Tecnica dell’honkadori: la variazione allusiva giapponese

Tecnica dell' honkadori: la variazione allusiva giapponese

La storia della letteratura è ricchissima di figure retoriche che aiutano i poeti ad impreziosire i testi, rendendoli più profondi e complessi agli occhi del lettore. Tra i numerosi artifici retorici esistenti nella letteratura giapponese classica ne è presente uno di particolare: la tecnica dell’honkadori

In cosa consiste questa tecnica?

Quella che noi definiamo da un calco inglese come variazione allusiva, è una tecnica utilizzata dai poeti giapponesi che consisteva nell’inserire all’interno di un nuovo componimento poetico un’espressione, una parola o anche versi di una poesia già esistente. Questo metodo, che attualmente potrebbe sembrare a tutti gli effetti un plagio, era largamente utilizzato nella produzione della poesia classica giapponese.

La tecnica dell’honkadori infatti, rendeva queste poesie uniche nel loro genere e largamente sofisticate, questo perché dimostrava anche il bagaglio culturale di chi produceva questa poesia. Analizzando etimologicamente il termine honkadori esso verrebbe tradotto letteralmente come rendere una poesia originaria. La tecnica comparve per le prime volte già nel Manyoshu, la più importante raccolta poetica di poesie giapponesi, col passare del tempo però e essendo modellata da più poeti, inizia a declinarsi in forme sempre più sofisticate.

Poeti come Fujiwara no Teika ci hanno tenuto anche a stilare una serie di criteri da seguire per produrre questa tecnica al meglio, ad esempio la trama e l’atmosfera delle due poesie dovevano essere diverse, in modo tale che il lettore riuscisse a cogliere questa allusione anche in un contesto diverso da quello precedente. Inoltre la tecnica dell’honkadori prevedeva che non dovessero essere utilizzate troppe parole provenienti dalla poesia originale e che la posizione del verso risultasse cambiata rispetto all’inizio. Tutta la tecnica dell’honkadori si basa quindi su un equilibrio che si instaura tra il recupero della tradizione passata e la produzione di una nuova letteratura moderna.

La tecnica dell’honkadori e il suo lettore modello

Un concetto chiave per completare il quadro complessivo di come venisse attuato questo artificio retorico è quello di lettore modello. Questa figura è nota non solo all’interno della letteratura giapponese, ma anche di quella occidentale; Umberto Eco ci dona una sua visione di lettore ideale: colui che riesce a vedere le diverse congetture di un testo senza decretarne una precisa. Lo stesso principio agisce nella tecnica dell’honkadori, essa ci permette di inserire nella lirica un vero e proprio link ipertestuale che dovrebbe aprire un’altra pagina nella mente del lettore.

Così facendo, quel testo assume un significato nettamente più complesso ma soprattutto comprensibile solo a pochi: coloro che possiedono la chiave di lettura di quel link. Quello che quindi deve avvenire, affinché la tecnica dell’honkadori sia efficace, è una stretta collaborazione tra lettore e poeta, i quali devono possedere, almeno in parte, lo stesso bagaglio culturale e letterario. Secondo il saggista Roland Barthes quindi il nostro linguaggio, le nostre parole e i testi che vengono prodotti non possono mai essere considerati vergini completamente, questo perché sono comunque il risultato di una storia che inevitabilmente anche gli autori portano con sé.

Fonte immagine in evidenza: Foto di Gaijinsan da Pixabay

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A proposito di Serena Uvale

Studentessa presso l'università degli studi di Napoli "L'Orientale", amante della culturale e della lingua cinese.

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