Grazia Deledda: scrittrice divisa tra verismo e decadentismo

deledda: scrittrice che si divide tra verismo e decadentismo

Grazia Deledda è una scrittrice italiana, nota per essere stata la prima donna aver ottenuto il premio Nobel per la letteratura nel 1926.
Il critico letterario Sapegno si sofferma su una lettura condivisa della Deledda, affermando che ella si divide tra due poli: verismo e decadentismo. Nella Deledda vi è un forte regionalismo: infatti, protagonista principale delle sue opere è la Sardegna, sua terra natia. In tutte le opere della Deledda c’è una particolare attenzione ai personaggi, dalla psicologia tormentata, che provano il desiderio di espiare i loro peccati e le loro colpe. Tematiche fondamentali della letteratura di Grazia Deledda saranno proprio quelle di colpa/castigo.

Ma la Deledda è veramente verista?

La vita della Deledda fu piuttosto tormentata, con un matrimonio seguito poi dal divorzio e col trasferimento a Roma (che sarà per lei motivo di dolore). Trascorse tutta la sua adolescenza in Sardegna con quella che era una famiglia piuttosto moderna per l’epoca, e che le consentì di proseguire gli studi  fino alla 4° elementare. Questi saranno irregolari; tutto ciò che leggerà e imparerà in futuro sarà dato dalla sua curiosità. Fu una scrittrice molto contestata (all’epoca una donna in grado di leggere e scrivere non era ben accettata).

La partecipazione di Grazia Deledda era solo dedita alla vita provinciale (la vita che le appartiene), con una serie di riflessioni anche in base alla sua impostazione cattolica.  La sua  “partecipazione” al verismo le fece ottenere l’approvazione di alcuni critici, tra cui Capuana. Più che seguire dei percorsi (anche estetici) ben programmati, ella si limita a fare ciò che meglio le riesce, ossia seguire con spontaneità il filone verista, con la sola aggiunta di una marcata indagine psicologica, e con venature di moralismo date dalla sua fede cattolica.

La Deledda, avendo una formazione da autodidatta, non riuscì mai a comprendere la storia che le era contemporanea, ma tentò di compensare una mancanza leggendo tutto ciò che le capitasse a tiro: romanzi d’appendice, opere di De Amicis e di autori russi. La Deledda rielaborò secondo la propria sensibilità queste letture, applicando le riflessioni che ne scaturirono al contesto in cui vive: non si può parlare di una vera consapevolezza critica, ma di puro istinto intellettuale.
I romanzi di Grazia Deledda ebbero un successo incredibile, cosa che la portò ad ottenne il Nobel nel 1926 (che invece Matilde Serao non riuscì ad ottenere a causa delle sue critiche verso il regime fascista).

Tra le opere maggiori di Grazia Deledda ricordiamo “Cosima”, romanzo autobiografico in cui si può comprendere la vita e il percorso intellettuale della scrittrice. Nell’opera, la scrittrice narra dell’infanzia trascorsa a Nuoro, della situazione familiare e del desiderio di libertà che si concretizzerà col matrimonio e il suo approdo a Roma. Anche qui si troverà in una condizione di isolamento familiare, ma vivrà dedita alla letteratura, scandagliando le già citate tematiche di colpa/castigo.

Immagine: Wikipedia

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