Enver Hoxha e la dittatura comunista in Albania

Enver Hoxha

L’Albania di Enver Hoxha: la dittatura che non conoscevate

La storia della dittatura di Enver Hoxha in Albania è davvero poco conosciuta e poco approfondita nel mondo, ma ha avuto delle conseguenze importanti sul territorio e la cultura dell’Albania, quindi se si vuole conoscere meglio la storia di questa nazione bisogna partire dalle basi, e quindi dalla dittatura comunista che ebbe inizio nel 1945 e finì nel 1990.

Dal 1945 al 1990, l’Albania ha vissuto una delle dittature più potenti e feroci d’Europa. In questo periodo furono furono molto frequenti le esecuzioni politiche, le detenzioni e l’uso dei campi di internamento. Lo stato albanese era governato da un unico partito, il Partito Comunista guidato da Enver Hoxha. 

Enver Hoxha e il Partito Comunista salirono al potere dopo la guerra di liberazione nazionale albanese. Alla fine del 1944, i partigiani di Enver Hoxha controllavano la maggior parte dell’Albania e formavano un governo provvisorio. Nel dicembre del 1945, organizzarono diverse elezioni con un’unica lista di candidati proclamarono l’Albania repubblicana ed Enver Hoxha come primo ministro.

Dal momento in cui Enver Hoxha salì al potere, la nazione iniziò anno dopo anno a sprofondare sempre di più nella dittatura, perdendo le libertà umane fondamentali. Nel 1967 le autorità comuniste iniziarono a vietare la pratica religiosa perché secondo loro la religione teneva le persone arretrate e divise. Da quel momento in poi tutti i sacerdoti che disobbedivano a questa legge, che rendeva l’Albania l’unico paese ateo al mondo, venivano imprigionati, esiliati o uccisi. La religione divenne una pratica illegale, tutti i luoghi di culto vennero chiusi e gli albanesi non potevano più professare liberamente il loro credo.

La proprietà privata non esisteva più perché apparteneva allo Stato, e in  tutti gli anni di dittatura sono state internate oltre 60.000 persone in 23 carceri e 48 campi di concentramento. Calcolando che ad oggi l’Albania conta circa 3 milioni di abitanti, questi numeri sono spaventosi.

Sotto il punto di vista della connessione dell’Albania con il resto del mondo, Enver Hoxha isolò totalmente la sua nazione. Inizialmente si mantennero buoni rapporti solo con l’Unione Sovietica, la Jugoslavia e Cina, ma dopo qualche anno le relazioni furono interrotte con chiunque e l’Albania divenne come l’attuale Corea del Nord. Tutto ciò che riguardava l’occidente era vietato dalla dittatura, come ad esempio i film e la musica, sebbene la maggior parte dei cittadini in gran segreto non rispettava questi divieti folli.

In quel periodo tutti dovevano appoggiare il regime e contribuire attivamente allo sviluppo della nazione, anche se di sviluppo se ne vedeva ben poco. L’Albania era uno stato povero, malnutrito e spaventato, dove nessuno poteva esprimere liberamente le proprie idee oppure veniva arrestato subito dalla polizia segreta albanese, la Sigurimi, che incuteva terrore a tutti. Tutti erano iscritti al partito, e come accadeva in qualsiasi dittatura ne dovevano lodare le gesta, ad esempio nelle scuole gli insegnanti facevano propaganda spiegando ai bambini quanto fossero fortunati a vivere in un paese così forte e ricco come l’Albania.

Tutto era manipolato dalla dittatura di Enver Hoxha, dalla letteratura al mondo dello spettacolo, e l’occidente era il nemico numero uno. All’epoca si tentava di screditare l’occidente in qualsiasi modo, il primo era attraverso la propaganda televisiva a favore del regime. Una particolarità di quel periodo è che esistevano televisori con un pulsante solo, quello che permetteva di sintonizzarsi con il canale di stato. Con il passare degli anni però gli albanesi capirono che spostando l’antenna potevano sintonizzarsi su canali italiani come Rai Uno, ed è per questo che ad oggi in Albania tutte le persone che hanno più di 30 anni parlano anche italiano, imparato grazie ai programmi televisivi che guardavano in gran segreto durante il periodo della dittatura.

Le continue minacce di un’ipotetica guerra provenienti dall’Europa spaventavano Enver Hoxha, che a partire dagli anni ’50, fece costruire circa 160.000 bunker in tutta l’Albania. Per Hoxha la guerra divenne un’ossessione, tutti i bunker che fece costruire erano antiatomici, e trasmise al popolo la convinzione di un’imminente attacco straniero, che non arrivò mai.

I bunker erano e sono tutt’ora dappertutto in Albania, costruiti lungo la costa, sulle montagne, nei villaggi e questa grande spesa per costruire tutti questi rifugi antiatomici privò l’Albania di interventi sul territorio ben più importanti, come la costruzione di strade, di infrastrutture e abitazioni. A Tirana si possono visitare due dei più importanti bunker, il Bunk’art 1 situato ai piedi del monte Dajti, e Bunk’art 2 situato in centro.

Enver Hoxha morì nel 1985. Senza di lui il sistema che aveva costruito iniziò a scricchiolare, fino a quando le proteste studentesche del 1990 rovesciarono la dittatura ed aprirono le porte alla democrazia. Il comunismo lasciò l’Albania in un grave stato di povertà, così la maggior parte delle persone negli anni è stata costretta ad emigrare subito dopo l’apertura delle frontiere, alla ricerca di una vita migliore. 

In conclusione possiamo dire che il comunismo ha recato tantissimi danni all’Albania, sia economicamente che socialmente. Le conseguenze della feroce dittatura di Hoxha si notano ancora oggi in uno degli stati più belli dei Balcani, che nonostante tutto sta facendo enormi progressi anno dopo anno, provando ad avvicinarsi ai paesi europei. Il turismo è una delle attrazioni di maggiore livello vista la bellezza sconfinata del territorio albanese, che a partire dalla capitale Tirana sta cercando di risorgere dalle sue ceneri a circa 30 anni dalla fine di una dittatura terrificante.

Fonte immagine in evidenza: Albania news

A proposito di Francesco Sorrentino

Vedi tutti gli articoli di Francesco Sorrentino

Commenta