativa offre agli studenti argentini la possibilità di conoscere un idioma il cui lessico presenta diverse assonanze con lo spagnolo, facilitandone l’apprendimento e la comprensione.
4. Il suono “tedesco” della S napoletana
Sempre dal punto di vista prettamente linguistico, un’altra curiosità riguarda l’aspetto fonetico. Sembrerebbe esserci un accostamento con la fonetica tedesca. Il fenomeno, che potrebbe risalire all’influsso della breve dominazione austriaca dal 1707 al 1733, riguarda la consonante S: quando è posizionata prima di determinate altre consonanti (come t, p, c) assume la pronuncia di sch, simile al suono tedesco.
5. Le parole napoletane intraducibili
La lingua napoletana possiede parole quasi impossibili da tradurre letteralmente in italiano, poiché esprimono concetti complessi, stati d’animo o situazioni specifiche. Si tratta di locuzioni profondamente radicate nell’identità storica e sociale della comunità.
Parola napoletana | Significato approssimativo |
---|---|
Intalliarsi | Perdere tempo piacevolmente, indugiare in un’attività senza fretta, quasi “incantarsi” a fare qualcosa. |
Cazzimma | Un’attitudine furba e autoritaria, talvolta mista a cattiveria, finalizzata a ottenere un vantaggio personale a danno degli altri. |
6. La sintesi e la musicalità apprezzate all’estero
Un’altra simpatica osservazione, che però fa riflettere molto, è quanto affermato in un’intervista dell’agosto 2019 a Napoli dalla diplomatica Mary Ellen Countryman, console generale degli Stati Uniti: «Il napoletano mi piace perché sembra che ti dia la possibilità di esprimere intere situazioni in pochissime parole. È molto sintetica. Ma l’elemento che mi attrae di più è la musicalità, resa famosa in tutto il mondo dalle canzoni».
Questa musicalità ha permesso alla lingua napoletana di diventare la componente principale di opere artistiche immortali, come le canzoni di Murolo, Pavarotti, Ranieri e Villa. Brani ancora oggi cantati in tutto il mondo che insegnano quanto una lingua possa oltrepassare i confini con semplicità, arrivando dritta al cuore.
7. Il vocabolario approvato dall’Accademia della Crusca
Ricordiamo come ultima curiosità che l’Accademia della Crusca, la massima istituzione linguistica italiana, ha mostrato grande interesse per il napoletano. Dopo un’attenta selezione dei termini chiave, ha supervisionato la redazione di un vocabolario, a dimostrazione che questo idioma non smette di affascinare ed è un campo di studio in costante aggiornamento. Questo riconoscimento ne attesta il valore storico e lessicale, allontanandolo dalla semplice etichetta di “dialetto”.
Immagine in evidenza: Photo by Alberto Capparelli: https://www.pexels.com/photo/stunning-view-of-naples-cityscape-and-coastline-29419276
Articolo aggiornato il: 25/08/2025