Errori ortografici: i più comuni e la rispettiva correzione

errori ortografici

La lingua italiana, come ogni sistema linguistico, per funzionare, ricorre a norme che ne regolarizzano l’uso. Ma, se è vero che ogni regola ha la sua eccezione, anche il sistema più perfetto presenta le sue falle. Gli errori ortografici ne sono un esempio lampante. Questi non sono del tutto avvertibili nel parlato, ma diventano evidenti nello scritto. Il termine “ortografia” deriva infatti dal greco e significa “scrittura corretta”: scrivere bene non è, però, sempre scontato. In effetti tali errori sono il sintomo di cedimenti del sistema, che possono creare confusione. Vediamo insieme quali sono gli errori ortografici più comuni nella lingua italiana e come correggerli una volta per tutte.

Apostrofo e accento: i dubbi più comuni

La confusione tra accento e apostrofo è una delle fonti di errore più frequenti. Vediamo i casi principali.

Qual è o qual’è?

La forma corretta è sempre qual è, rigorosamente senza apostrofo. L’errore è comune, forse perché si confonde con la forma “quale”. In realtà “qual” è un pronome che subisce un troncamento (o apocope), non un’elisione. Come “tal”, esiste in autonomia e non richiede l’apostrofo prima di una vocale. La regola è semplice: l’apostrofo non si usa mai.

Un po’ o un pò?

Un caso contrario è quello di un po’, che si scrive con l’apostrofo e mai con l’accento. Questo perché è il risultato di un troncamento della parola “poco” (po’ < poco). Scriverlo con l’accento (*pò) è un errore grave, anche perché il monosillabo “po” non esiste in italiano e non ha bisogno di essere distinto da omonimi.

Un’amica o un amico?

L’uso dell’apostrofo con l’articolo indeterminativo un presenta un ulteriore oggetto di dubbio. La regola dipende dal genere del sostantivo:

  • Davanti a un sostantivo femminile che inizia per vocale, si usa un’ (un’amica, un’idea). Qui l’articolo è “una” e la “a” finale cade per elisione, richiedendo l’apostrofo.
  • Davanti a un sostantivo maschile che inizia per vocale, si usa un senza apostrofo (un amico, un errore). Qui l’articolo è “uno” che subisce un troncamento, che per sua natura non richiede l’apostrofo.

L’uso dell’H: un tranello del verbo avere

L’utilizzo della consonante h è un altro punto critico. A trarre in inganno sono le parole omofone (che si pronunciano allo stesso modo) a causa del suono muto della “h” in italiano. L’errore più comune è omettere la “h” dove in realtà ci vorrebbe, specialmente con le voci del verbo avere. La confusione è tra:

  • Ho (verbo) vs o (congiunzione)
  • Hai (verbo) vs ai (preposizione articolata)
  • Ha (verbo) vs a (preposizione semplice)
  • Hanno (verbo) vs anno (sostantivo)

Un trucco per non sbagliare: provate a sostituire la parola con “avere” all’infinito. Se la frase mantiene un senso logico, allora serve la “h”.

Le doppie e le insidie della pronuncia

Alcuni errori ortografici, comunissimi nello scritto, riguardano l’uso delle doppie. Spesso, a causa di influssi del dialetto o dell’accento, alcune parole vengono pronunciate con una consonante raddoppiata o scempiata, riportando l’errore nello scritto. Per esempio, scrivere “robba” invece di roba. Questo errore è frequente anche in parole che terminano in -zione, -gione, -bile che, grammaticalmente, non richiedono il raddoppiamento della consonante precedente (es. ragione e non *raggione*, disponibile e non *disponibbile*), salvo alcune eccezioni cristallizzate dall’uso.

I plurali difficili e il gruppo -sce

Anche la formazione dei plurali e alcune sequenze di lettere possono creare incertezza.

Il plurale di -cia e -gia

Le parole che terminano in -cia e -gia spesso creano dubbi nella formulazione del plurale. La regola dipende dalla lettera che precede il suffisso:

  • Se -cia e -gia sono precedute da vocale, al plurale mantengono la “i”. Esempi: camicia → camicie, ciliegia → ciliegie, valigia → valigie.
  • Se -cia e -gia sono precedute da consonante, al plurale perdono la “i”. Esempi: roccia → rocce, frangia → frange, piancia → pance.

Scienza o scenza?

Un altro errore comune coinvolge la sillaba -sce, che di norma non richiede la “i” (es. scena, scendere, conoscere). Le uniche eccezioni rilevanti sono le parole scienza, coscienza e tutti i loro derivati (scienziato, coscienzioso, incoscienza) e la parola usciere.

Tabella riassuntiva degli errori comuni

Per una consultazione rapida, ecco un riepilogo delle regole grammaticali e ortografiche più importanti.

ERRORE COMUNE FORMA CORRETTA E REGOLA
Qual’è Qual è (è un troncamento, non un’elisione)
Un pò Un po’ (è il troncamento di “poco”)
Un’amico Un amico (al maschile non vuole l’apostrofo)
A me mi piace A me piace oppure Mi piace (pleonasmo da evitare)
Da, la, si (con accento) (verbo), (avverbio), (affermazione)
Scieglere Scegliere (il gruppo sce/sci non ammette eccezioni qui)

Consigli pratici per una scrittura impeccabile

In conclusione, questi errori ortografici sono spesso commessi a causa di falle del sistema linguistico stesso o per disattenzione, a volte amplificata dalle nuove tecnologie e dai correttori automatici. Per migliorare concretamente:

  • Leggete molto: la lettura è il modo migliore per assorbire le forme corrette in modo naturale e intuitivo.
  • Usate un dizionario autorevole: in caso di dubbio, consultate risorse online affidabili come il dizionario Treccani o il sito dell’Accademia della Crusca.
  • Utilizzate i correttori come secondo controllo: strumenti come LanguageTool sono utili per una revisione finale, ma non devono sostituire la conoscenza delle regole.
  • Rileggete ad alta voce: questo semplice trucco aiuta a individuare frasi che non “suonano” bene e a scovare errori che l’occhio potrebbe aver saltato, come una “h” mancante.

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Foto per l’articolo sugli errori ortografici di PDPics da Pixabay

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A proposito di Carmen Alfano

Studio Filologia Moderna all'università degli studi di Napoli "Federico II". Scrivo per immergermi totalmente nella realtà, e leggo per vederci chiaro.

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