Nell’antichità, l’evirazione era una pratica utilizzata principalmente come punizione o strumento di controllo sociale, e veniva imposta a criminali o prigionieri di guerra. La tradizione voleva che la progenie di un criminale si interrompesse per sempre, eliminando in questo modo qualsiasi discendenza. Col passare del tempo, soprattutto in Cina, molti eunuchi riuscirono a trasformare questa condizione forzata in un vantaggio: la loro fedeltà e la mancanza di eredi li rendevano candidati ideali per ricoprire incarichi di grande responsabilità, accumulando prestigio e influenza nelle corti imperiali.
Come avveniva l’evirazione

L’evirazione era una pratica dolorosa e rischiosa, che variava a seconda del periodo storico e della regione. Veniva eseguita da specialisti con strumenti rudimentali, spesso senza anestesia, e poteva comportare la mutilazione totale dei testicoli o, in casi estremi, anche del pene. Un aspetto importante riguardava l’età in cui avveniva la castrazione. Se praticata prima dello sviluppo sessuale, il corpo dell’eunuco non sviluppava i caratteri sessuali secondari: la voce restava acuta, la barba cresceva poco o nulla e il corpo tendeva ad avere proporzioni più infantili. Se invece l’evirazione avveniva dopo la pubertà, l’uomo manteneva la voce più grave e i tratti fisici maschili, ma subiva comunque una riduzione della fertilità e dei livelli ormonali, con possibili effetti sulla salute e sul comportamento. Proprio questi eunuchi che conservavano caratteristiche maschili erano spesso considerati più preziosi e desiderabili per ricoprire ruoli di fiducia nelle corti.
La procedura comportava comunque rischi elevati, come infezioni, emorragie e, in alcuni casi, persino la morte. Nonostante ciò, molti uomini sceglievano volontariamente di sottoporsi a questa pratica, sperando di ottenere prestigio o accesso a posizioni privilegiate.
Gli incarichi degli eunuchi

All’interno delle corti e dei palazzi imperiali gli eunuchi ricoprivano ruoli di grande responsabilità, grazie alla combinazione tra fedeltà garantita e assenza di interessi dinastici. La mancanza di virilità li rendeva figure ideali per gestire questioni delicate; siccome non avevano la possibilità di fare figli, non potevano creare linee di potere alternative o minacciare la successione, diventando così consiglieri affidabili, custodi dei segreti e guardiani delle donne nobili.
In Cina, ad esempio, gli eunuchi potevano amministrare le finanze imperiali, comandare corpi di guardia o persino assumere ruoli militari. Nel Medio Oriente e nel mondo bizantino, spesso fungevano da emissari diplomatici e custodi della famiglia reale. Inoltre, in alcuni casi, la loro influenza politica poteva essere paragonabile a quella dei sovrani stessi.
In conclusione, per queste società antiche la privazione della virilità non significava semplicemente incapacità di procreare, ma rappresentava soprattutto assenza di interessi dinastici e di ambizioni personali che potessero minacciare il potere dei sovrani. Quindi, gli eunuchi, pur partendo da uno svantaggio biologico e sociale, potevano acquisire prestigio e fiducia, diventando strumenti indispensabili per il funzionamento delle corti imperiali.
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