«Jeju è famosa per tre cose: rocce, vento e donne» dichiara una Haenyeo, aggiungendo «le Haenyeo sono guardiane del mare e noi lo abbiamo protetto per oltre 100 anni».
Questo termine coreano Haenyeo (해녀) vuol dire “donna del mare” e si riferisce alle pescatrici di Jeju che hanno dedicato la loro vita ad un tipo di pesca artigianale molto difficile e faticoso. Queste donne imparano ad immergersi sin dalla giovane età per imparare a pescare molluschi, alghe e frutti di mare, e nonostante la sempre inferiore presenza di haenyeo, risultano avere una tradizione antichissima.
La tradizione delle Haenyeo
La tradizione delle sirene di Jeju ha radici molto profonde, che arrivano addirittura al V secolo d.C.; tuttavia, la diffusione del mestiere avvenne nel XVIII secolo, quando molti uomini si recarono in guerra a seguito dell’invasione Giapponese. Le donne, lasciate sole a provvedere per la famiglia attendendo gli uomini che probabilmente non avrebbero fatto ritorno, affrontarono con determinazione questa difficile professione. Da allora, numerose generazioni hanno proseguito il cammino tracciato da queste intrepide donne del mare. Non è ancora ben chiaro come mai questa tradizione sia sempre rimasta solo ad appannaggio delle donne. Da un punto di vista scientifico, la questione sembrerebbe spiegata dal fatto che le donne presentano del grasso corporeo che renderebbe i loro corpi più adatti alla gestione dello stress delle immersioni. Inoltre, da un punto di vista delle credenze popolari, sembrerebbe che per molto tempo si è pensato che far salire una donna su una nave sarebbe stato un cattivo presagio, un segno di malaugurio; per cui, probabilmente, le donne di Jeju si sarebbero dedicate alla pesca subacquea (senza l’ausilio di particolari attrezzature), mentre gli uomini alla pesca.
L’addestramento delle Haenyeo: le sirene di Jeju
Le haenyeo conoscono molto bene le correnti, i fondali e le stagioni del mare; il loro legame con la natura è profondo e rispettano rigide regole ecologiche per garantire la sostenibilità delle risorse marine (ad esempio, evitando di pescare creature marine troppo giovani o in riproduzione). Per imparare tutto questo, è necessario un addestramento lungo e faticoso, che inizia prima dei 10 anni, dal momento che si tratta di un mestiere difficile da imparare da adulti. La fase di apprendista (Hagun) può durare anche molti anni e, una volta raggiunto un buon livello ed essere in grado di pescare anche in solitaria, si raggiunge il livello di Haenyeo intermedio (Junggun). Le donne che riescono a stare in apnea più tempo e a procurarsi più pescato grazie alla loro esperienza hanno il titolo di Haenyeo esperte (Sanggun). Le vere e proprie maestre e professioniste della pesca subacquea hanno invece il titolo di Dae Sanggun.
Patrimonio dell’UNESCO
A partire dal 2016, le Haenyeo sono considerate Patrimonio Culturale Immateriale dell’Umanità, riconoscendone il valore unico e la necessità di proteggere loro e la tradizione a loro legata. In particolare, questo riconoscimento ha voluto sottolineare l’importanza delle Haenyeo come esempio di armonia tra uomo (in questo caso, donna) e natura e il loro ruolo centrale in una società di stampo tradizionalmente patriarcale. Questo riconoscimento ha richiamato una nuova attenzione alla loro figura, rendendole protagoniste di diversi documentari che testimoniano la loro tradizione, come The Last of the Sea Women (disponibile su Apple TV+). Nonostante il numero di Haenyeo stia calando significativamente nel corso degli anni, e le giovani donne non sembrerebbero essere interessate a questo lavoro, loro continuano ad esistere e, seppur ultrasessantenni, continuano a proteggere i loro mari, le loro creature marine e le loro tradizioni, proprio come delle sirene di Jeju.
Fonte immagine: Haenyeo Museum (2012)