Essere un anfitrione: origine ed uso dell’espressione

essere un anfitrione

È molto probabile che almeno una volta nella vostra vita abbiate sentito usare l’espressione ‘essere un anfitrione’, ma siete sicuri di sapere con precisione cosa voglia dire?

Molto spesso quest’espressione viene utilizzata nei film, nei libri o anche durante una cena tra amici, ma non tutti riescono a cogliere le sfumature di significato che si celano dietro ad essa. Con quest’ articolo vogliamo condurvi alla scoperta dell’etimologia e della storia riguardante il detto essere un anfitrione, aggiungendo curiosità e particolari che vi renderanno impossibile dimenticare questo detto così originale.

Essere un anfitrione: etimologia e significato

Essere un anfitrione vuol dire essere un buon padrone di casa, generoso e ospitale. Si tratta di un’espressione molto utilizzata soprattutto in occasione di pranzi o cene, ma anche qualora si offra un alloggio. Il termine anfitrione, di fatto, deriva dal greco antico Ἀμφιτρύων (Amphitryon), composto da αμφί (amphi) che significa intorno e τρύω (tryo) che significa nutrirsi: letteralmente colui che nutre o si prende cura degli ospiti intorno a sé. Questo spiega perché col passare del tempo la parola sia stata collegata all’idea di una persona che accoglie con gentilezza i propri ospiti, prendendosi cura delle loro esigenze.

Storia di Anfitrione

L’origine dell’espressione, in realtà, non deriva unicamente dalla sua etimologia, ma anche e soprattutto da un racconto della mitologia greca. Anfitrione è il nome dell’eroe dal quale deriva il detto odierno, figlio di Alceo, re di Tirinto. La storia ruota intorno al suo amore per Alcmena: per mostrarsi degno di sposarla, egli ebbe il compito di riconquistare il regno del padre della fanciulla, Elettrione, re di Micene, ucciso da lui involontariamente durante una colluttazione con il quale egli stava tentando di porre fine alla guerra. Durante il suo periodo di assenza,  Zeus ne approfittò per sedurre la dolce Alcmena: il dio assunse le sembianze di Anfitrione e consumò un lungo rapporto con la ragazza. Una volta conclusi i combattimenti e aver mantenuto la propria promessa, l’eroe tornò a casa e sposò Alcmena, la quale ebbe due gemelli, uno figlio di Anfitrione e l’altro figlio di Zeus, ovvero il famoso Ercole. Ma perché oggi utilizziamo il modo di dire essere un anfitrione? Il merito si deve a Molière che nel suo Amphitryon del 1668 fece pronunciare al fedele servo Sosia, la celebre battura «il vero Anfitrione è l’Anfitrione presso cui si mangia» per riconoscere chi fosse il vero marito di Alcmena.

Curiosità e attualità

Oggigiorno, soprattutto nelle lingue europee, il termine anfitrione ha mantenuto il suo significato originario di ottimo padrone di casa. Tuttavia, vi sono molti ambiti in cui tale parola assume connotazioni distinte. Un esempio è quello medico dove l’espressione viene utilizzata per indicare un organismo che ospita o nutre un parassita, offrendo all’agente patogeno un ambiente favorevole per la sua sopravvivenza. O ancora, possiamo citare come il concetto di anfitrione si sia esteso, in un mondo così digitalizzato come il nostro, anche al mondo web, dove viene utilizzato anche per far riferimento a coloro che organizzano e conducono webinar, podcast o video in diretta, offrendo un’esperienza coinvolgente ai loro spettatori. Insomma, le sfumature di significato che può assumere l’espressione essere un anfitrione sono innumerevoli, ma tutte fanno pur sempre riferimento all’idea di ospitalità e accoglienza.

Fonte immagine in evidenza: Freepik

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