Il termine cow-boy significa letteralmente “ragazzo delle vacche” (da cow e boy), ovvero mandriano. Una definizione umile che sembra togliere l’alone di avventura che da sempre ammanta questa figura iconica del West americano del XIX secolo. In realtà, la vita del cowboy era un’epopea quotidiana di fatica, coraggio e resilienza. Preposti alla conduzione e protezione del bestiame, i cowboy erano l’ossatura dei grandi ranch, un piccolo esercito al servizio dei proprietari terrieri che affrontava pericoli naturali e umani per uno stipendio spesso misero.
Indice dei contenuti
- Cowboy: il mito di Hollywood contro la dura realtà
- La vera origine del cowboy: il “vaquero” messicano
- La vita reale del cowboy: lavoro, cibo e salario
- Le donne del West: chi erano le cowgirl?
- I cowboy italiani: la storia dei butteri della Maremma
- Dove vivere l’esperienza del cowboy e del buttero oggi
Cowboy: il mito di Hollywood contro la dura realtà
Il cinema ha reso popolare lo stile di vita dei cowboy ma ha anche generato stereotipi lontani dalla realtà. L’iconografia classica ha creato un’immagine che spesso non corrisponde ai fatti storici, a partire dall’abbigliamento: dalle foto dell’epoca si evince che usavano cappelli di vario genere, come cilindri o bombette. Inoltre, nella cultura pop i cowboy e i pistoleri sono spesso erroneamente scambiati l’uno per l’altro.
Il mito di Hollywood | La dura realtà Storica |
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Eroe solitario, spesso un pistolero infallibile e indipendente. | Un mandriano, un umile lavoratore dipendente con un salario basso. Non era un pistolero. |
Sempre con il cappello Stetson a tesa larga. | Indossava cappelli di ogni tipo, inclusi bombette, cilindri e cappelli di feltro riadattati. |
Vita avventurosa fatta di duelli e cavalcate verso il tramonto. | Mestiere massacrante, con estenuanti marce di migliaia di chilometri dormendo per terra. |
La vera origine del cowboy: il “vaquero” messicano
Tutto ciò che amiamo ascrivere alla storia del West, gli spagnoli lo avevano inventato nel Medioevo. Durante il XVI secolo portarono le loro tradizioni e i loro cavalli (antenati della razza Mustang) nel “Nuovo Mondo” attraverso la Nuova Spagna (il futuro Messico). Il cowboy discende dunque da una tradizione spagnola, che si originò dagli stati centrali del Messico, dove il tipico “vaquero” era conosciuto come “charro”.
Storicamente, le zone settentrionali del Messico includevano gran parte dei futuri Stati Uniti del sud, compreso il Texas. Nei primi anni dell’800, la corona spagnola e poi il Messico indipendente offrirono permessi di “empresario” a cittadini statunitensi che accettassero di diventare messicani. Quando nel 1836, dopo l’indipendenza del Texas, molti statunitensi si trasferirono in queste zone, rimasero colpiti dalla “cultura vaquero” e ne assorbirono parole, usanze e tecniche di gestione del bestiame.
La vita reale del cowboy: lavoro, cibo e salario
Un cowboy non si limitava a custodire il bestiame. Svolgeva ogni tipo di mansione nel ranch: riparava recinzioni, si occupava della manutenzione, domava cavalli e molto altro. Alcuni partecipavano ai rodei, che all’epoca erano più competizioni tra lavoratori che spettacoli.
- Salario: la paga era bassa, circa 25-40 dollari al mese, abbastanza per vitto, alloggio e poco altro.
- Cibo: la dieta durante le lunghe transumanze era monotona, gestita da un cuoco su un carro detto “chuckwagon”. Consisteva principalmente in fagioli, gallette, carne di manzo essiccata e caffè.
- Equipaggiamento: oltre a un cavallo affidabile, l’equipaggiamento includeva una sella robusta, lazo, stivali alti per proteggere le gambe e una bandana per ripararsi dalla polvere. Le armi servivano principalmente per la difesa dai predatori, non per i duelli.
Le donne del west: chi erano le cowgirl?
La figura della donna del West era complessa e la sua vita ancora più dura di quella degli uomini. La frontiera attirò legioni di cowgirl anticonformiste, avventuriere e pioniere.
- Mogli e madri: relegate alla cura della famiglia da un maschilismo imperante, ma fondamentali per la sopravvivenza. Lavoravano duramente, cucinavano, cucivano, ma sapevano anche procurare cibo, cavalcare e difendere la casa.
- Donne dello spettacolo e fuorilegge: figure come Martha ‘Calamity’ Jane Cannary sono entrate nel mito. Nata nel 1852, la sua vita fu un insieme di verità e leggenda: cacciatrice, mandriana, forse ballerina e prostituta, la sua fama è legata più al mito che alle reali imprese.
- Le “donnine allegre” del saloon: cantanti, ballerine o prostitute, le loro carriere erano spesso brevi e malpagate, vite che finivano frequentemente nella malattia e nell’alcolismo.
- Le ragazze dei ‘Wild West Show’ e del Rodeo: le donne erano un’attrazione principale negli spettacoli western, famose per le acrobazie a cavallo. Successivamente entrarono nei rodei, dove oggi in discipline come il ‘team penning’ gareggiano insieme agli uomini.
I cowboy italiani: la storia dei butteri della Maremma
Il buttero italiano, a cavallo nelle campagne della Maremma tra Lazio e Toscana, è l’equivalente del cowboy, ma con radici ancora più antiche. Questa figura tradizionale, sebbene oggi più simbolica, mantiene vive le antiche usanze della gestione del bestiame brado.
La loro abilità divenne leggendaria nel 1890. Il famoso Buffalo Bill portò in Italia il suo “Wild West Show”. Durante una tappa a Cisterna di Latina, i suoi cowboy furono sfidati a domare i puledri locali. Dopo il loro fallimento, fu il buttero Augusto Imperiali a riuscire nell’impresa, dimostrando la maestria dei mandriani italiani.
Dove vivere l’esperienza del cowboy e del buttero oggi
Negli Stati Uniti
Per rivivere l’atmosfera del West, è possibile soggiornare in un “Guest Ranch” o “Dude Ranch”. Questi ranch offrono ai turisti la possibilità di partecipare a vere attività da cowboy, come cavalcate e gestione del bestiame. L’organizzazione Dude Ranchers’ Association è un punto di riferimento autorevole per trovare ranch certificati.
In Italia: la Maremma dei butteri
Oggi i butteri sono meno numerosi, ma associazioni e agriturismi mantengono viva la tradizione. È possibile vederli all’opera e partecipare a escursioni a cavallo. L’abbigliamento tradizionale include cosciali, pantaloni in fustagno, giacca di velluto e il caratteristico cappello nero.
Consiglio pratico: uno dei luoghi migliori per un’esperienza autentica è la Tenuta di Alberese, all’interno del Parco Regionale della Maremma.
- Indirizzo: Via del Bersagliere, 7/9, 58100 Alberese GR
- Telefono: 0564 407102

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