Senso di colpa ed inquietudine hanno sicuramente un importante fattore in comune: entrambi sono un invito all’immobilità. I due stati d’animo portano ad allontanarsi dal momento presente per vivere in funzione di qualcosa accaduto in passato o che ancora deve accadere. Questi, soprattutto, lasciano che ci si senta giustificati per il fatto di non agire in maniera conseguenziale e costruttiva per raggiungere uno stato migliore delle cose, lasciando a portata di mano l’opzione più facile ed antievoluzionistica: quella di continuare ad alimentarli ed a moltiplicarne le conseguenze.
Wayne W. Dyer – psicologo e psicoterapeuta statunitense – definisce senso di colpa ed inquietudine in Le vostre zone erronee “emozioni inutili”. In sostanza il concetto sottolineato è il seguente: né ciò che è accaduto né ciò che accadrà potrà essere cambiato dal senso di colpa o da uno stato di inquietudine. Questi hanno l’unico risultato di non lasciar vivere pienamente e consapevolmente il momento presente, portando chiaramente il percorso di crescita di ognuno ad uno stato di fermo, come se si fosse al mondo ma senza attraversare realmente la vita – che accoglie la crescita degli individui assolutamente attraverso cambiamento e quindi evoluzione.
Il pensiero che sentimenti di questo genere non possano essere controllati fa proprio parte di una di quelle zone erronee a cui fa riferimento Dyer, in quanto uno stato come il senso di colpa (ad esempio) deriva pur sempre da un ragionamento che ne farà da struttura. Cambiando il ragionamento alla base, e dunque la prospettiva dell’interessato sul fatto di riferimento, allora anche il modo di interagire con quel fatto sarà diverso e di conseguenza il senso di colpa non avrà più una struttura su cui posarsi.
L’origine di queste strutture è da ritrovarsi per lo più nella cultura sociale in cui si è immersi. Dyer analizza nel testo varie cause bastevoli da sole a spiegare queste “reazioni immobili”, effetto di convinzioni nate dunque non da un discrezionale e personale percorso di riflessione, ma da schemi sposati da qualcun altro per essere poi tramandati – da ambo i lati spesso inconsciamente – all’interessato.
Ma ciò che viene proposto dalla società è qualcosa di esterno, quello che invece si sceglie di essere è qualcosa che dipende assolutamente dall’individuo e dalla sua reazione, non solo agli schemi imposti dalla società, ma nei confronti di quello che potrebbe essere definito un primo stato di consapevolezza.
Ci sono persone che pur essendo coscienti dell’inutilità del senso di colpa (e della sua natura anche distruttiva) continuano ad autocommiserarsi perché questo le fa sentire più in linea con i dettami della società o di chi le circonda, come se non sentirsi colpevoli fosse un male e non preoccuparsi “ingiusto”. Come se fare qualcosa per migliorarsi in ogni situazione e cercare di capire cosa potrebbe essere per sé stessi la felicità (o certe volte semplicemente la soluzione migliore) fosse un torto fatto a qualcun altro, anche se questo non cambierebbe la condizione di nessuna delle persone che ci circonda.
Altri reagiscono al senso di inquietudine rispetto ad azioni compiute in cui non si riconoscono (o non si vorrebbero riconoscere) cercando la causa, e la soluzione alle rispettive conseguenze, nei comportamenti altrui, e in ogni caso in fattori sempre esterni – pur essendo intimamente consapevoli di essere gli unici a poter cambiare qualcosa indirizzando i propri comportamenti in maniera diversa.
La chiave secondo Dyer è spostare l’attenzione da questi sentimenti nocivi alle cause che li generano, accettarle (ed accettarsi) domandandosi quali siano invece le azioni da compiere che possano realmente contribuire ad un’evoluzione positiva dei fatti, e sforzarsi di concentrare energie su queste. L’autore nel libro dà alcuni suggerimenti per migliorare la gestione delle rispettive dinamiche disfunzionali.
Alcune strategie per eliminare il senso di colpa secondo Dyer
Cominciare a pensare al passato come qualcosa di immutabile e che sentirsi in colpa non lo cambierà e non renderà persone migliori. Domandarsi che cos’è che si sta evitando nel presente col senso di colpa legato al passato: lavorando a ciò che si sta evitando, verrà eliminato il bisogno di sentirsi in colpa. Accettare certe cose di sé stessi che si sono scelte ma che ad altri possono non piacere, poiché è naturale che altri si oppongano ad un comportamento che non condividono: sono semplicemente diversi. Annotare quando, perché e con chi ci si sente in un determinato stato d’animo, così da poterlo analizzare.
Elemento cruciale può essere quello di riconsiderare il proprio sistema di valori, eliminando ciò che si dà solo a vedere di accettare e vivere secondo un proprio codice di valori morali, non imposto da altri. Interagire con le persone che cercano di manipolare attraverso il senso di colpa manifestandogli che si é coscienti del fatto che non c’è nessun motivo per il quale ci si debba sentire realmente in colpa.
Alcune strategie per eliminare l’inquietudine secondo Dyer
Cominciare a considerare il presente come fatto di momenti da vivere e pensare che le preoccupazioni in quanto tali non cambiano il futuro. Se proprio ci sono delle situazioni ostiche, concedere sempre meno tempo alle inquietudini, concentrandole e dedicando tutto il resto del tempo ad altro. Agire in una maniera che sia in diretto conflitto con ciò che normalmente inquieta (come farsi un regalo a dispetto di un comportamento ossessivo nei confronti dei risparmi per il futuro). Cominciare ad affrontare i timori con pensieri e azioni produttive.
Saranno i primi passi e le prime abitudini (nocive) sradicate a dare uno slancio importante ad una crescita reale. Prendere coscienza di un nuovo punto di vista consente di cominciare a pensare come se si fosse già dall’altra parte del cambiamento: saranno poi le energie dedicate al presente a determinare la costruzione di un’esistenza più consapevole e felice, per la quale mettere da parte sensi di colpa ed inquietudini è solo il primo di tanti importanti tasselli!
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